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Intervista a Giuliano Frosini (Senior Vice Pres. Lottomatica): dal riordino del settore del gioco pubblico alla riapertura delle sale

Analisi a 360 gradi di Giuliano Frosini (Lottomatica) del settore del gioco

E’ arrivato il momento di pensare in tempi brevi ad un percorso che porti alla riapertura del settore

Le problematiche legate al riordino del settore del gioco pubblico, la possibilità di far ripartire le attività di gioco convivendo con l’emergenza sanitaria, la protesta delle lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale in corso a Roma,  sono solo alcuni dei temi trattati da Giuliano Frosini (Senior Vice President di Lottomatica) nell’intervista rilasciata al direttore di Agimeg Fabio Felici.  Un’analisi attenta e dettagliata sullo stato dell’arte ed il futuro del settore del gioco pubblico in Italia.

L’Italia ha un nuovo Governo. Ferme restando le priorità sulla salute pubblica, l’economia e il mondo del lavoro, cosa si aspetta o si augura dal punto di vista della politica sui giochi?

“La priorità assoluta è ovviamente la salute delle persone; penso alla campagna vaccinale e alle cure veloci per raggiungere quanto prima la certezza che un numero sempre minore di persone possa ammalarsi. Da un punto di vista “regolamentare” invece il settore dei giochi pubblici è a pieno titolo tra le questioni da affrontare (e riformare) al più presto. Questo comparto attende una riforma complessiva ormai da troppo tempo.  Mi aspetto che anche grazie agli stimoli che arriveranno dal nuovo Governo, il Gioco legale in Italia smetta una volta per tutte di essere un facile pretesto per inutili attacchi demagogici e torni ad essere considerato come una parte importante della filiera produttiva del nostro Paese”.

Da anni si tratta il tema del riordino del settore del gioco. Ad oggi non c’è stata alcuna riforma di questo tipo. Non pensa sia giunto il momento di coinvolgere anche gli Enti locali in questa riforma e risolvere in questo modo le tante problematiche locali che oggi ci sono?

“Oggi ci troviamo di fronte al fallimento di iniziative tattiche o di “tamponamento” e credo dunque sia arrivato il momento di occuparsene seriamente. Non si tratta di partire da zero: sono sul tavolo già alcuni spunti, tra i quali la compartecipazione al gettito degli Enti locali. Si potrebbe prevedere, ad esempio, che una porzione del trasferimento diretto delle imposte venga conferito alle Regioni in accordo con queste ultime.

Ma la vera questione per affrontare il tema in maniera organica è il riordino del modello distributivo e il connesso ridimensionamento dell’offerta. Penso che sia arrivato il momento di poter ripensare le concessioni, rendendole da concessioni per prodotto a concessioni per luogo fisico, in modo tale da poter liberare non solo gli operatori industriali, ma anche le istituzioni da un insieme frammentario di offerta di gioco pubblico, che, sul territorio, si traduce in una eccessiva capillarità.

Bisognerebbe quindi ragionare, lasciando inalterata la sola distribuzione generalista, sulla possibilità di individuare un numero definito di luoghi fisici dove possano essere offerte liberamente slot, scommesse e bingo. Queste sale sarebbero contingentate per territorio ed ogni Regione potrebbe decidere liberamente di consentirne l’apertura di un numero definito. Quando una Regione decidesse il proprio numero di sale, qualsiasi altra offerta di gioco sarebbe bandita. Un’organizzazione simile darebbe vita ad un modello sostenibile, con una riduzione significativa dell’offerta, e agevolerebbe una serie di benefici collaterali.

Penso alla infinita discussione sull’utilizzo della tessera sanitaria frutto di un approccio demagogico al problema. L’introduzione dell’obbligo della tessera venne infatti implementata senza tenere minimamente conto del contesto tecnologico, e sociale. La declinazione di questo provvedimento ha determinato una situazione paradossale per la quale l’accesso e l’attivazione delle macchine da intrattenimento è previsto solo per le VLT, macchine super sicure, ubicate esclusivamente in sale dedicate e non raggiungibili dai minori.

Una revisione generale del modello distributivo, costruita sulla centralità dei punti fisici risolverebbe anche questo problema: una volta accertata a monte l’età del giocatore, infatti, le persone potranno essere libere di fruire dell’intera offerta legale di Gioco in totale sicurezza e senza ulteriori vincoli.

Non pensa sia giunto il momento di poter pensare alla riapertura delle sale giochi, come altre attività assimilabili, imparando a convivere con l’emergenza sanitaria? Il rischio è che se si aspetta che il virus non ci sia più, probabilmente non ci saranno più nemmeno le sale gioco

Assolutamente sì. Dò per scontata la cosa più ovvia: devono essere adottati tutti i protocolli sanitari previsti, anche in forma rafforzata. Ma è arrivato il momento di pensare in tempi brevi ad un percorso che porti alla riapertura. E contestualmente ad una strada per salvare un settore che, se non avrà risposte o prospettive, da qui a poco tempo, rischierà di sparire. Con la prima, immediata, conseguenza che la raccolta emersa se ne tornerebbe immediatamente nell’alveo dell’illegalità.

Da un mese le lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale sono in presidio e manifestano a Piazza Montecitorio. Un momento difficile per essere ascoltate ma hanno avuto un riscontro mediatico molto importante. Come giudica questo tipo di protesta?

Le donne tendono a fare spesso le cose meglio degli uomini. Solidarizzo con loro e le incito a portare avanti una protesta molto civile; ho notato diversi politici, di diversi schieramenti, per la prima volta fermarsi con loro a parlare di gioco. Credo che il coraggio di queste lavoratrici vada incoraggiato e spero che anche per loro si possano prendere delle decisioni il prima possibile.

A che punto è l’operazione di trasferimento a Gamenet della rete di slot e scommesse?

È in uno stadio avanzato, siamo fiduciosi di poter chiudere quanto prima. Restano da definire alcune questioni, anche di natura regolatoria e tecnologica, ma direi che ci siamo.

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