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Normativa SuperEnalotto

SuperEnalotto, il 2020 chiude con una raccolta di circa 1,2 miliardi

Lo scorso anno il gioco ha regalato due vincite di prima categoria

Nonostante le restrizioni causate dai due lockdown, la raccolta del Superenalotto, comprendente anche il SiVinceTutto, nel 2020 è stata pari a 1,17 miliardi di euro.

Il Superenalotto negli ultimi dodici mesi ha regalato due premi da capogiro, con il ‘6’ da 67,2 milioni di euro realizzato il 28 gennaio ad Arcola (SP) e un altro ‘6’ da 59,4 milioni, finito a Sassari lo scorso 7 luglio. Il tutto per un totale di oltre 126 milioni di euro. Nella storia del gioco, il premio più alto mai assegnato resta quello vinto a Lodi il 13 agosto 2019, pari a 209 milioni di euro. Nel concorso di domani sera, il jackpot in palio sarà di 87,2 milioni di euro, attualmente il premio più alto d’Europa. (fed)

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Totocalcio, nel 2020 incassi a 7,4 milioni di euro

I tre concorsi legati al calcio, Totogol, Il9 e Totogol, hanno perso rispetto al 2019

Totocalcio, Il9 e Totogol perdono il 36,3% degli incassi rispetto al 2019. Si è passati da 11,6 milioni a 7,4 milioni di euro in un solo anno. I tre concorsi legati al calcio hanno risentito fortemente dello stop ai campionati dovuto all’emergenza sanitaria per il covid-19.

Negli ultimi dodici mesi il Totocalcio ha ottenuto la parte più consistente delle giocate, pari a 5,32 milioni di euro e il 71,9% della raccolta totale, ‘Il9’ 1,96 milioni di euro e il 26,4%, mentre il Totogol ha totalizzato 117mila euro, 1,7% del totale. (fed)

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Giochi, il 2020 in un click

Fatti, eventi ed avvenimenti che hanno interessato il settore del gioco pubblico nel 2020

Il 2020 è stato un anno molto duro anche per il settore del gioco pubblico. Tanti gli eventi che hanno caratterizzato questo segmento nell’anno che si è appena concluso.

Ma quali sono gli avvenimenti più importanti che si sono succeduti? Ecco una raccolta dei principali, inseriti in ordine cronologico. Tutte le notizie riportate possono essere visionate nel dettaglio su Agimeg.it.

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Chiusure attività di gioco in Italia, il record spetta alla Campania

Con 2.700 sale chiuse, registra il primato in tutta la penisola

A causa dei due lockdown decisi dal Governo per fronteggiare la pandemia da Covid-19, oltre 15.000 esercizi di gioco pubblico sono stati costretti a chiudere. Da un’analisi condotta da Agimeg sul numero delle attività commerciali dedicate esclusivamente al gioco che sono rimaste chiuse, emerge che 198 sono sale bingo e 10.061 sono sale scommesse e sale giochi.

La Campania è stata la regione italiana che più ha risentito delle decisioni stringenti del Governo, con più di 2.700 sale chiuse, gran parte delle quali agenzie di scommesse (oltre 2mila). Le sale scommesse sono state gli esercizi più penalizzati anche in Lombardia, dove 1.200 sale (su 1.976 esercizi in totale) sono state costrette a rimanere chiuse in quasi sei mesi totali dei due lockdown. Anche nel Lazio sono state molte le attività chiuse: ben 1.552 tra sale bingo, sale scommesse e sale gioco.

Con oltre mille esercizi completamente chiusi troviamo Puglia-Basilicata-Molise, per un totale di 1.550 attività in totale, la Sicilia con 1.455, Veneto-Trentino Alto Adige con 1.035 attività chiuse e il Piemonte-Valle d’Aosta con “solo” 1.007. Numeri invece più bassi per Emilia Romagna, Toscana e Calabria, che hanno registrato rispettivamente 818, 792 e 603 attività di gioco chiuse. La sospensione degli esercizi nelle restanti regioni sono: l’Abruzzo 466, le Marche 344, la Liguria 274, l’Umbria 204, la Sardegna 201 e il Friuli Venezia Giulia 194 esercizi di gioco rimasti chiusi. (fed)

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La pandemia fa crollare la raccolta mondiale dei giochi del 25%

Il Coronavirus ha annullato tutte le crescite degli ultimi anni

Il coronavirus ha effetti negativi anche nel settore del gioco d’azzardo. Nel 2020 raccolta mondiale del gioco genererà 354,2 miliardi di dollari, il 25,2% in meno rispetto a quanto stimato ad inizio anno (prima che la crisi generata dalla pandemia colpisse i mercati mondiali). E’ quanto emerge da un report di H2 Gambling Capital.

