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Il regime di proroga tecnica per il Bingo in Italia sotto esame dalla Corte di Giustizia dell’UE: le conclusioni dell’Avvocatura Generale

L’Avvocato Generale Laila Medina mette in discussione la legittimità delle proroghe e dei canoni imposti agli operatori di Bingo in Italia

Le conclusioni dell’Avvocato Generale Laila Medina presentate oggi alla Corte di Giustizia Europea mettono in discussione la compatibilità del regime di “proroga tecnica” adottato in Italia per le concessioni del Bingo con il diritto dell’Unione Europea. Le cause vedono vari operatori del settore, tra cui l’Associazione Nazionale Italiana Bingo (ANIB) e Play Game Srl, contrapposti al Ministero dell’Economia e delle Finanze e all’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

La questione verte sulla legittimità del regime di “proroga tecnica”, introdotto nel 2013 e prorogato più volte, che impone agli operatori di pagare un canone mensile fisso come condizione per mantenere le concessioni scadute in attesa di una nuova gara. Secondo gli operatori, tale regime, soprattutto dopo la pandemia di COVID-19, ha imposto condizioni finanziarie insostenibili e violato i principi del diritto dell’Unione.

L’Avvocato Generale Medina ha sottolineato che la direttiva 2014/23 sull’aggiudicazione dei contratti di concessione si applica alle concessioni di Bingo in questione, poiché le condizioni iniziali sono state modificate sostanzialmente attraverso il regime di “proroga tecnica”. Le modifiche unilaterali alla durata delle concessioni e l’imposizione di un canone mensile non previsto originariamente rappresentano cambiamenti significativi che devono essere valutati alla luce della direttiva.

Inoltre, Medina ha evidenziato che le amministrazioni aggiudicatrici devono avere il potere discrezionale di rivedere le condizioni delle concessioni in caso di eventi imprevedibili che incidono sull’equilibrio economico-finanziario delle stesse. Questo include la possibilità di rinegoziare le condizioni economiche in risposta a circostanze eccezionali come la pandemia di COVID-19.

L’Avvocato Generale ha anche rilevato che l’obbligo di aderire al regime di proroga tecnica e pagare il canone mensile per partecipare a future gare rappresenta un ostacolo alla libertà di stabilimento e deve essere giustificato da ragioni imperative di interesse generale. Tuttavia, la mancanza di una chiara data di scadenza per queste proroghe rende difficile sostenere tale giustificazione.

L’Avvocato Luca Giacobbe, uno dei principali esperti sulla questione, ha commentato con soddisfazione le conclusioni: “La prudenza non è mai troppa e ora attendiamo con ottimismo la decisione della Corte. Dalla lettura delle conclusioni dell’avvocatura è di immediata evidenza che le nostre deduzioni sono state particolarmente apprezzate riguardo l’incompatibilità dell’attuale impianto normativo della proroga tecnica del Bingo ai principi del trattato UE”.

Avvocato Luca Giacobbe,

Giacobbe ha aggiunto che due punti della memoria sono particolarmente rilevanti: “In primis l’avvocatura censura il fatto che il canone mensile non fosse contemplato nell’aggiudicazione iniziale e questo ha comportato una modifica sostanziale dei parametri economici di base delle concessioni. Questa considerazione potrebbe essere valida e potrebbe avere un impatto significativo anche su altre concessioni giochi ora in proroga. Il secondo elemento ben valorizzato dall’Avvocatura riguarda il fatto che l’attuale normativa non consente ad ADM di variare il canone mensile anche nel caso di fatti sopravvenuti (vedi Covid) non imputabili ai concessionari”.

Le conclusioni dell’Avvocato Generale non sono vincolanti per la Corte di Giustizia dell’UE, ma spesso influenzano la decisione finale. Ora non resta che attendere il verdetto della Corte, che avrà un impatto significativo sul futuro delle concessioni del Bingo in Italia e, potenzialmente, su altre concessioni di giochi pubblici attualmente in proroga.

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Lollobrigida (ADM): “Contrasto all’illegalità e riforma del gioco fisico le nostre sfide”

Sul tavolo anche i problemi reputazionali del settore e le nuove frontiere come intelligenza artificiale e Metaverso

Dalla riforma del gioco online e del fisico, passando per il contrasto all’illegalità e i problemi reputazionali del settore, fino ad arrivare all’intelligenza artificiale ed al metaverso: Mario Lollobrigida, direttore centrale Giochi di ADM, ha parlato a 360 gradi del settore del gioco in Italia, in un’intervista esclusiva rilasciata al direttore di Agimeg, Fabio Felici.

