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Sardegna, la regione è la prima “zona bianca” d’Italia

Da ieri riapertura graduale delle attività

Il Governatore della regione Sardegna, Solinas, dopo il passaggio in “zona bianca”, la prima regione a raggiungerla in Italia, ha emanato la nuova ordinanza che prevede la riapertura serale dei ristoranti e dei bar.

Il presidente della Sardegna ha deciso di attuare una politica di riapertura graduale delle attività, continuando a monitorare l’evolversi della situazione dei contagi. Attese quindi nei prossimi giorni ordinanze specifiche sulle nuove riaperture. Per quanto riguarda le sale giochi, sale scommesse, sale bingo e corner rumors parlano di riaperture per l’8 marzo. (fed)

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Istat, per attività sportive, intrattenimento e gioco la più alta incidenza di chiusura

La pandemia ha colpito duramente alcuni settori economici

Nel report dell’Istat “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19” è emerso che le attività sportive, il settore dell’intrattenimento, le case da gioco e i servizi alberghieri e ricettivi hanno la più alta incidenza di chiusure in Italia.

Il 7,2% delle imprese ha dichiarato di essere chiuso. Si tratta dunque di circa 73mila imprese, che pesano per il 4% dell’occupazione. Il 68,4% delle imprese ha dichiarato una riduzione del fatturato nei mesi giugno-ottobre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le attività sportive, di intrattenimento e di gioco hanno fatto registrare diminuzioni superiori alla media nazionale. (fed)

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Riaperture, dopo la Crozia anche la Finlandia riapre i negozi di gioco

Scommesse, bingo e sale gioco riapriranno nel paese scandinavo

Anche la Finlandia, dove l’indice dei contagi tende a diminuire, decide di riaprire i negozi dedicati al gioco pubblico come sale scommesse e sale bingo, la scelta segue quella presa dalla Croazia la settimana scorsa.

Mentre in Italia si parla di ulteriori restrizioni nel resto d’Europa la situazione tende a sbloccarsi. E’ infatti recente la decisione di Croazia e Finlandia di riaprire i negozi dedicati al gioco pubblico come sale scommesse e sale bingo. La decisione è stata presa in vista di miglioramenti della situazione epidemiologica ma è ancora circoscritta unicamente a quelle zone dove il rischio di infezione si è abbassato di molto, come nella regione di Kainuu e della Carelia. (fed)

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Intervista a Giuliano Frosini (Senior Vice Pres. Lottomatica): dal riordino del settore del gioco pubblico alla riapertura delle sale

E’ arrivato il momento di pensare in tempi brevi ad un percorso che porti alla riapertura del settore

Le problematiche legate al riordino del settore del gioco pubblico, la possibilità di far ripartire le attività di gioco convivendo con l’emergenza sanitaria, la protesta delle lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale in corso a Roma,  sono solo alcuni dei temi trattati da Giuliano Frosini (Senior Vice President di Lottomatica) nell’intervista rilasciata al direttore di Agimeg Fabio Felici.  Un’analisi attenta e dettagliata sullo stato dell’arte ed il futuro del settore del gioco pubblico in Italia.

L’Italia ha un nuovo Governo. Ferme restando le priorità sulla salute pubblica, l’economia e il mondo del lavoro, cosa si aspetta o si augura dal punto di vista della politica sui giochi?

“La priorità assoluta è ovviamente la salute delle persone; penso alla campagna vaccinale e alle cure veloci per raggiungere quanto prima la certezza che un numero sempre minore di persone possa ammalarsi. Da un punto di vista “regolamentare” invece il settore dei giochi pubblici è a pieno titolo tra le questioni da affrontare (e riformare) al più presto. Questo comparto attende una riforma complessiva ormai da troppo tempo.  Mi aspetto che anche grazie agli stimoli che arriveranno dal nuovo Governo, il Gioco legale in Italia smetta una volta per tutte di essere un facile pretesto per inutili attacchi demagogici e torni ad essere considerato come una parte importante della filiera produttiva del nostro Paese”.

Da anni si tratta il tema del riordino del settore del gioco. Ad oggi non c’è stata alcuna riforma di questo tipo. Non pensa sia giunto il momento di coinvolgere anche gli Enti locali in questa riforma e risolvere in questo modo le tante problematiche locali che oggi ci sono?