La pandemia ha riportato il settore del gioco a circa dieci anni fa, quando il giro d’affari fu di 356 miliardi di dollari, distruggendo di fatto tutti i progressi economici fatti negli ultimi anni.

Ma recenti studi evidenziano come il settore possa tornare a crescere, dopo questo gravissimo e improvviso stop, già dal 2022, tornando probabilmente ad un trend pre-pandemico. In controtendenza invece l’online che nel 2020 l’online contare su una quota di mercato del 19,8%, pari a circa 70 miliardi di dollari, un balzo in avanti che si spiega con le misure di lockdown adottate dai vari governi nazionali, che hanno spostato parte del gioco dalla rete fisica all’online. (fed)

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Il Coronavirus non risparmia neanche la Lotteria Italia: -30% di biglietti venduti

L’effetto lockdown si fa sentire anche nella Lotteria più antica del nostro Paese, mai così pochi tagliandi venduti

Il coronavirus non fa sconti neanche alla Lotteria Italia. I numeri della vendita dei biglietti di questa edizione sono infatti impietosi: -30%. Insomma uno dei concorsi storici del nostro paese (la prima Lotteria ufficiale italiana si svolse nel 1933 in Libia, all’epoca sotto la dominazione italiana e venne abbinata al Gran Premio di Tripoli di automobilismo che fu vinto da Achille Varzi, alla guida di una Bugatti, che precedette sul traguardo Tazio Nuvolari su Alfa Romeo) paga la “quarantena” dovuta al Covid-19. I lockdown forzati imposti dal Governo a più riprese hanno avuto un effetto dirompente sulla Lotteria dell’Epifania. Secondo quanto apprende Agimeg, sono stati venduti appena 4,7 milioni di biglietti (per un totale di 23,5 milioni di euro), ben 2 milioni di biglietti in meno rispetto ai 6,7 milioni di tagliandi staccati nella scorsa edizione (-30%). Si tratta del dato più basso nella storia della Lotteria, che negli ultimi anni è andata via via perdendo appeal tra i giocatori. In un trend già in calo ed in corso da diversi anni – è dall’edizione 2009/10 che non si superano i 10 milioni di biglietti venduti – si sono inseriti i divieti imposti dal Governo per fronteggiare l’epidemia di coronavirus. Lo stop agli spostamenti tra Comuni e Regioni nel periodo natalizio, con autogrill e stazioni di treni semideserte (uno dei luoghi simbolo della vendita dei biglietti della Lotteria Italia), hanno acuito ulteriormente il calo delle vendite. Insomma la classica estrazioni del 6 gennaio, abbinata alla trasmissione ‘I Soliti Ignoti – Il ritorno’, non vedrà il tutto esaurito su poltrone e divani, in attesa dei biglietti vincenti, come negli anni passati.

Quanto sono lontani i tempi d’oro

I numeri della Lotteria Italia oggi continuano ad essere molto lontani dagli sfarzi degli anni ’80 e ’90, quando si viaggiava costantemente oltre i 30 milioni di tagliandi. L’anno d’oro fu il 1988-89, quando furono venduti oltre 37 milioni di biglietti. Quell’anno la Lotteria Italia era abbinata al programma televisivo ‘Fantastico 9’, condotto dal duo Montesano-Oxa e fece registrare ben 37,4 milioni di tagliandi venduti. Italiani pazzi per la Lotteria anche nel 1986 (abbinata a ‘Fantastico 7’), con 33,6 milioni di biglietti venduti seguito dal 1989 con 33 milioni (‘Fantastico 10’).

Tra i record negativi anche i premi non incassati

Di certo che gli italiani ci mettono del loro per creare situazioni particolari legate alla lotteria. Negli ultimi 20 anni, non sono infatti stati riscossi premi per oltre 27 milioni di euro. Il record (in negativo) spetta all’edizione 2008-2009, quando un giocatore di Roma non ritirò il primo premio da 5 milioni di euro, poi messo nuovamente in palio l’anno successivo. Quell’edizione va ricordata anche per il record di premi non incassati, il cui totale toccò addirittura i 7 milioni di euro.