Un’industria che sta vivendo una riforma in queste settimane, con particolare focus sul segmento dell’online e il comparto del fisico che richiede a sua volta un riordino. Tempi di cambiamenti, con uno sguardo al presente e al futuro del gioco pubblico in Italia: “Sicuramente sono stati mesi molto impegnativi soprattutto per l’impegno nella elaborazione dei contributi relativi all’articolo 15 della delega fiscale, che, come noto, sinora hanno portato all’emanazione del decreto delegato sul gioco online e conseguentemente all’elaborazione dei documenti di gara”, le sue parole affidate all’agenzia Agimeg

“Nel decreto delegato di riforma del gioco online sono state dettate regole innovative che porteranno sicuramente a una razionalizzazione del settore e al superamento delle criticità che si sono negli anni evidenziate. Mi riferisco alla nuova regolamentazione dei punti vendita ricariche e delle modalità di accesso alle offerte dei futuri concessionari. L’effettuazione della gara e l’assegnazione delle concessioni determinerà la definitiva conclusione del percorso. Più problemi ci sono sicuramente nel settore del gioco fisico perché per molte delle concessioni già scadute e in regime di proroga sarà necessario attendere il termine dei lavori del tavolo tecnico tra Mef , Regioni ed Enti locali”. 

Riguardo al ruolo di ADM nella lotta all’illegalità, Lollobrigida ha detto: “È evidente che la lotta al settore illegale è una priorità della Direzione giochi. Questa lotta va realizzata attraverso vari percorsi: la formazione adeguata del nostro personale, i rapporti con l’Autorità giudiziaria e con le Forze di Polizia. Di grande importanza sono le nostre varie interlocuzioni con tutti gli stakeholder affinché anche gli stessi si facciano parte sempre più proattiva nella azioni di controllo del territorio e di contrasto alle illegalità. Le prossime tappe sono connesse al miglioramento delle analisi dei flussi di gioco nonché alla capacità di conoscere sempre più dettagliatamente il territorio. Il gioco illegale è purtroppo una spina nel fianco di tutto il sistema. Per il gioco fisico fortunatamente il fenomeno per ora risulta essere sotto controllo anche se è evidente che il gioco illegale aumenta laddove non vi è sul territorio una corretta offerta legale. L’azione di contrasto dell’Agenzia sul territorio è particolarmente intensa: i controlli sulla rete fisica nel 2023 sono stati oltre 27.000”.

Per il gioco online purtroppo il problema è più complesso sia per la facilità di attivazione di siti di gioco illegale sia per la inefficacia delle sanzioni amministrative e penali previste in relazione alla circostanza che la totalità dei siti risiede in Paesi esteri con cui è particolarmente complicata la collaborazione in sede giudiziaria – ha proseguito Lollobrigida – L’Agenzia, anche grazie alla collaborazione della Guardia di Finanza, svolge quotidiane attività di controllo che hanno determinato nel 2023 l’inibizione e l’avvio delle attività di indagine per circa 500 siti e per i primi quattro mesi del 2024 di 350 siti”. 

Il settore del gioco soffre troppo spesso di pregiudizi, a tal proposito il direttore Giochi di ADM ha detto: “Sicuramente vista la rilevanza economica del settore sia in termini di entrate erariali dirette e indirette sia in termini di livelli occupazionali è importante che gli operatori siano adeguatamente tenuti in considerazione, così come lo sono per l’Agenzia, e che il settore non sia ostracizzato e rappresentato in maniera distorta anche su tutti gli altri piani istituzionali e mediatici. Purtroppo però intervengono, a volte in maniera eccessiva, valutazioni di altra natura che attribuiscono un ingiustificato disvalore al settore del gioco. È sicuramente una importante battaglia che non si limita alla mera “immagine mediatica” ma si incentra nel far comprendere come la sana e corretta “governance” del settore possa portare solo benefici a tutta la cittadinanza. Il gioco è un settore nel quale un accadimento negativo fa più notizia rispetto ad altri settori mentre i molteplici risultati apprezzabili non hanno il giusto risalto. Anche per tale motivo dobbiamo ricevere la massima collaborazione da parte di tutto il settore”.

Uno sguardo al futuro, con le nuove frontiere del gioco rappresentate da intelligenza artificiale e metaverso: “È di tutta evidenza che l’Agenzia già sta valutando l’utilizzo di nuove tecnologie digitali, basate sull’impiego dell’intelligenza artificiale, garantendo al contempo un’adeguata protezione dei dati personali. Relativamente alle realtà virtuali del Metaverso già si prevede che si possano disciplinare e consentire ulteriori giochi svolti in modalità virtuale o digitale, anche attraverso tali ambienti”. 

