Categorie
Normativa

Slot, Vlt, Comma 7: spesa in calo anche dopo la Pandemia

Tutti i dati divisi per regione, ma anche i numeri ‘giusti’ sulla ludopatia, famiglie e minori

Oltre ad essere uno strumento inefficace nella lotta alla ludopatia, il distanziometro ha costretto numerose attività a chiudere

I numeri emersi per il gioco fisico nell’ultimo Libro Blu pubblicato dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli possono essere fuorvianti poiché descrivono un settore in netta ripresa rispetto agli anni passati. Ovviamente ciò è vero perché i numeri del 2022 sono nettamente migliori di quelli del 2021 e 2020, ma la ragione è piuttosto semplice: in quei 2 anni le attività sono state costrette a chiudere per svariati mesi a causa dei lockdown imposti per combattere la diffusione del Covid-19.

Dunque, il reale confronto deve essere fatto con il 2019, ultimo anno a non avere dati influenzati da chiusure delle attività, piuttosto che con il 2020 e 2021 se non si vogliono ottenere risultati inevitabilmente distorti. Prendendo come metro di paragone il 2019 il panorama cambia di molto: la spesa totale per Awp, Vlt e Comma 7 era di 10,3 miliardi di euro, mentre nel 2022 ammontava a 8,6 miliardi di euro (-16,5%). Anche prendendo il 2018 come riferimento, si nota come la spesa si attesti sempre sui 10,3 miliardi di euro, quindi nel 2019 il dato si era consolidato su quella cifra, salvo poi crollare nei successivi due anni a causa del Covid e nel 2022 confermare un trend in discesa.

Ovviamente, anche la spesa per regione ne risente: la Lombardia è sempre al primo posto, ma mentre nel 2019 aveva superato il muro dei 2 miliardi di euro (2,193 per la precisione), nel 2022 si è attestata a 1,8 miliardi di euro. Ancora più evidente, in proporzione, la contrazione nel Lazio dove si è passati dai 991 milioni di euro del 2019 ai 773 milioni di euro del 2022. Stesso trend anche per il Veneto: da 999 milioni di euro a 800. Il calo è presente anche nel dato della raccolta: nel 2019 era pari a 46,6 miliardi di euro, mentre nel 2022 è a 33,8 miliardi di euro.

Facendo quindi un confronto tra gli ultimi due anni (di cui si hanno dati certi) in cui gli operatori di gioco fisico hanno potuto lavorare senza interruzioni si nota che c’è ancora un’ampia differenza con i numeri che venivano registrati pre-pandemia a quelli fatti segnare ultimamente. Parlare quindi di un settore del gioco fisico in netta ripresa, visti i dati, non è appropriato. Inoltre, il distanziometro oltre ad essere uno strumento inefficace nella lotta alla ludopatia, ha costretto numerose attività a chiudere per via della vicinanza a luoghi sensibili o a farle delocalizzare nelle zone più sperdute della città, aprendo al rischio che si creino delle zone ‘ghetto’ del gioco.

I numeri “giusti” sulla ludopatia

Una ricerca, presentata nel 2023 dall’OISED, primo Centro Studi e think thank interamente dedicato allo sviluppo di analisi a supporto della governance e la sostenibilità del settore per la cura delle dipendenze, ha evidenziato che l’allarme ludopatia è di fatto una esagerazione mediatica smentita dai dati di fatto.

“Dalle elaborazioni condotte, risulta una stima (2021) di circa 250.000 utenti affetti da dipendenza presi in carico: l’85,8% di questi lo sono dai servizi pubblici ed il 14,2% dai servizi del privato sociale. Per il 65,9% si tratta di utenti tossicodipendenti (“puri” o con dipendenza da alcol concomitante), per il 24,6% di alcolisti “puri”, per il 6,0% di utenti con dipendenza da gioco d’azzardo patologico, per il 3,0% da tabagismo e per l’1,3% da altre dipendenze, quali internet, social, sex addiction etc”.