Il Covid-19 ha colpito tutto il settore dei giochi ma non l’online

Il calo della vendita dei biglietti della Lotteria Italia in questa edizione non è tuttavia un fenomeno isolato, ma si inserisce in un contesto più ampio di perdite importanti anche in altri settori del comparto giochi. Nel 2020 l’emergenza coronavirus ha costretto le attività di gioco – sale giochi, sale scommesse e sale bingo – a 5 mesi e mezzo di chiusura. Dopo il primo lockdown di primavera – durato da inizio marzo a metà giugno – il Governo, a seguito della seconda ondata della pandemia, ha disposto da fine ottobre una nuova serrata di tutte le attività di gioco, che si protrarrà almeno sino a metà gennaio. Di fatto nell’anno in corso il gioco pubblico è stato ‘congelato’ in media per 165 giorni. Uno stop forzato che ha avuto un impatto significativo sulla raccolta del gioco pubblico nell’anno in corso. Secondo le stime dei concessionari, raccolte da Agimeg, il settore perderà infatti circa il 25% degli incassi. Nel 2020 si registrerà una raccolta stimata in 80/82 miliardi di euro, contro i 110 miliardi del 2019. La riduzione della raccolta, ripartita diversamente tra i diversi settori – quella sulla rete fisica ha subìto una ovvia battuta d’arresto, mentre il gioco online è aumentato del 40% – avrà ripercussioni anche in termini di gettito erariale, con un calo di circa 4,5/5 miliardi di euro. Lo scorso anno nelle casse dello Stato finirono 11,5 miliardi di euro, mentre nel 2020 se ne prevedono tra i 6,5 e 7 miliardi.

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Effetto Covid e crollo consumi: nel 2020 sparite oltre 300mila imprese

L’analisi di Confcommercio sulle chiusure delle attività

Nel 2020 sono sparite oltre 300mila imprese. Nel settore dell’intrattenimento chiusa una attività su tre. E’ quanto emerge dall’analisi di Confcommercio: “l’effetto combinato del Covid e del crollo dei consumi del 10,8% (pari a una perdita di circa 120 miliardi di euro rispetto al 2019) porta a stimare la chiusura definitiva di oltre 390mila imprese del commercio non alimentare e dei servizi di mercato, fenomeno non compensato dalle 85mila nuove aperture. La riduzione del tessuto produttivo nei settori considerati ammonterebbe a quasi 305mila imprese (-11,3%). Di queste, 240mila, esclusivamente a causa della pandemia”.

“L’emergenza sanitaria, con tutte le conseguenze che ne sono derivate, restrizioni e chiusure obbligatorie incluse, ha acuito drasticamente il tasso di mortalità delle imprese che, rispetto al 2019, risulta quasi raddoppiato per quelle del commercio (dal 6,6% all’11,1%) e addirittura più che triplicato per i servizi di mercato (dal 5,7% al 17,3%). Tra i settori più colpiti, nell’ambito del commercio, abbigliamento e calzature (-17,1%), ambulanti (-11,8%) e distributori di carburante (-10,1%); nei servizi di mercato le maggiori perdite di imprese si registrano, invece, per agenzie di viaggio (-21,7%), bar e ristoranti (-14,4%) e trasporti (-14,2%)”.

Confcommercio sottolinea anche i dati delle attività riguardanti “il tempo libero” e sui lavoratori autonomi: “c’è poi tutta la filiera del tempo libero che, tra attività artistiche, sportive e di intrattenimento, fa registrare complessivamente un vero e proprio crollo con la sparizione di un’impresa su tre. Alla perdita di imprese va poi aggiunta anche quella relativa ai lavoratori autonomi, ovvero quei soggetti titolari di partita Iva operanti senza alcun tipo di organizzazione societaria. Si stima la chiusura per circa 200mila professionisti tra ordinistici e non ordinistici, operanti nelle attività professionali, scientifiche e tecniche, amministrazione e servizi, attività artistiche, di intrattenimento e divertimento e altro”. (fed)

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Chiusura attività di gioco, le lavoratrici scendono in piazza

Le sale sono chiuse dal 26 ottobre scorso

“Dopo sei mesi di chiusura il settore del gioco legale, il più penalizzato e non solo per avere il primato sui tempi di chiusura, ma anche per essere l’unico ad aver subito un aumento di tassazione durante la chiusura nel primo lockdown, oggi vive nella forte incertezza di sapere quando e come potrà riaprire le attività”. E’ il grido d’allarme lanciato da Antonia Campanella, presidente dell’associazione EMI Rebus.

“Pur essendo il terzo settore erariale – ha continuato – e nonostante i protocolli rigorosi adottati nelle varie attività di gioco, per prevenire ogni fonte di contagio da Covid19, il settore è chiuso da due mesi e non c’è un solo accenno di riapertura anche parziale.

La previsione di una terza ondata da Covid potrebbe essere il colpo di grazia per le imprese, composte da circa 150mila lavoratori, dopo aver già perso quella che é considerata l’alta stagione per le attività. E’ più che necessario ed urgente quindi scendere in piazza con un presidio tutto al femminile del settore, richiamando la presenza e la partecipazione di tutte le imprenditrici, dipendenti, mamme, figlie, mogli che da questo settore traggono il proprio sostentamento, per manifestare e far vedere cosa esiste dietro quel mondo così bistrattato e disdegnato che è il settore del gioco. Un settore che per i lavoratori un gioco non é”. (fed)

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Casinò, Sanremo, Venezia e Saint Vincent uniti per la riapertura

Necessario riaprire le case da gioco, importanti realtà nel tessuto economico delle realtà locali

Le Amministrazioni comunali di Sanremo, Venezia e Saint Vincent si sono incontrate per parlare della riapertura dei tre casinò cittadini. Gli esecutivi hanno discusso sul drammatico momento che stanno vivendo le attività di gioco ed in particolare delle case da gioco, chiuse da quasi due mesi.

Nei prossimi giorni, i vertici dei tre casinò incontreranno alcuni parlamentari delle regioni interessate, Liguria, Veneto e Valle d’Aosta, e sottoporranno un documento che evidenzia l’importanza dei casinò nel tessuto economico delle diverse realtà locali coinvolte. I rappresentanti delle case da gioco chiederanno quindi ai parlamentari di sollecitare il Governo affinché le case da gioco vengano riaperte.

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L’Italia stabilisce il record europeo di giorni di chiusura per le attività di gioco

Da un indagine di Agimeg è emerso che l’Italia ha il record negativo

Per arginare la diffusione del Covid, il Governo italiano ha adottato delle misure restrittive che hanno però penalizzato il settore del gioco pubblico, con le chiusure dei negozi di gioco, sale scommesse, sale bingo e casinò, durante i due lockdown.

Da un’indagine condotta da Agimeg è emerso che l’Italia è il Paese europeo che ha maggiormente penalizzato questo settore, che in media resterà chiuso 183 giorni, 6 mesi circa. Il secondo lockdown però, che è ancora in corso e che si dovrebbe concludere il prossimo 15 gennaio, non ha una data di cessazione certa ed infatti non è detto che i negozi di gioco potranno riaprire da metà gennaio.

La Francia è il secondo paese europeo con le chiusure del settore del gioco più prolungate, dove, complessivamente e in media, il settore del gioco è stato chiuso per 160 giorni. Come per tutti i Paesi analizzati, la durata delle misure adottate variano a secondo dell’andamento della curva epidemiologica.

Anche in Olanda, per arginare la diffusione del virus, sono stati adottati tre lockdown, che hanno portato, in totale, chiusure di 158 giorni circa tra sale giochi, sale scommesse e casinò.

In Germania i lockdown sono stati due e il secondo, iniziato il 2 novembre, avrebbe dovuto terminare per le festività natalizie, ma è stato prolungato ulteriormente sino al prossimo 10 gennaio. Il gioco resterà quindi chiuso in Germania per circa 156 giorni.

Chiude la triste classifica il Regno Unito, dove sono stati attuati tre lockdown che hanno portato le chiusure al settore del gioco per “soli” 120 giorni. Confrontando il dato con quello italiano, gli inglesi durante la pandemia hanno avuto due mesi in più per poter giocare e scommettere (fed)