Infine, un augurio per il settore del gioco pubblico: “L’unico auspicio nel medio termine è quello che si raggiunga finalmente la possibilità di disciplinare compiutamente l’offerta di gioco fisico fornendo le necessarie indicazioni ai nuovi operatori che saranno individuati attraverso le gare pubbliche previste. A ciò si aggiunga la necessità di innovazione conseguente alla vetustà delle regole tecniche e amministrative fornite oltre 10 anni orsono in un settore ad altissimo contenuto tecnologico, e di garanzia della sostenibilità sociale dell’offerta di gioco anche in relazione agli aspetti di tutela del consumatore”. 

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Mario Lollobrigida (dir. Giochi ADM): “Importante rivedere distanze e luoghi sensibili e trovare accordo equilibrato con Enti Locali”

Deriva proibizionistica, rischio illegalità e tutela piccole e medie imprese al centro degli interventi

Negli ultimi 15 anni la crescita del settore dei giochi è stata significativa e ha garantito un aumento complessivo della raccolta, passata da circa 35 miliardi di euro nel 2006 a 136 miliardi nel 2022. Si conferma quindi la ripresa post-pandemica, segnando un incremento del 22% su base annua e del 54% rispetto al 2020.

Un grande impatto nel rilancio del settore è stato dato anche dall’online, che nel 2022 ha registrato la cifra record di 73 miliardi proiettando un ulteriore balzo fino a 80 miliardi per il 2023.

Sono questi alcuni dei dati contenuti nello studio dal titolo “Il settore dei giochi e i nodi regolatori. Il riordino del territorio” realizzato dall’Istituto per la Competitività (I-Com) e presentato nel corso di un dibattito promosso insieme a International Game Technology (IGT). L’iniziativa è stata l’occasione per approfondire la fase evolutiva del contesto normativo e fiscale del gioco in Italia.

Mario Lollobrigida, direttore Giochi ADM

Tra gli interventi di maggior interesse quello di Mario Lollobrigida, direttore centrale Giochi di ADM: “In questo momento siamo impegnati in un tavolo tecnico per cercare di trovare un punto d’incontro del problema, relativo al riordino, in tema di distanze e orari”, le sue parole. 

“Per quanto riguarda le distanze riteniamo come Agenzia che sia un discorso che non ha alcun senso. Con il gioco online, che è “a centimetro 0”, chiunque può giocare ovunque. In alcune regioni e comuni sono state previste leggi applicate alle attività già esistenti. Questo ha comportato un danno sia per le aziende coinvolte sia per la sicurezza dei giocatori, visto che si sono lasciati spazi occupati dal gioco illegale. Siamo assolutamente contrari al distanziometro ed è necessario diminuire, in maniera equilibrata e realistica, l’elenco dei luoghi sensibili”.

“Sul tema delle imposte agli Enti Locali, siamo favorevoli, facendo compartecipare gli stessi al gettito proveniente dalle sanzioni – ha proseguito Lollobrigida – Dobbiamo sempre considerare che il gioco è un’attività di intrattenimento, ma è importante che al tavolo partecipino le regioni nel senso più ampio e non solo nella parte salute e sanità relativa alle dipendenze”. 

“L’industria dei concessionari del gioco pubblico guarda con grande favore alla prospettiva di avere finalmente un riordino. Sono diversi anni che si cerca di andare in questa direzione soprattutto per la tutela della filiera. I concessionari sono disposti ad affrontare regole stringenti se però si riesce ad avere una stabilità normativa”, ha detto invece Giuliano Frosini, Senior Vice President Institutional Relations, Public Affairs and Media Communication di IGT.

Giuliano Frosini, IGT

“L’accordo tra Stato e Regioni va trovato, altrimenti si va verso il proibizionismo che ha dimostrato storicamente di non funzionare. Se per legge si decide di chiudere il settore, la propensione a giocare rimarrà comunque e ovviamente si sposterà verso canali illegali. Credo che serva essere consapevoli di un aspetto: non si può scambiare la canalizzazione del consenso sulla tutela dei consumatori. Non si può fare politica sulla pelle del gettito erariale, bisogna contemperare gli interessi. È questo il punto su cui è necessario partire”.

Domenico Distante, presidente Sapar

Presente anche Domenico Distante, presidente della Sapar: “I gestori sono figure importanti, coloro che vivono in prima persona il territorio e sono i primi baluardi della legalità. Portiamo avanti i diritti delle piccole e medie imprese anche per tutelare i lavoratori del comparto”.