“Oggi ci troviamo di fronte al fallimento di iniziative tattiche o di “tamponamento” e credo dunque sia arrivato il momento di occuparsene seriamente. Non si tratta di partire da zero: sono sul tavolo già alcuni spunti, tra i quali la compartecipazione al gettito degli Enti locali. Si potrebbe prevedere, ad esempio, che una porzione del trasferimento diretto delle imposte venga conferito alle Regioni in accordo con queste ultime.

Ma la vera questione per affrontare il tema in maniera organica è il riordino del modello distributivo e il connesso ridimensionamento dell’offerta. Penso che sia arrivato il momento di poter ripensare le concessioni, rendendole da concessioni per prodotto a concessioni per luogo fisico, in modo tale da poter liberare non solo gli operatori industriali, ma anche le istituzioni da un insieme frammentario di offerta di gioco pubblico, che, sul territorio, si traduce in una eccessiva capillarità.

Bisognerebbe quindi ragionare, lasciando inalterata la sola distribuzione generalista, sulla possibilità di individuare un numero definito di luoghi fisici dove possano essere offerte liberamente slot, scommesse e bingo. Queste sale sarebbero contingentate per territorio ed ogni Regione potrebbe decidere liberamente di consentirne l’apertura di un numero definito. Quando una Regione decidesse il proprio numero di sale, qualsiasi altra offerta di gioco sarebbe bandita. Un’organizzazione simile darebbe vita ad un modello sostenibile, con una riduzione significativa dell’offerta, e agevolerebbe una serie di benefici collaterali.

Penso alla infinita discussione sull’utilizzo della tessera sanitaria frutto di un approccio demagogico al problema. L’introduzione dell’obbligo della tessera venne infatti implementata senza tenere minimamente conto del contesto tecnologico, e sociale. La declinazione di questo provvedimento ha determinato una situazione paradossale per la quale l’accesso e l’attivazione delle macchine da intrattenimento è previsto solo per le VLT, macchine super sicure, ubicate esclusivamente in sale dedicate e non raggiungibili dai minori.

Una revisione generale del modello distributivo, costruita sulla centralità dei punti fisici risolverebbe anche questo problema: una volta accertata a monte l’età del giocatore, infatti, le persone potranno essere libere di fruire dell’intera offerta legale di Gioco in totale sicurezza e senza ulteriori vincoli.

Non pensa sia giunto il momento di poter pensare alla riapertura delle sale giochi, come altre attività assimilabili, imparando a convivere con l’emergenza sanitaria? Il rischio è che se si aspetta che il virus non ci sia più, probabilmente non ci saranno più nemmeno le sale gioco

Assolutamente sì. Dò per scontata la cosa più ovvia: devono essere adottati tutti i protocolli sanitari previsti, anche in forma rafforzata. Ma è arrivato il momento di pensare in tempi brevi ad un percorso che porti alla riapertura. E contestualmente ad una strada per salvare un settore che, se non avrà risposte o prospettive, da qui a poco tempo, rischierà di sparire. Con la prima, immediata, conseguenza che la raccolta emersa se ne tornerebbe immediatamente nell’alveo dell’illegalità.

Da un mese le lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale sono in presidio e manifestano a Piazza Montecitorio. Un momento difficile per essere ascoltate ma hanno avuto un riscontro mediatico molto importante. Come giudica questo tipo di protesta?

Le donne tendono a fare spesso le cose meglio degli uomini. Solidarizzo con loro e le incito a portare avanti una protesta molto civile; ho notato diversi politici, di diversi schieramenti, per la prima volta fermarsi con loro a parlare di gioco. Credo che il coraggio di queste lavoratrici vada incoraggiato e spero che anche per loro si possano prendere delle decisioni il prima possibile.

A che punto è l’operazione di trasferimento a Gamenet della rete di slot e scommesse?

È in uno stadio avanzato, siamo fiduciosi di poter chiudere quanto prima. Restano da definire alcune questioni, anche di natura regolatoria e tecnologica, ma direi che ci siamo.

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Manifestazione “rosa”: le lavoratrici del gioco legale “diventano” fantasmi

Chiuso dal 26 ottobre scorso, il settore del gioco pubblico in gravi difficoltà

Si è tenuta oggi pomeriggio la quinta manifestazione delle lavoratrici ed imprenditrici del gioco pubblico, davanti a Montecitorio. Le donne hanno iniziato un presidio permanente dal 21 gennaio scorso e, al 13 giorno di permanenza in piazza, si sono ritrovate a manifestare vestite da fantasmi, a simbolo di un settore che sembra essere invisibile.

