A Palermo sospesa l’ordinanza che regolamenta le fasce orario per l’accensione delle slot
Fasce orarie e distanziometri sì o no? Diversi Tribunali Amministrativi d’Italia si sono pronunciati negli ultimi giorni su alcune misure che regolamentano nelle Regioni il gioco pubblico e se c’è chi ha formulato una sentenza a favore degli imprenditori del settore, c’è anche chi ha confermato chiusure o provvedimenti.
Il Tar della Sicilia proprio ieri ha emesso diverse ordinanze per sospendere le fasce orarie adottate dal comune di Palermo. Il giudice ha affermato per la prima volta che in questa fase di ripartenza dopo il lungo lockdown, nel quale il settore del gioco è comunque tenuto delle linee guida per le misure di contenimento del contagio, l’interesse privato a proseguire un’attività economica prevale su quello pubblico alla tutela della salute.
Dall’altra parte dell’Italia, in Emilia Romagna, il Tar ha sospeso il provvedimento con cui il Comune di Cattolica voleva chiudere una sala scommesse.
Diversa invece la posizione della sezione di Parma sempre del Tar Emilia che ha invece confermato la chiusura di due sale di Reggio Emilia. Il Tar ha respinto la richiesta degli operatori delle sale di avere un decreto d’urgenza ed ha rinviato la questione al 15 luglio, quando si potrà seguire il normale iter e discutere la chiusura in pieno contraddittorio con il Comune.
Del distanziometro se ne è invece occupato il Tar Puglia. Un centro scommesse della provincia di Taranto, aperto nei pressi di una scuola che ha due ingressi, rispetta la distanza prevista dal primo degli ingressi, ma non dal secondo. Quando il titolare aveva chiesto la licenza per aprire la sala, il secondo ingresso era chiuso, inagibile e quindi la Questura aveva misurato il percorso dal primo e rilasciato la licenza. Poi però, a distanza di qualche mese, torna sui propri passi e annulla in autotutela il provvedimento. Il Tar ha quindi dato ragione all’esercente, spiegando che bisogna fare riferimento alla situazione originaria, in quel momento la distanza c’era e questo basta.
Il Tar Lombardia dà invece ragione al comune di Venegono Inferiore, in provincia di Varese che ha imposto alle sale giochi un distanziometro di 500 metri dai luoghi sensibili. Il Comune aveva vietato l’apertura di una sala che si trovava nei pressi di una scuola di ballo e di uno spazio bimbi aperto all’interno di un centro commerciale ed il Tar gli ha dato ragione. Qualche giorno fa però il Consiglio di Stato aveva contestato alla Questura di Pistoia che voleva chiudere una sala da gioco troppo vicina a un asilo che “ben difficilmente i minori potrebbero allontanarsi per recarsi nell’esercizio”.