“La disomogeneità territoriale non può andare avanti. Non è possibile che per ogni Comune ci siano regole diverse in tema di distanze ed orari. Queste scelte scellerate hanno il solo effetto di eliminare il gioco legale che viene sostituito dall’illegalità. Il riordino è fondamentale e che sia omogeneo su tutto il territorio nazionale. Un’altra tematica importante è quella legata alle banche che mettono in grande difficoltà le piccole e medie imprese per avere l’accesso al credito”, ha concluso Distante.

Emilio Zamparelli, Presidente STS

Per Emilio Zamparelli, presidente di STS: “Oggi il mercato dell’online raccoglie più del fisico. Parlare, quindi di questione territoriale, oggi, in un contesto che muta abbastanza velocemente, non raggiunge lo scopo della tutela del giocatore, che viene lasciato a se stesso”, le sue parole.

“Va affrontata poi la questione della desertificazione dei centri. Per noi tabaccai questo ha un grosso impatto, soprattutto sul consumatore finale. Oggi le tabaccherie al servizio del cittadino possono rimanere aperte anche grazie agli introiti che vengono dal settore del gioco legale. La questione è quindi più ampia, non bisogna fermarsi alla sola questione territoriale. Meno punti fisici legali sul territorio, rappresentano per la criminalità l’occasione per espandersi”, il monito di Zamparelli.

Tra gli interventi, anche quello di Ranieri Razzante, Consulente della Commissione parlamentare Antimafia: “Il più grande regalo che si possa fare alla criminalità organizzata è quello di ipernormare il settore del gioco. Le norme antiriciclaggio nel settore del gioco sono tra le più avanzate al mondo. Le imprese dei giochi segnalano tantissimo, ancor più delle banche”, il suo commento.

Ranieri Razzante

“Il problema è sul territorio perché non esiste un’industria così capillare come quella del gioco e quindi possono diventare punti di controllo territoriale. Un problema di cui ci dobbiamo occupare è quello del rapporto con il sistema bancario. Bisogna avere massima attenzione quando si regola, perché la normazione non consapevole e non coordinata crea situazioni favorevoli alla criminalità organizzata”.

Poi l’onorevole Andrea De Bertoldi, di Fratelli d’Italia: “Gli operatori del gioco devono essere più coraggiosi. Il gioco deve avere il coraggio di chiedere risposte alla politica. A costo di fermarvi, e se vi fermate voi i soldi nelle casse dello Stato non arrivano, e quando lo Stato si accorge che il Preu non arriva allora a quel punto si accorgerà dei vostri problemi”, il suo consiglio al settore del gioco.

“Il Preu oggi arriva nelle casse dello Stato, ma se coinvolgessimo gli Enti Locali nel Preu potremmo risolvere molti problemi e sensibilizzare anche i sindaci e i comuni nell’affrontare la questione del gioco in modo meno demagogico e restrittivo”, la conclusione di De Bertoldi. 

Molte le personalità presenti all’evento. Wanda Ferro, Sottosegretario Ministero dell’Interno, ha detto: “Bisogna sostenere il gioco legale, regolato dallo Stato, per arginare il gioco illegale, business spesso gestito dalla criminalità”. Per Raffaella Grisafi, vicepresidente Konsumer: “E’ Importante investire sul ruolo della comunicazione e dell’informazione. Spesso non si considera che un giocatore è anche un consumatore di un servizio”. 

Il Coordinatore della Commissione Affari finanziari della Conferenza delle Regioni e delle Province autonome, Marco Alparone, ha dichiarato: “La lotta all’illegalità e la prevenzione del gioco patologico devono essere le priorità”. “Dopo il Covid, il gioco fisico si è dimostrato in crescita con un grande impatto sul mercato italiano”, le parole invece di Thomas Osborn, Direttore Area Salute I-Com. Infine l’Amministratore di Prisma, Marco Piatti, ha sottolineato come: “Il riordino deve prevedere anche la tutela del gioco fisico”. 

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Associazioni del gioco plaudono ad Alesse (ADM): ‘Prioritaria una normativa uniforme per la riforma gioco fisico’

‘Fiduciosi che si arrivi a una definitiva soluzione equilibrata, sostenibile e non discriminatoria’

“Che il direttore Alesse ritenga prioritario il processo di riforma del gioco fisico ci fa ben sperare. Così come siamo lieti di vedere accolte le istanze che rappresentiamo da mesi. Riconoscere l’importanza di una normativa uniforme, così come suggerito dal Consiglio di Stato, è l’unica strada per avviare la definizione di regole valide”.

E’ quanto scrivono in un comunicato congiunto le associazioni del settore giochi in concessione ACADI, ACMI, ASTRO, EGP FIPE e SAPAR plaudendo alle dichiarazioni recentemente rilasciate dal direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Roberto Alesse.

“Siamo fiduciosi che sulla questione del riordino territoriale, e sui divieti espulsivi attualmente in essere, si arrivi a una definitiva soluzione equilibrata, sostenibile, omogenea e non discriminatoria rispetto a tutte le verticali distributive, comprese le migliaia di Pmi di gestione degli apparecchi, ed a tutte le tipologie di gioco pubblico. Il tutto al fine di scongiurare ulteriori dannosi spostamenti della domanda di gioco tra giochi pubblici, che rischiano di determinare perdite di gettito erariale, una disorganica e non efficace tutela dell’utente ed anche la messa a rischio degli oltre 150 mila lavoratori espressi dalle filiere del comparto del gioco fisico”, aggiungono nella nota inviata al Direttore Generale dell’Agenzia Dogane e Monopoli, Roberto Alesse, al Direttore Giochi, Mario Lollobrigida, e al Viceministro del MEF, Maurizio Leo.

“Riteniamo di interesse generale la prosecuzione del tavolo tecnico aperto, e di cui facciamo parte, al fine di continuare nell’interlocuzione e nel confronto con l’Agenzia, convinti di poter apportare contributi utili alla migliore analisi delle alternative legislative e dei loro possibili impatti sugli obiettivi indicati dalla delega parlamentare, così come anticipato in diverse occasioni”, concludono.

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Riordino gioco online in Gazzetta Ufficiale: cosa succederà a PVR, skin e nuove concessioni

Grande attenzione alla tutela dei giocatori e al gioco responsabile

Dai PVR alle skin, passando per le concessioni per il gioco online fino alla conformazione dei siti di scommesse e all’obbligo di pubblicità responsabile. La riforma del gioco pubblico abbraccia il settore dell’online a 360 gradi mettendo finalmente mano a un comparto che da troppi anni chiedeva un riordino sotto tanti punti di vista.

Dopo mesi di discussioni e l’approvazione in Parlamento, l’ultimo passo è stato effettuato il 3 aprile con la pubblicazione in Gazzetta Ufficiale del decreto legislativo. La nuova legge mira a riformare il settore dei giochi, a partire da quelli a distanza. Un testo che tocca diversi punti, affrontando temi di particolare importanza che interessano decine di migliaia di utenti, lavoratori e imprese. 

E’ il caso dell’albo dei Punti Vendita Ricariche (PVR). Per quanto riguarda questo segmento, il costo all’albo sarà di 100 euro annui ed il Governo prevede che siano almeno 30.000 i punti interessati alla regolarizzazione. Non è possibile prelevare somme dai conti né riscuotere vincite. Sarà possibile invece ricaricare in contanti fino a 100 euro a settimana, superata tale soglia si dovranno utilizzare strumenti elettronici di pagamento, quindi tracciabili e sicuri.

Altro argomento molto caldo, quello delle nuove concessioni per il gioco online. Confermato il costo a 7 milioni di euro e che la gara dovrà essere indetta entro il 31 dicembre 2024. Nel testo in Gazzetta è previsto che ogni concessionario investa ogni anno lo 0,2% dei suoi ricavi netti, per massimo 1 milione di euro, in campagne informative e di comunicazione responsabile. Al concessionario viene data la possibilità di effettuare campagne di promozione, anche utilizzando il proprio logo con l’esigenza di promuovere la prevenzione e il contrasto al gioco patologico.

Allo stesso tempo, la riforma del gioco online ha decretato lo stop alle skin, visto che per un concessionario è previsto un solo sito di riferimento senza affiliati, oltre ad una app per ogni tipologia di gioco. Sia sul sito sia sulle app sarà obbligatoria la presenza del logo del concessionario, pena la sospensione della concessione fino, in caso di reiterazione della violazione, alla decadenza.

Prevista, per la tutela dei giocatori, la presenza di autolimitazioni del gioco (tempo e spesa), oltre ad altre limitazioni basate sull’età ed il comportamento di gioco del giocatore stesso. Sui siti dovranno essere presenti contenuti di informazione sul gioco problematico e gli strumenti offerti per la prevenzione. Ai giocatori compariranno messaggi automatici che informeranno sulla durata delle sessioni di gioco, sui livelli di spesa e sul limite preimpostato.