Le lavoratrici stanno infatti protestando contro la chiusura del settore da 8 mesi a causa dell’emergenza epidemiologica. “Oggi dimostriamo a tutti quello che siamo, gli invisibili, quelli mai citati, mai nominati e mai considerati. Abbiamo sempre una situazione di stallo che non ci permette di fare di più. Ma noi aspettiamo pazienti finchè la situazione non sarà rientrata. Speriamo di essere ascoltati quanto prima, perché la situazione è insostenibile”. Lo ha dichiarato Antonia Campanella, promotrice della manifestazione.

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Le attività chiuse da tempo dall’emergenza sanitaria lanciano un grido d’allarme

Ristori adeguati e date di riapertura sono le richieste delle associazioni dei settori dello sport, spettacolo, turismo e gioco

Associazioni del gioco pubblico, ma anche del mondo dello sport e delle palestre, del turismo e della ristorazione, dello spettacolo e del cinema, per la prima volta riunite per affrontare le problematiche dei rispettivi settori, chiusi da mesi a causa della pandemia in quanto attività ritenute dal Governo non essenziali. Ma è proprio sul riconoscimento della propria essenzialità, in quanto comparti che tengono in piedi centinaia di migliaia di imprese e danno lavoro a milioni di persone, che si è focalizzato il dibattito coordinato dal direttore di Agimeg Fabio Felici. Tutte le associazioni hanno convenuto sulla necessità di riaprire quanto prima, in quanto le proprie imprese hanno adottato ogni protocollo necessario per evitare il contagio da coronavirus, oltre a non esserci evidenze scientifiche su focolai di Covid scoppiati in palestre, sale scommesse, bingo o agenzie di viaggi. 

Una crisi che coinvolge sono alcune categorie

“I colleghi delle palestre, del turismo, dello spettacolo hanno tutta la mia solidarietà. Anche loro sono stati colpiti dal concetto di non essenzialità. Abbiamo fatto investimenti per rispettare i protocolli e mettere in sicurezza le nostre aziende, ma non ci fanno aprire ugualmente”. Lo ha detto Massimiliano Pucci, presidente di As.tro, “La nota dolente è rappresentata dai ristori. Uno studio della CGIA di Mestre ha dimostrato come a fronte di 29 miliardi di euro di ristori si sono persi 423 miliardi di fatturato, dunque i ristori coprono appena il 7% delle perdite. Il nostro settore dal 1° gennaio ha dovuto sostenere versamenti Iva, imposte sui bolli, spese per i contributi previdenziali dei dipendenti, contabilità ordinaria e pagamenti delle imposte su prodotti che non utilizziamo. Se le chiusure si protrarranno sine die, servono ristori seri. L’Istat ha reso noto che ci sono 298 mila aziende a rischio sopravvivenza nei prossimi 90 giorni. Speriamo di riaprire il prima possibile, abbiamo tutti le stesse problematiche”. Pucci si è poi soffermato sul concetto di non essenzialità. “Questo concetto di essere aziende non essenziali non ci consente di andare in banca per pagare il mutuo. Essenziale è lavorare. Questa crisi ha un elemento tipico, ovvero lo scontro tra lavoratori garantiti e non garantiti.

Tutto il lavoro è essenziale

“L’idea di un protocollo unico da sottoscrivere con le altre categorie colpite dal lockdown è un’occasione importante, che non va perduta e lasciata fine a se stessa. Il comparto del gioco pubblico conta 150 mila lavoratori ed oltre 70 mila aziende su tutto il territorio nazionale. Ricordo che a febbraio 2021 saremo stati chiusi 10 mesi su 12, con perdite economiche insostenibili. E’ una notizia che i quattro comparti chiedano insieme la riapertura. Il punto fondamentale è che si deve riaprire in sicurezza per forza, i ristori sono pochi ed insufficienti”. Lo ha detto Geronimo Cardia, Presidente Acadi, “Se ci sono rischi di prolungamento dell’emergenza si deve puntare tutto sulla sicurezza in una realtà aperta e non pensando di compensare le conseguenze di una chiusura senza fine, non è pensabile.  I ristori sono insufficienti e non coprono tutti i periodi di chiusura, occorre che siano ampliati ed estesi, quanto dato nei mesi precedenti deve essere prolungato e agganciato alla durata delle chiusure. Mettiamo insieme gli sforzi per la riapertura, dobbiamo invocare il diritto di riaprire e non essere discriminati, l’aspetto tecnico va messo davanti a quello politico. Dobbiamo lavorare per questo – afferma Cardia – si parli di ragioni tecniche: non abbiamo avuto un focolaio, facciamo sacrifici enormi per dotare le strutture con strumenti anticovid. Stare insieme è quanto mai importante, rappresentiamo comparti ingiustamente chiusi e sofferenti. Altro tema è l’essenzialità, ci sono attività aperte con un criterio che non è necessariamente di essenzialità di prodotto. Non si possono dare  giudizi morali e valutazioni di essenzialità ai servizi offerti. Tra l’altro non dimentichiamo che noi siamo incaricati di pubblico servizio. Non può essere accettata discriminazione di trattamento rispetto ad altri comparti. I comparti del gioco, del turismo, delle palestre e dello spettacolo sono settori che hanno grande rilevanza nel sistema Paese. Tutti questi comparti hanno protocolli di sicurezza, pur con le specificità di ognuno. Per riaprire dunque non deve essere giudicato se è essenziale il servizio offerto ma che è essenziale tenere in sicurezza utenti e lavoratori. Ad esempio non conta sciare, conta mettere in protezione utenti e lavoratori del comparto, per questo si prevede una riapertura a breve degli impianti di risalita. Da quanto si legge è impensabile che il virus con tutte le sue varianti sparisca in breve termine: la strategia deve essere oggi la riapertura in piena sicurezza e la convivenza in piena sicurezza con il problema. Giudico positivamente il fatto che questi concetti possano essere veicolati e sostenuti da 4 comparti così importanti come quello del gioco pubblico, del turismo e ristorazione, delle attività sportive e dello spettacolo”.

Fondamentali ristori adeguati

“Chi valuta cosa è l’essenzialità? Tutti i comparti sono essenziali per le aziende e le persone che ci lavorano, e nel caso del comparto del gioco pubblico, della ristorazione, del turismo e delle palestre sono milioni di persone. Forse si potevano accettare le chiusure nella fase iniziale della pandemia, a marzo, ma ora non è un sistema non più sostenibile, le nostre aziende muoiono”. E’ l’allarme lanciato da Paquale Chiacchio, presidente di GiocareItalia, “Tutti noi siamo imprenditori che lavorano in prima linea, ma ciò che stiamo subendo non è più tollerabile. Come si può fare a meno del turismo, della ristorazione, delle palestre, dei cinema? Siamo chiusi da mesi e quindi dovremmo avere almeno dei ristori congrui, sospendendoci affitti e bollette che stiamo continuando a pagare. Con le attività chiuse imposte dai DPCM dobbiamo sopportare tutti questi costi, il tutto con produttività pari a zero”.

Documento condiviso per riaperture

“La nostra associazione rappresenta i lavoratori generici del mondo dello spettacolo, una delle più vecchie associazioni del cinema nata nel 1993. Da marzo a settembre c’è stata una chiusura totale del cinema, il che ha portato a grandissimi disagi per i lavoratori del settore, senza contare che durante la pandemia il Mibaact ha portato la tax credit al 40%. Purtroppo oggi il cinema è in mano a personaggi poco trasparenti, che io chiamo prenditori e non imprenditori. Questo è un problema grosso che dobbiamo risolvere”. Lo ha detto Angelo Ciaiola, presidente di Agi Spettacolo, l’associazione dei lavoratori e professionisti dello spettacolo. “In media ogni film richiede un centinaio di persone, tra troupe e attori generici, per un settore che conta 250 mila lavoratori, ma del comparto non interessa niente a nessuno. Tra l’altro Inps ed Enpals non fanno controlli, oggi subiamo anche la concorrenza di molte persone che hanno perso il lavoro e si sono rivolte al mondo dello spettacolo per guadagnare qualcosa”. Per Ciaiola un “documento condiviso da presentare al Governo per evidenziare le nostre problematiche è essenziale per tutti noi, in quanto avremmo più forza e visibilità se ci uniamo insieme”.

Costi di gestione delle attività chiuse, insostenibili

“Il nostro mondo rappresenta circa 100 mila strutture e più di 1 milione di lavoratori. Il settore è praticamente in crisi da un anno, due soli mesi di riapertura non hanno contribuito a ridare alcun sostentamento economico. Quello delle palestre è un settore distrutto da una gestione che non adotta riscontri scientifici per stabilire le chiusure. Ci siamo fatti carico di innumerevoli costi di gestione per metterci a norma, abbiamo avuto controlli da parte dei Nas, ma una settimana dopo i controlli siamo stati nuovamente chiusi. Vorremmo solamente capire i motivi che ci tengono ancora chiusi”. E’ quanto ha dichiarato Giampiero Guglielmi, Presidente nazionale di ANPALS, Associazione nazionale palestre.  “Siamo chiusi ma paghiamo costi fissi, come gli affitti dei locali. Ritengo i ristori inadeguati per gli imprenditori di questo settore considerati i costi di gestione di una palestra. Offriamo servizi connessi a salute e benessere, ma non capiamo perché i centri in cui vengono rispettati obblighi e regole per evitare il contagio, siano tenuti chiusi. Dicono che non siamo un’attività essenziale non perché non essenziale alla salute, ma probabilmente perché valiamo poco per l’Erario. Infatti il 99% delle strutture appartengono ad associazioni del terzo settore, che dunque hanno agevolazioni fiscali. Questo credo sia il problema più grosso. Sull’ipotesi di un documento unitario da sottoporre all’attenzione del Governo, Guglielmi ha detto: “Il documento è una necessità, nei vari settori che rappresentiamo le problematiche sono comuni. Ala politica, non essendoci risultati scientifici, chiederei di vedere i dati che attestano che palestre e centri fitness sono luoghi di contagio del virus. La commissione tecnica scientifica ha questi dati?

Obiettivo tutela occupazionale

“Da marzo dello scorso anno la vita dei lavoratori è cambiata a causa della pandemia, una situazione inedita che ha avuto impatti molto forti, con la ristorazione che ha parzialmente chiuso. Il settore cambia spesso colore seguendo gli indici di contagio delle diverse regioni, che ha impatti variabili secondo l’andamento della pandemia. Per i lavoratori è una situazione molto difficile, anche perché nel sistema degli ammortizzatori sociali ci sono ritardi nei pagamenti”. Lo ha detto Luca De Zolt, funzionario Filcams cgil, sindacato del turismo e della ristorazione. “Nella ristorazione lavorano moltissime persone, ma nel settore del turismo l’impatto è stato ancora più forte in quanto sono venuti a mancare i flussi turistici internazionali. Strutture alberghiere e tour operator non lavorano, sono inattivi da tantissimi mesi e il problema è che abbiamo davanti molti altri mesi prima di poter ripartire. Un altro settore su cui ci saranno conseguenze di lunga durata è quello del turismo da lavoro e congressistica. Dovremo imparare a lavorare in maniera diversa, stiamo subendo cambiamenti nell’economia e nelle attitudini che avranno lunga durata. Il nostro obiettivo è la tutela occupazionale, per arrivare alla quale cerchiamo la convergenza da parte di tutti. Ora – prosegue De Zolt – è importante che le associazioni di rappresentanza convergano verso obiettivi comuni, mentre oggi c’è eccessiva frammentazione. Dobbiamo condurre la politica verso scelte maggiormente condivise”.

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Le donne del comparto giochi scendono in piazza

A Roma manifestazione contro la chiusura delle attività di gioco

Si è tenuta ieri a Roma, in piazza Monte Citorio, la manifestazione in ‘rosa’ delle lavoratrici del gioco legale “Io dico Basta – Il lavoro non è un gioco”. Promossa dalla presidentessa dell’associazione di categoria EMI Rebus e membro del Comitato Direttivo di GiocareItalia, Antonia Campanella, la manifestazione ha voluto rappresentare una protesa al femminile, ma non per questo meno dura, sulla prolungata chiusura che sale giochi, sale scommesse e sale bingo stanno subendo da fine ottobre, dopo aver dovuto chiudere le saracinesche anche in primavera con il primo lockdown.

Oltre 6 mesi di chiusure forzate per il settore del gioco legale, che conta oltre 150 mila lavoratori il cui futuro oggi più che mai è a rischio, vista anche l’assenza di una data per una possibile riapertura. Le manifestanti hanno chiesto a gran voce ristori adeguati per le perdite subìte in questo periodo e maggiori garanzie sulla cassa integrazione dei dipendenti. In molti casi non è infatti ancora pervenuta quella riguardante il primo lockdown.

Alla manifestazione, che ha visto protagoniste oltre 100 donne, tra lavoratrici ed imprenditrici del settore, sono intervenuti diversi rappresentati politici, appartenenti sia alla maggioranza sia all’opposioni, che si sono detti pronti a rappresentare le istanze del settore al Premier Giuseppe Conte, per spingere verso una pronta riapartenza delle attività economiche chiuse da troppo tempo, senza casi dimostrati di contagi avvenuti nelle sale giochi, sale scommesse o bingo.

“Abbiamo protocollato le nostre istanze e ci è stato garantito che nelle prossime ore o giorni saremo contattati”, ha fatto sapere la promotrice della manifestazione ‘rosa’, Antonia Campanella. “Le altre volte non ci avevano promesso nulla, mentre oggi ci hanno garantito determinate cose. Ora il problema principale è la tenuta del Governo, attendiamo di vedere cosa succederà nelle prossime ore”.

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Lotteria Italia, la fortuna bacia le Marche: a Pesaro il premio da 5 milioni di euro

Il calo nelle vendite ha comportato un minor numero di premi minori assegnati

Finisce a Pesaro, nelle Marche, il primo premio della Lotteria Italia 2020 da 5 milioni di euro, grazie al biglietto Serie E409084. Il secondo premio da 2 milioni bacia invece Prizzi (PA) (Serie G162904), mentre il terzo da 1 milione Gallicano nel Lazio, in provincia di Roma (Serie A066635). Ad Altavilla Irpina (AV) sono finiti i 500 mila euro del quarto premio (Serie D114310), mentre Cavarzere (VE) festeggia con il biglietto da 250 mila euro (Serie A211417).

Meno biglietti venduti meno premi assegnati

Ma, come dimostra anche il totale dei premi distribuiti (solo 130 contro i 205 della scorsa edizione) non sono tempi d’oro per la lotteria più antica del nostro paese. L’edizione di quest’anno della Lotteria Italia ha risentito in maniera determinante dell’emergenza sanitaria e dei vari lockdown. La vendita dei biglietti ha subìto una brusca frenata: 4,6 milioni i tagliandi venduti, il -32% rispetto all’edizione precedente, quando ne furono venduti 6,7 milioni.

Cali di vendita in tutta Italia ma boom dei biglietti acquistati online

Il Lazio – segnala l’agenzia Agimeg – ancora una volta si conferma la regione che ha venduto più biglietti, oltre 837 mila, ma in calo del 36,8%. La Lombardia è l’unica altra regione italiana ad aver staccato più di mezzo milione di biglietti, per l’esattezza 763 mila(-33,4%), terzo posto per l’Emilia Romagna con 390 mila biglietti (-39,7%), tallonata dalla Campania con 387 mila tagliandi (-36%). Chiude la top five dei biglietti venduti la Toscana (300 mila, -36,2%). Tutte le regioni hanno fatto registrare un calo evidente rispetto alla scorsa edizione, con il Trentino Alto Adige che ha quasi dimezzato le vendite (-47,8%), seguito dall’Umbria (-42,3%). Le regioni che hanno registrato meno perdite sono state la Sardegna (con il -10%) e il Friuli (-17%), rispetto ad una media nazionale del -32%. L’emergenza coronavirus, che ha rallentato la vendita attraverso la rete fisica, ha fatto viceversa crescere notevolmente le vendite online, che hanno superato i 105 mila biglietti, il +803% rispetto agli 11 mila biglietti venduti online nella scorsa edizione. Ancora una volta Roma si conferma capitale delle vendite della Lotteria Italia, con 678.110 milioni di biglietti venduti nell’ultima edizione, anche se in calo del 34,5% rispetto al 2019. Alle sue spalle Milano, con 319.870 biglietti staccati (-41,4%), poi Napoli con oltre 202 mila biglietti (-33,6%). Chiudono la top five delle città che hanno venduto più biglietti Torino – dove lo scorso anno fu vinto il primo premio da 5 milioni di euro – con 188.520 tagliandi (-16,8%), e Bologna con 126.650 (-45%). Complessivamente, queste cinque città con 1,6 milioni hanno totalizzato il 35% dei biglietti venduti (4,56 milioni), in pratica uno su tre

Come riscuotere le vincite

Ci sarà comunque chi festeggerà. E per non imbattervi nei problemi avuti dall’impiegato Ciottoli, interpretato da Paolo Villaggio nel film del 1989 “Ho vinto la Lotteria di Capodanno” e che, per proteggere il biglietto vincente da 5 miliardi, lo nascose nella macchina da scrivere che gli venne poi pignorata per debiti, meglio controllare subito il vostro biglietto. Se fosse vincente il premio potrà essere riscosso presentando il tagliando integro ed in originale – sono quindi escluse copie di ogni tipo anche se autenticate – presso uno sportello di Banca Intesa Sanpaolo oppure presso l’Ufficio Premi di “Lotterie Nazionali s.r.l.” – viale del Campo Boario, 56/D – 00153 Roma. Si potrà decidere se ricevere la somma vinta con assegno circolare, bonifico bancario o postale. Se il biglietto vincente è stato acquistato online, la richiesta di pagamento può essere effettuata esclusivamente dal titolare del conto gioco (in pratica il conto online che bisogna necessariamente aprire per poter tentare la fortuna via internet) dove è stato comprato il biglietto. La richiesta può sempre essere fatta presso gli sportelli di Intesa Sanpaolo o all’Ufficio Premio delle Lotterie presentando la stampa dell’acquisto online del biglietto, un documento d’identità, codice fiscale ed iban del conto intestato al titolare del conto gioco. I premi devono essere richiesti entro il 180° giorno successivo a quello della pubblicazione nella G.U. del bollettino ufficiale dell’estrazione.

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Lotteria Italia, crolla la vendita dei biglietti: venduti solo 4,6 milioni di tagliandi (-31,3%)

A causa del crollo delle vendite, previsti in questa edizione meno premi

Domani sera ci sarà in Italia qualche nuovo milionario ed altre persone con un conto in banca più ricco. E’ infatti tutto pronto per l’estrazione della Lotteria Italia 2020. Nel tradizionale giorno dell’Epifania, saranno estratti i biglietti vincenti della Lotteria, con il primo premio da 5 milioni di euro, durante la trasmissione televisiva “Soliti Ignoti – Il Ritorno” in onda su RaiUno. In questa edizione, tuttavia, la Lotteria Italia ha fatto registrare il peggior risultato degli ultimi 40 anni in termini di vendite: appena 4,6 milioni i biglietti staccati (con un incasso di 23 milioni di euro), un dato in calo del 31,3% rispetto ai 6,7 milioni dell’edizione precedente. Previsti quindi meno premi e forse anche di importo inferiore al passato. La conferma dei premi in palio si avrà comunque domani dopo la riunione della Commissione incaricata della distribuzione degli importi per i biglietti vincenti.

Come sono lontane le edizioni dei record

E’ dall’edizione 2009-2010 che la Lotteria Italia non supera i 10 milioni di biglietti venduti: i numeri delle ultime edizioni sono lontanissimi dalle vendite degli anni ’80 e ’90, quando si superavano costantemente i 30 milioni di tagliandi. L’anno d’oro fu il 1988 quando furono venduti 37,4 milioni di biglietti. Quell’anno la Lotteria Italia fu abbinata al programma televisivo ‘Fantastico 9’, condotto dal duo Montesano-Oxa. Al secondo posto tra gli anni d’oro si annovera il 1986, con 33,6 milioni (abbinato a ‘Fantastico 7’ condotto da Pippo Baudo e Lorella Cuccarini), seguito dal 1989 con 33 milioni (‘Fantastico 10’, con Massimo Ranieri ed Anna Oxa). Fanalino di coda per vendita di biglietti, prima di questa edizione (4,7 milioni), era il 2019, con 6,7 milioni di biglietti staccati.

Ma non soffre solo la Lotteria Italia

Le chiusure imposte a causa della pandemia, unitamente al divieto di spostamento, non ha dunque fatto sconti neanche alla Lotteria Italia. Ma tutto il comparto del gioco legale in Italia ha chiuso il 2020 in negativo a causa dei 165 giorni di chiusura delle attività, uno stop che ha avuto un impatto significativo sulla raccolta. Secondo le stime dei concessionari il settore ha perso circa il 25% degli incassi, con una raccolta stimata in 80/82 miliardi di euro, contro i 110 miliardi del 2019. La riduzione della raccolta, ripartita tra scommesse, bingo, slot, ecc, avrà ripercussioni anche in termini di gettito erariale. Per le casse dello Stato è previsto infatti un calo di circa 4,5 miliardi, rispetto agli 11,5 miliardi di euro incamerati lo scorso anno.

Estrazione controllata

L’estrazione dei biglietti vincenti sarà effettuata, presso la sede romana dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, sotto il controllo del Comitato per le operazioni relative alle lotterie, alla presenza della Guardia di Finanza (GdF) e dei rappresentanti delle associazioni dei consumatori.

Vincite da “dimenticare”

E speriamo che stavolta non ci sia qualcuno che si scorderà di incassare la vincita. Gli italiani hanno infatti un brutto rapporto con le vincite alla Lotteria Italia. Negli ultimi 20 anni, come ricorda l’agenzia Agimeg, non sono stati infatti riscossi premi per oltre 29 milioni di euro. Il primato (in negativo) spetta all’edizione 2008-2009, quando un giocatore di Roma non ritirò il primo premio da 5 milioni di euro, poi messo nuovamente in palio l’anno successivo (e questa volta vinto ed incassato). Quell’edizione va ricordata anche per il record di premi non incassati, il cui totale toccò addirittura i 7 milioni di euro. Nell’edizione 2015-2016, sono stati ‘dimenticati’ oltre 2,9 milioni di euro, tra cui il secondo premio da 2 milioni di euro vinto a San Nicola La Strada, in provincia di Caserta. Ma anche nel 2012 ci fu un clamoroso caso di vincita dimenticata. Non venne infatti mai riscosso il secondo premio da 2 milioni di euro e in totale furono quasi 3 i milioni lasciati nelle casse dello Stato, mentre nel 2014 furono scordati 1,7 milioni, tra cui il quarto premio finito a L’Aquila.

Come incassare le vincite

Alle vincite di qualunque importo della Lotteria Italia non si applica alcuna forma di ritenuta o prelievo. Pertanto ai vincitori verranno accreditate per intero le somme corrispondenti ai premi stabiliti. E per non imbattervi nei problemi avuti dall’impiegato Ciottoli, interpretato da Paolo Villaggio nel film del 1989 “Ho vinto la Lotteria di Capodanno” e che, per proteggere il biglietto vincente da 5 miliardi, lo nascose nella macchina da scrivere che gli venne poi pignorata per debiti, è meglio seguire con attenzione le modalità di riscossione dell’eventuale vincita.

Il biglietto vincente deve essere presentato integro ed in originale – sono quindi escluse copie di ogni tipo anche se autenticate – presso uno sportello di Banca Intesa Sanpaolo oppure presso l’Ufficio Premi di “Lotterie Nazionali s.r.l.” – viale del Campo Boario, 56/D – 00153 Roma. Il biglietto può anche essere spedito al suddetto Ufficio, a mezzo di raccomandata A/R, indicando le generalità, l’indirizzo del richiedente e la modalità di pagamento richiesta (assegno circolare, bonifico bancario o postale). I premi devono essere richiesti entro il 180° giorno successivo a quello della pubblicazione nella G.U. del bollettino ufficiale dell’estrazione. Solitamente la scadenza è nella prima metà di luglio.

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Minenna (dir. gen. ADM): “Necessario intervento per contrastare il gioco illegale”

Forte aumento dovuto alla chiusura del gioco legale per le misure anti-Covid

“Un intervento importante è necessario per il contrasto al gioco illegale, che da stime non ufficiali è paragonabile a quello legale, senza che vi sia alcun controllo né regole di ingaggio o di vincita. Il tema va razionalizzato. Per tracciare un giocatore, nel gioco online abbiamo una perfetta conoscenza delle caratteristiche del giocatore, mentre nel gioco che avviene nelle sale la tracciatura è meno agevole e questo porta alla difficoltà di contrasto dei fenomeni patologici”. E’ quanto ha dichiarato il Direttore Generale di ADM, Marcello Minenna, intervenuto questa mattina ad “Uno Mattina”, su Rai Uno.

Alla domanda se il lockdown avesse modificato la propensione al gioco degli italiani, il direttore ha risposto: “Abbiamo osservato una riduzione per lo meno del 25%, 30% dalla chiusura del gioco legale ma abbiamo riscontrato anche un aumento del gioco illegale, il che significa che alla fine un italiano se vuole giocare, gioca. Farlo su una piattaforma di legalità è la cosa più importante. Dalla chiusura a seguito del lockdown il Copregi , Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, è intervenuta in tutte le regioni d’Italia, in 50 capoluoghi di provincia, ha controllato 250 sale illegali e comminato sanzioni per oltre 1 milione di euro”. (fed)