Grazie alla tecnologia si possono creare ambienti di gioco sani e che rispettano le normative sul gioco responsabile
“Dare la possibilità di poter prevenire il passaggio dal gioco alla ludopatia”: è la missione di Playsafe e del suo ideatore Niccolò Caramatti, ceo di Giochiamo.ai la società che ha sviluppato questo prodotto all’avanguardia. PlaySafe è un sistema AI che permette agli operatori di gioco di proteggere i propri utenti utenti, ridurre i rischi e garantire la piena conformità alle normative sul gioco responsabile. “La nostra è una società giovane che nasce da esperienze molto diverse: gaming, data science, intelligenza artificiale, psicologia comportamentale. L’intento è sviluppare degli algoritmi predittivi sul comportamento umano” ha spiegato Caramatti in un’intervista rilasciata ad Agimeg.
Come sono legati PlaySafe e Giochiamo.ai?
“PlaySafe è il primo prodotto che Giochiamo.ai sta commercializzando e nasce dal trend recente di prevenzione del gioco poco sano. Diamo la possibilità ai concessionari, italiani e internazionali, di intercettare il passaggio dal campo ludico a quello problematico”.
Come nascono i modelli predittivi avanzati capaci di leggere i segnali nei dati comportamentali e attivare interventi intelligenti, automatizzati e regolamentati?
“Ogni operatore ha a disposizioni grandi quantità di dati sui comportamenti degli utenti. Tutte queste informazioni possono generare dei pattern, delle informazioni nascoste nei macrocomportamenti o nei microcomportamenti degli utenti. Nel nostro caso, l’intelligenza artificiale è stata addestrata specificamente sui problemi di gioco, quindi individua e seleziona questi modus operandi che magari non si scorgono subito ed esegue una previsione su quando un utente potrebbe avvicinarsi a una situazione di rischio. Questo è molto diverso dal compiere una segmentazione dei giocatori, perché se una persona manifesta dei problemi è già troppo tardi per intervenire. Invece, se si riesce a prevenire, il problema viene preso in tempo ed è la grande differenza. Ci siamo avvalsi di vari istituti universitari che ci hanno supportato nella ricerca sia sul piano tecnico che su quello psicologico. Il sistema è stato addestrato attraverso innumerevoli pubblicazioni e tutta la letteratura possibile e stiamo continuamente affinando il processo”.
In che modo?
“Per esempio, cosa succede prima del login del giocatore? E cosa succede dopo il logout? Apparentemente i dati di gioco non ci dicono cosa succede nelle fasi precedenti o successive ma siamo certi che certi comportamenti, studiati insieme a professionisti specializzati in ludopatia, possano permettere di identificare azioni “nascoste”. L’obiettivo, ed è ambizioso ma ci crediamo, è che il sistema diventi così bravo e intelligente da riuscire a descrivere un profilo dell’utente anche rispetto a quello che fa al di fuori della piattaforma di gioco. Ciò che fa PlaySafe non è solo indicare al concessionario i movimenti rischiosi dell’utente, ma tracciarne anche un profilo psicologico basato sulle scelte. È molto interessante. Più dati assumiamo, più il profilo può cambiare nel tempo e diventa maggiormente accurato. Di conseguenza, possiamo creare dei flussi automatizzati di sensibilizzazione dell’utente che possono partire da un messaggio molto morbido fino ad arrivare ad azioni anche molto più radicali, incisive”.
La tempistica in questo senso assume un’importanza fondamentale, perché se si interviene nel momento giusto non si arreca fastidio. È corretto?
“Il concessionario teme che l’intervento possa convincere il giocatore a utilizzare un’altra piattaforma, con il rischio di perderlo, ma non è così. Ad esempio, se un utente sta giocando a una slot ad alta varianza e la frequenza aumenta, il software si accorge della direzione che sta prendendo. A quel punto l’operatore può mandargli una proposta di gioco di un bonus su una slot machine a bassa varianza e quindi lo devia verso un gioco più controllato. Di certo non si dice a qualcuno che è ludopatico, la reazione potrebbe essere giustamente dura. Gli interventi possono essere automatizzati, semi-automatizzati o anche manuali, è una scelta del concessionario”.
Poter contare su un prodotto come PlaySafe può contribuire alla difesa del sistema gioco italiano dai frequenti attacchi mediatici e interventi politici che ne minano la tenuta?
“Io sperò di sì perché c’è tanta cattiva informazione e i dati spesso sono strumentalizzati. Servirebbe a far capire al regolatore che da parte degli operatori c’è la volontà ad avere un ambiente sano. Sappiamo che il numero di giocatori a rischio è una piccola percentuale rispetto al totale, che invece sa che il gioco è qualcosa di ludico, un hobby. Quindi bisogna far capire che tutti vogliono che la percentuale si riduca ulteriormente. Dalle nostre ricerche, inoltre, abbiamo mostrato ai concessionari come ci sia molto più valore in un giocatore ripreso in tempo da comportamenti pericolosi rispetto al giocatore che va in burnout e viene allontanato dall’operatore o si autoesclude. Quindi il concessionario preferisce un ambiente sano, dove si mantenga una spesa costante nel tempo, anche per semplificare le previsioni economiche”.
Quindi su Giochiamo.ai sono presentati dati legati al gioco?
“Sarà tutto in forma assolutamente anonima. Vogliamo aspettare ancora un po’ per poter pubblicare analisi più precise e accurate, da mettere a disposizione anche della comunità scientifica per delle pubblicazioni”.
Quali sono gli obiettivi del progetto?
“Fornire un prodotto che sia in linea con la normativa vigente e che sia soprattutto utile ai concessionari, che non se ne avvalgano solo perché sono obbligati dal bando ma perché porta un beneficio all’ecosistema. In una seconda fase l’algoritmo potrebbe essere ampliato su altre previsioni comportamentali, che vadano oltre il gioco responsabile e che magari possano diventare anche strumenti di marketing non limitati al settore del gioco”.