Infine, nel testo si parla anche della concessione per il gioco del Lotto che avrà durata di 9 anni ed una base d’asta di partenza di 1 miliardo di euro. Previsto un aggio per l’aggiudicatario del 6%. Grandi manovre quindi e una riforma che finalmente vede la luce. Il futuro del gioco pubblico in Italia riparte da qui. 

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Regolamento gioco Perugia: in Consiglio Comunale le proposte di modifica

Sotto la lente d’ingrandimento il distanziometro e i limiti orari per le slot

Durante l’ultima riunione della I commissione consiliare Affari Istituzionali a Perugia, è stato discusso l’ordine del giorno che riguardava l’analisi della conformità attuale alle normative comunali sui giochi leciti e suggeriva modifiche specifiche a parti del regolamento esistente.

Si è espressa la necessità di un controllo più stringente sul rispetto delle norme, in particolare quelle legate alla presenza di materiale informativo sui rischi del gioco in locali autorizzati e alla formazione obbligatoria per gli esercenti. Questa mossa si propone come un primo passo fondamentale nella lotta contro la diffusione del gioco d’azzardo patologico.

Le modifiche proposte al regolamento comunale includono la distanza minima di 500 metri tra le sale giochi e i cosiddetti luoghi sensibili, come scuole, luoghi di culto e centri giovanili. Si suggerisce inoltre una revisione degli orari di apertura delle sale giochi, limitandoli dalle 10:00 alle 20:00, e la restrizione dell’uso degli apparecchi da gioco a orari non notturni, per ridurre l’accessibilità al gioco nelle ore più vulnerabili.

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Riordino giochi, non solo online ma anche rete fisica: il monito dell’Eurispes

I rischi per utenti, imprese ed Erario. Dal costo della concessione online ai PVR, dall’importanza della rete fisica agli esercizi generalisti

Momento di grande importanza per il settore del gioco pubblico in Italia: è infatti in corso l’iter che porterà all’approvazione del decreto legislativo con il quale il Governo intende avviare il riordino dei giochi pubblici, atteso da tempo dagli operatori. Non mancano però le problematiche e gli scontenti: l’intervento del Governo si è infatti concentrato in particolare sui soli giochi “a distanza”, lasciando per ora da parte il gioco fisico

Questo doppio binario di intervento rischia di creare squilibri a vantaggio dei sistemi illegali. I numeri indicano infatti una crescita esponenziale dell’online e ciò rende sicuramente necessario porvi attenzione: nel 2022, la raccolta “fisica” è stata di 63 miliardi, quella online ha raggiunto invece i 73 miliardi (+373% rispetto al 2012), con una previsione di arrivare a circa 83,5 miliardi del 2023.

Lo Schema di Decreto stabilisce dunque i nuovi costi delle concessioni dell’online: una tantum di 7 milioni di euro per ogni concessione della durata di 9 anni, mentre per quelle precedenti si versavano circa 250.000 euro. Il rischio di questa misura è quello di tradursi in un indebolimento della protezione degli utenti, attraverso una contrazione significativa del perimetro del mercato legale, attualmente occupato da 93 soggetti concessionari, e, in parallelo, di rivitalizzare l’offerta illegale degli operatori online senza concessione (i cosiddetti .com).

Circa l’80% della raccolta del gioco online fa capo a 20 concessionari, il Governo ipotizza che almeno 30 delle medie imprese già operanti (su 93 complessive) potrebbero trovare remunerativa la partecipazione alla gara, pur sopportando un onere concessorio cresciuto di ben 28 volte.

A margine dei dati, si evidenzia d’altronde il forte rischio che la nuova gara europea, che dovrebbe concludersi entro la fine dell’anno, possa avvantaggiare ulteriormente imprese straniere e multinazionali a scapito delle piccole e medie imprese che fino ad oggi si sono impegnate nella filiera del gioco online (dai PVR alle società di servizi, alle stesse concessionarie di medie dimensioni cui fa riferimento il Governo). Sotto il profilo erariale, la nuova gara per la raccolta online dovrebbe produrre entrate pari a circa 350 milioni di euro. Va però ricordato che gli introiti dello Stato dal comparto provengono in massima parte dai prelievi sul gioco fisico.

Relativamente al 2022, esso ha assicurato alle casse dello Stato 9,2 miliardi, contro 1 miliardo apportato dall’area del gioco online: una ulteriore migrazione dal fisico all’online, indotta anche dal vantaggio competitivo registrato dal mercato online che può contare su di una corsia preferenziale della strada del riordino, potrebbe quindi comportare impatti negativi per l’Erario in termini di minori entrate. 

Il provvedimento, d’altra parte, “sfiora” l’ambito della rete fisica su uno specifico aspetto: la normazione dei PVR, ovvero i Punti Vendita e Ricarica, autorizzati dai concessionari online per l’apertura e la ricarica dei conti di gioco e che rappresentano la proiezione territoriale dell’offerta online e il principale strumento di promozione commerciale nel quadro dei vigenti divieti di pubblicità (“decreto Dignità”).

Il Governo stima che i PVR attivi sul territorio siano attualmente 50.000. In proposito, si deve riconoscere che averli “circoscritti” a quei soggetti già inseriti nella filiera regolamentata del gioco, se va nella direzione di disboscare il territorio dalla presenza di realtà presso le quali si sono evidenziati numerosi casi di irregolarità o illegalità, per altro verso, esclude una platea di esercizi aperti al pubblico che da anni svolge questa attività con un impatto quindi sulle piccole imprese che ne traevano un introito e che si troveranno in balìa dell’offerta dei bookmaker stranieri (.com) per essere assorbiti nelle reti illegali.  

Nella prima riunione della Conferenza Unificata per le valutazioni sullo schema di decreto legislativo tenutasi il 25 gennaio scorso, le Regioni, le Province Autonome e le Autonomie Locali hanno sottolineato l’esigenza che il Governo sottoponga alla Conferenza il testo dei provvedimenti sul riordino della rete fisica prima della loro emanazione, sulla scorta dell’esperienza dell’Intesa siglata nel 2017, ponendo l’accento sulla necessità di un loro coinvolgimento nella definizione delle linee generali delle misure da porre in essere per contrastare il Disturbo da Gioco d’Azzardo.

Di particolare interesse è la proposta avanzata dalle Regioni di una propria compartecipazione, nella misura del 5%, a partire del 2027, al gettito dell’imposta sugli apparecchi di gioco, finalizzata ad interventi per rafforzare la prevenzione e la cura delle dipendenze da gioco e altre fragilità sociali.

Un’altra considerazione svolta dalle Regioni e che conferma l’interconnessione tra l’area dell’online e quella del fisico e quindi l’importanza di un approccio unitario, è quella relativa ai PVR. È stata sottolineata l’importanza per le Regioni di poter accedere alle informazioni relative alle sedi di tali punti in quanto, essendo qualificati “luoghi della rete fisica di gioco”, la conoscenza della loro ubicazione rappresenta un’informazione necessaria per definire i criteri di distribuzione e concentrazione territoriale delle reti fisiche del gioco e per le misure per contrastare le dipendenze.  

In considerazione di quanto detto, è importante che il Governo dia seguito a quanto previsto al comma 2 dell’art. 1 del disegno di legge sull’online: «Le disposizioni relative ai giochi pubblici ammessi in Italia raccolti attraverso rete fisica sono contenute in un successivo decreto legislativo emanato dopo la definizione di una apposita intesa programmatica al riguardo tra Stato, Regioni e Enti locali».

Per quanto riguarda l’offerta di gioco “fisico”, i temi da affrontare e risolvere sono molteplici: da quello del rinnovo delle concessioni, per superare la logica provvisoria delle proroghe, alla creazione di un quadro definitivo e stabile dei prelievi erariali, oggetto da anni di continui aumenti assunti in logica di cassa; dalla instaurazione di un corretto rapporto tra Stato e Regioni nella determinazione della dislocazione dell’offerta territoriale, alla condivisione di azioni concrete, efficaci e realmente applicabili, nel contrasto al Disturbo da Gioco d’Azzardo.

Non affrontare questi aspetti problematici significherebbe assistere ad un deperimento del “canale fisico” con effetti negativi su diversi piani come recentemente illustrato nell’ambito del Tavolo di confronto promosso dall’Eurispes che ha acceso un faro sulle specificità della rete fisica dell’offerta di gioco pubblico e le funzioni positive da essa svolte. 

In primo luogo va evidenziata la rilevanza occupazionale dell’offerta di gioco pubblico su rete fisica: tra i 140.000 e i 150.000 addetti tra dipendenti e FTE (full time equivalenti). Questi numeri attestano la dimensione labour intensive di una filiera che, peraltro, incarna lo 0,5% del Pil nazionale (circa 10 miliardi di euro, con 9,2 miliardi di euro per l’Erario). Inoltre, se è vero che le Concessioni sono in capo ad aziende medie e grandi, nella filiera operano però anche le piccole-medie aziende dei gestori, che rappresentano l’anello di collegamento con gli esercenti, e che a loro volta utilizzano prestazioni in outsourcing da soggetti esterni. 