Da questi dati sarebbero quindi circa 15.000 le persone in cura per problemi di ludopatia. Visto che secondo una ricerca dell’Istituto Superiore di Sanità i giocatori in Italia sono circa 18,5 milioni, le persone in cura per il problema della ludopatia sono lo 0,08% del totale. Supponendo che ci siano anche diversi giocatori compulsivi che non denunciano la propria situazione, è difficile immaginare che questo dato possa superare l’1%.

Quest’ultima ricerca conferma quanto affermano da anni gli enti di ricerca più importanti d’Italia, tra cui l’Istituto di Sanità Superiore. Il gioco patologico è certamente un fenomeno da tenere sotto controllo, da seguire con attenzione ed interventi mirati, ma tutte le analisi svolte su questo campo concordano sul fatto che in Italia non sia diffuso come altre dipendenze e che anzi gli interventi degli ultimi anni, come il distanziometro o il divieto di pubblicità, siano inutili ed inefficaci per risolvere il problema. Anzi incrociando i dati dell’Istituto Superiore di Sanità – che già nel 2018 aveva pubblicato una prima indagine nazionale – con cui è stato dimostrato che il GAP è solo all’ottavo posto tra le dipendenze (viene dopo fumo, alcool, social network, droga, smartphone, shopping compulsivo, sesso).

L’Eurispes, presentando la ricerca “Gioco pubblico e dipendenze nel Lazio” nel 2018, realizzata dall’Osservatorio su Giochi, Legalità e Patologie, ha sottolineato che i giocatori effettivamente assistiti dai Dipartimenti delle Dipendenze Patologiche delle Asl – e quindi con una diagnosi di disturbo del gioco d’azzardo – siano 13.000. L’Eurispes si è quindi concentrato sulla situazione del Lazio e ha rilevato che i Ser.D. della Regione nel 2018 hanno preso in carico 16.822 persone. Di queste, 13.060 per dipendenza da droghe, 2.887 da alcol, 691 soggetti con Disturbo da Gioco d’Azzardo, 184 hanno altre dipendenze patologiche. Dunque, per ogni paziente con DGA preso in carico, ve ne sono 4,18 per alcol, 18,9 per droghe.

Come incide il gioco sulle famiglie

Risultati in qualche modo confermati dall’Istat, secondo cui giochi, lotterie e scommesse sono solo al 205° posto nella spesa delle famiglie. La spesa – secondo quanto emerge dall’indagine sui consumi delle famiglie italiane – è di 3,90 euro al mese, dato oltretutto in calo dell’8,9% rispetto all’anno scorso (4,28 euro) e addirittura del 30% circa rispetto a 5 anni fa (5,54 euro). Tabacchi e alcolici detengono posizioni decisamente più elevate, sono rispettivamente al 77° e al 78° posto, con 23,67 e 22,90 spesi ogni mese.

Violazioni per gioco minorile diminuite del 50%

“Il numero di esercizi controllati nel 2022 per il settore Giochi è pari a 22.576. L’indice di presidio del territorio è pari al 22,18 per cento e può essere definito come il rapporto tra il numero di esercizi controllati (per tutti gli ambiti del gioco) e il numero degli esercizi censiti sui sistemi ADM”. E’ quanto sottolineato nel Libro Blu pubblicato recentemente dall’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Riguardo all’attività di contrasto sul divieto di gioco ai minori per il triennio 2020-2022, “si registra un calo sia del numero sia dell’importo delle sanzioni irrogate, nonché del numero di esercizi sospesi, dovuto probabilmente ad una maggiore consapevolezza e informazione relativa al divieto di partecipazione ai giochi pubblici con vincita in denaro dei minori di 18 anni e al presidio sul territorio operato dal personale dell’Agenzia”. Infatti, in tutto il 2022 sono solamente 24 le violazioni in tal senso e solo 10 esercizi sono stati sospesi per aver contravvenuto all’obbligo di non far giocare i minorenni.

Il calo, rispetto al 2019, anno pre-pandemia, sembra piuttosto evidente. In questo anno sono stati 34.920 gli esercizi controllati e le violazioni per gioco minorile erano 48, esattamente il doppio di quelle registrate nel 2022. Questo è un ulteriore segno della presa di coscienza del settore su questo tema e del forte contrasto a questo fenomeno fatto in primis dai gestori delle sale. 

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato.