L’evento di Roma ha coinvolto istituzioni, politici, associazioni, forze dell’ordine ed operatori
“Riforma del gioco pubblico, un’occasione da non perdere per la tutela ed il rilancio delle piccole e medie imprese” è il tema trattato ieri a Roma nel corso di Enada Workshop 2024, evento organizzato da SAPAR e Italian Exhibition Group. Si è così discusso della riforma del gioco pubblico in Italia, con l’obiettivo di rilanciare il settore delle piccole e medie imprese e di tutelare il gioco lecito. L’evento ha coinvolto esperti e rappresentanti istituzionali.
Ad aprire il workshop è stato il padrone di casa, il Presidente di SAPAR Domenico Distante: “Grazie della vostra presenza per questo terzo evento che facciamo insieme alla Fiera di Rimini, ormai storico partner da 37 anni. Ringrazio il Ministro dell’Interno Matteo Piantedosi, il questore di Roma per aver delegato il dottor Fabrizio Cesari, dirigente della Base di Roma, il Generale Mariano La Malfa per aver mandato il Maggiore Andrea Pavia, il Generale e Direttore della DIA (Direzione Investigativa Antimafia) Michele Carbone, il Comandante di Brigata Marco Pecci per averci inviato qui, in sua rappresentanza, il Maggiore Roberto Martina. Ne approfitto per complimentarmi con l’Arma dei Carabinieri per la nomina del nuovo Comandante Salvatore Luongo, il Direttore dell’Agenzia delle dogane e dei monopoli Roberto Alesse, i parlamentari presenti che prenderanno la parola”.
“Le restrizioni che si applicano al gioco sono diventate ormai una battaglia di principi. Dobbiamo arrivare ad un punto di incontro? Ma parlare ancora di luoghi sensibili, distanze e limiti orari è un capriccio, pura ipocrisia. Chi ne paga le conseguenze sono le piccole e medie imprese, i gestori, gli esercenti e i nostri dipendenti. – ha concluso Distante – Dopo 20 anni parliamo ancora di etica, un esempio il fatto delle banche e della chiusura dei conti esclusivamente al settore del gioco”.
Presente all’evento anche Maria De Angelis, viceprefetto, che ha sottolineato di aver preso parte al workshop “in rappresentanza del Ministero dell’Interno. Tale Ministero è uno degli attori, insieme al Ministero dell’Economia e delle Finanze, di questo scenario. Non potevamo mancare. Siamo interessati a capire cosa si agita in questo mondo. Partecipiamo ai tavoli che ci sono stati nel tempo, ai processi di riforma del gioco pubblico lecito. Abbiamo preso parte anche al tavolo tecnico che in questi mesi si sta riunendo insieme alle Regioni. Siamo qui per ascoltare e monitorare le istanze che provengono dal comparto”.
Andrea Ramberti, group exhibition manager di IEG,ha dichiarato: “Da 37 anni insieme a Sapar organizziamo Enada Rimini, unica fiera di riferimento per il sud Europa per il settore del gioco. Il nostro settore di riferimento non è quello del gioco, il nostro comparto è infatti quello dell’organizzazione fieristica, ma organizzando Enada da diversi anni ci sentiamo parte coinvolta. La nostra azienda è il primo player italiano per organizzazione fieristica. Nel 2025 Enada anticiperà le date: dal 17 al 19 febbraio”.
Presente in uno dei tanti panel dell’evento, anche Elisabetta Poso, dirigente dell’Ufficio Apparecchi da intrattenimento dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: “in termini di sostenibilità della nuova distribuzione sul territorio si sta da tempo discutendo nell’ambito del tavolo tecnico di supporto alla Conferenza Unificata. Solo nel momento in cui si raggiungerà un accordo in questa sede sarà possibile attuare la Legge delega fiscale e dopo poter partire con le gare che dovranno riuscire a far mettere a terra tutta la nuova serie di concessione delle varie tipologie di gioco”.
“Si sta cercando di trovare un equilibrio tra le varie istanze pubbliche che vengono rappresentate. Noi avevamo elaborato una proposta che teneva in considerazione un ridimensionamento generale dell’offerta, accompagnata da altre misure di tipo più qualitativo che miravano a creare una barriera giuridica, più che fisica, all’accesso da parte delle categorie più fragili, come ad esempio una maggiore qualificazione delle sale con una certificazione per quelle che avessero predisposto misure più stringenti di tutela per il divieto di gioco ai minori e di protezione delle categorie più fragili”, ha aggiunto.
“La trattativa sta andando avanti. Ogni parte sta presentando le sue proposte. L’Agenzia come organo tecnico sta facendo una serie di valutazioni anche di tipo erariale sulle conseguenze che porterebbero le proposte. Sullo sfondo c’è sicuramente il tema dell’individuazione dei luoghi sensibili, in maniera uniforme. Perchè questo è l’obiettivo. Noi siamo fermi sulla nostra proposta dal punto di vista tecnico, perchè solo scuole superiori e strutture di cura delle dipendenze ci garantiscono una localizzazione certa, una logica forte e una protezione nei confronti dei minori. Molti degli altri luoghi sensibili proposti sono indeterminati nella loro ubicazione, quindi determinerebbero grande incertezza. Per tutto il resto si dovrà fare i conti con una valutazione di tipo economico-erariale. Anche qui c’è necessità di un distribuzione omogenea e capillare su tutto il territorio. Nessuno ha intenzione di restringere drasticamente il settore del gioco fisico”, ha detto.
“Ho assistito negli anni ha una progressiva sensibilizzazione da parte del settore degli apparecchi nei confronti della tutela dei minori e del contrasto al gioco problematico, in parte dovuta anche alla legislazione che cambia e si evolve. C’è una maggiore sensibilità riguardo ai temi delle patologie e del rischio del gioco patologico. Si può fare ancora moltissimo, anche avvalendosi della tecnologia o delle varie soluzioni che si possono mettere a terra per aumentare la protezione verso le situazioni di fragilità o compulsività nei confronti del gioco. Sia dal lato della domanda, facendo crescere la consapevolezza anche nelle giovani generazioni del corretto approccio al gioco, ma anche dal lato dell’offerta, perchè possono esserci molte misure volte a una maggiore protezione dei fenomeni di degenerazione del gioco. Ad esempio l’autoesclusione dal gioco che ad oggi avviene per il gioco online e che si può estendere anche al gioco fisico”.
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Massimiliano Pucci, presidente As.tro (associazione degli operatori del gioco lecito), ha dichiarato: “Oggi il gioco è solo un segmento fiscale dello Stato, questo va detto ai cittadini. Tutto il resto è solo una battaglia politica in cui il settore non c’entra nulla. In tutta questa discussione sul gioco non ho mai sentito parlare dei ragazzi. Non darei troppo peso alla politica, che sceglierà in base alle convenienze. Dobbiamo preoccuparci soprattutto di chi non ha difese: i minori. Il riordino? Se ci cancella altre mille aziende non è buono. Siamo un segmento fiscale dello Stato, se non diventiamo un segmento merceologico non ne usciremo mai”.
Poi Emmanuele Cangianelli, presidente di EGP-Fipe:
“È difficile giungere a soluzioni stabili. Su argomenti di tale importanza è essenziale affidare il lavoro agli esperti, altrimenti si corre il rischio che alcuni tecnici finiscano per esprimere opinioni su scelte di natura politica. Così non si arriva mai a una conclusione”.
“Mi auguro che ci sia un approccio basato su analisi concreta, a tutela dei consumatori e delle finanze pubbliche. Non si può procedere con interventi frammentati, come sta accadendo con i punti di ricarica per il gioco online: serve una maggiore analisi scientifica e un confronto di opinioni ben strutturate”.
“Quest’anno potrebbe essere il primo in cui il gettito complessivo del settore giochi segna una flessione, escluso l’effetto della pandemia; è un segnale che anche la politica deve prendere in considerazione”.
Geronimo Cardia, presidente di Acadi, ha aggiunto: “Erano dieci anni che aspettavamo un riordino. Il problema è che doveva essere complessivo e invece ne abbiamo fatto solo uno, quello dell’online. Ora c’è il tavolo tecnico a cui sono presenti solo il MEF, ADM e rappresentanze delle Regioni. Il dibattito è sul distanziometro e sulle limitazioni orarie. Se si ricerca l’equilibrio va bene, ma se invece si fanno operazioni di equilibrismo la situazione non va bene. Lo Stato sta dicendo alle Regioni che con le loro norme non può fare le gare, le sta pregando di non fare distanziometri che vietino il gioco sul 99% del territorio. Allo stesso tempo, sta cercando di far capire che mettere una limitazione sul gioco di 16 ore al giorno non serve a niente dal punto di vista sanitario. Serve un equilibrio che consideri la tutela seria del consumatore, il presidio di legalità con l’offerta pubblica e il gettito erariale. Va messa in campo un pochino di determinazione, bisogna far cadere questa insopportabile barriera di ipocrisia. Le proroghe? Sono onerose e il calcolo viene fatto sul numero degli apparecchi – tra cui anche quelli fermi in magazzino a causa delle norme regionali – con una maggiorazione del 15%, dovuta all’inflazione, del costo di concessione iniziale. E’ un paradosso, stanno chiedendo 40 milioni in più a un comparto già messo in difficoltà”.
Gennaro Parlati, presidente di Sistema Gioco Italia: “Questa del riordino è l’ultima chance che abbiamo, speriamo si trovi una soluzione. In 20 anni non siamo stati capaci di far comprendere il nostro ruolo. Quanto serviamo allo Stato rispetto alla rete che abbiamo realizzato sul territorio? Se non ci fosse il gioco legale sul territorio i nostri ragazzi non sarebbero neanche intercettati. Con le distanze stiamo rasentando il ridicolo. Manca una base scientifica, una regolamentazione completa e occorre una soluzione, poiché quest’anno andiamo incontro per la prima volta ad un dato negativo”.
Poi l’avvocato Angelo Caliendo (Eurispes): “Ci sono 27 Paesi con una legislazione diversa nel mondo de gioco, oltre al fatto che ogni Comune in Italia può decidere autonomamente. Dalle nostre analisi abbiamo appurato che il distanziometro ha una forte inefficacia e contraddittorietà. Anche i limiti orari possono comportare delle problematiche. Si deve fare di più, a partire da uno studio sociale a livello nazionale. Gli studi dimostrano che il gioco illegale acquista spazio quanto più si comprime il gioco legale. La discussione sulla riforma del settore sta avvenendo sulla base di un confuso dibattito culturale. Il comparto del gioco pubblico non può prescindere da un quadro chiaro. In merito alla riforma riteniamo sia essenziale che la discussione porti a una nuova intesa basata sull’ascolto della società civile e delle aziende di settore. Il riordino deve inoltre avvenire con la massima attenzione per garantire un sistema sicuro. Infine, bisogna evitare la marginalizzazione dell’offerta di gioco pubblico e va riconosciuto il ruolo rilevante dei punti vendita generalisti”.
Emilio Zamparelli, presidente di STS: “È un momento molto critico, in queste ore stiamo lavorando dando assistenza ai nostri soci per l’iscrizione all’Albo dei PVR. I tempi sono stati veramente stretti. Teniamo conto di una cosa, siamo ancora ai nastri di partenza per quanto riguarda i riordino dell’online. Ancora una volta viene chiesto un sacrificio di natura economica. Sarebbe stato più giusto far partire l’Albo con le gare, anche perché oggi ci sono vari problemi di natura tecnica. Ancora una volta i primi ad aprire i soldi sono gli esercenti”.
“E’ l’ennesimo danno a un settore che ancora non ha recuperato i volumi che erano pre-pandemia. La rete è sottoposta anche a complicazioni di natura burocratica. In un breve lasso di tempo bisogna iscriversi all’Albo, con le complicazioni di natura tecnica e di allineamento dei pagamenti dell’F24. Spero che questo non dia il via ad ulteriori Albi, altrimenti gli esercenti sarebbero sottoposti ad uno stress burocratico enorme nei prossimi anni. E’ sembrata strana l’istituzione di un nuovo Albo, la Legge di Bilancio del 2020 prevedeva l’Albo unico per gli operatori di gioco. Probabilmente in questo momento per aiutare gli operatori sarebbe stato più giusto pensare a quel registro unico, che avrebbe snellito le procedure e reso dal punto di visto economico più leggero l’esborso che in questo momento gli operatori devono fare”.
L’avvocato Allegrucci, componente di diverse organizzazioni di vigilanza e del CDA della società Erinne che edita ItaliaOggi ha aggiunto: “Le imprese maggiormente attente agli aspetti sociali e organizzativi sono quelle che non corso del tempo sviluppano maggiormente la ricchezza. Il rating di legalità viene emesso dall’AGCM, che verifica una serie di garanzie organizzative. Lo può richiedere il comparto di diritto privato nazionale, unici requisiti riguardano un fatturato superiore ai 2 milioni di euro, due anni di registrazione al registro delle imprese e che devono avere sede nel territorio italiano. Ecco i benefici: facilita l’accesso al credito, fornisce punteggi aggiuntivi, rafforza la possibilità della propria presenza o l’aggressione del segmento premium del proprio mercato di riferimento ed un incremento del capitale reputazionale che ha un grande valore di ordine economico”.
E’ intervenuto anche all’avvocato Valerio Vallefuoco, componente della Commissione Antiriciclaggio del Consiglio Nazionale Forense ed esperto esterno in materia di antiriciclaggio e anticorruzione: “Rispetto allo scorso anno le segnalazioni antiriclaggio sono aumentate del 30%, da 9000 a più di 12.000. I prestatori di servizio di gioco legale sono pertanto soggetti utili per questo tipo di sistema, poiché stanno implementando queste misure”.
“Ci sarà una maggiore regolamentazione per tutto il settore, ne è un chiaro esempio il sistema dei punti vendita di ricarica. Ci sarà una riduzione drastica del contante, come sta già accadendo in diversi Paesi Europei. Vedo, inoltre un’applicazione di misure molto simili a quella per gli istituti di moneta elettronica, le operazioni diventeranno sempre più tracciate – ha proseguito Vallefuoco – Quello che oggi potrebbe sembrare un problema, avere un rapporto istituti finanziari-istituti di moneta elettronica, potrebbe diventare in futuro una risorsa e garantire la supremazia del gioco legale su quello illegale”.