Infine, gli esercenti operano in circa 85.000 punti vendita, tra specializzati e generalisti. Questi ultimi (circa 50.000), rappresentano ancora una rete capillare. Gli attuali “numeri” della rete fisica hanno già risentito di una riduzione tra il 2017 e il 2022. Se nel riordino dell’offerta su rete fisica si operasse nel senso di una limitazione ulteriore dei punti vendita, il rischio di un impatto negativo sull’occupazione diverrebbe una certezza. Una marginalizzazione della rete fisica dell’offerta legale, inoltre, comprometterebbe il decisivo ruolo di presidio della legalità che essa rappresenta. 

Un altro aspetto problematico che il riordino dovrebbe affrontare, è quello del cosiddetto “federalismo del gioco”. L’Eurispes negli ultimi anni ha più volte segnalato che le politiche assunte a livello regionale per contrastare i rischi del gioco problematico e/o patologico, hanno prodotto misure a macchia di leopardo che, comunque, sono state accomunate dall’assunzione di strumenti come il cosiddetto “distanziometro” e la compressione degli orari. Questi strumenti per un verso sono risultati inapplicabili, e quindi oggetto di continue moratorie, per altro verso, dove anche solo parzialmente applicati, comportano la pratica scomparsa di parte consistente dell’offerta di gioco legale. 

Da ciò discendono seri problemi per la tenuta complessiva dell’offerta di gioco pubblico. In primo luogo, la marginalizzazione dell’offerta fisica impatta negativamente sui livelli occupazionali, che si concentrano proprio sugli esercizi specializzati e su quelli generalisti.

Inoltre, va considerato che l’Erario incassa dall’offerta di determinati prodotti, AWP e VLT, parte consistente del PREU: dei circa 10,5 miliardi del 2023, più di 5,5 miliardi derivano proprio dalle giocate attraverso apparecchi. Dal 2017 al 2023 questa cifra, tra l’altro, è già scesa del 10%: 5,5 contro 6,1 miliardi. Se questo trend si approfondisse, l’Erario ne risulterebbe fortemente danneggiato, anche perché proprio sugli apparecchi si realizza un prelievo maggiore, mentre, a parità di volumi di gioco, l’online è soggetto ad un prelievo decisamente inferiore.

In conclusione, l’auspicio è che tutti i soggetti deputati e interessati alla regolamentazione dell’offerta di gioco pubblico prendano atto di quanto contenuto nello Schema di Decreto con l’obiettivo di migliorarlo e, soprattutto, di giungere quanto prima ad un reale e complessivo riordino che affronti in maniera organica le problematiche della rete fisica.

In questo ineludibile processo è essenziale ascoltare quanto prima la voce delle Autonomie Locali, ma anche quella degli operatori, consapevoli che il tempo non è un elemento “neutro”. Ulteriori ritardi vedrebbero infatti approfondirsi i trend che il mercato, così come oggi è normato, sta oramai chiaramente manifestando, e che prefigurano una progressiva marginalizzazione della rete fisica.

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Giuliano Frosini (IGT): “Il riordino del gioco pubblico occasione da non sprecare per un’intesa tra Stato ed Enti Locali”

Intervista al Senior Vice President Institutional Relations, Public Affairs and Media Communication di IGT

Dal valore della rete fisica all’atteso riordino del gioco pubblico, dal rapporto politica-gioco al divieto di pubblicità, dalla scelta di puntare solo su Lotto e Gratta e Vinci all’importanza del mix fra tradizione e innovazione passando per l’incognita del Metaverso: tanti i temi trattati, in un’esclusiva intervista rilasciata al direttore di Agimeg Fabio Felici, da Giuliano Frosini, Senior Vice President Institutional Relations, Public Affairs and Media Communication di IGT.

Sono passati circa 3 anni dalla scelta di concentrare la vostra attività solo su Lotto e Gratta e Vinci. Qual è il bilancio di questo triennio?

“In un mercato come quello del gioco pubblico sono possibili due strade: o consolidi o vendi. Alla fine, la scelta dell’azienda è stata quella di vendere. Devo dire che ci riteniamo molto soddisfatti di quello che è avvenuto dopo questa scelta.

Prima di tutto perché questa operazione ci ha dato la possibilità di concentrarci sulle lotterie in Italia. La nostra idea è che questo segmento possa continuare ad essere molto amato dai giocatori. Questo è possibile anche grazie ad un’innovazione quotidiana che la rende un ever green del portafogli giochi.

Una innovazione che “ringiovanisce” la tradizione, sempre sostenuta in modo concreto da policy attente e innovative messe in campo dal Regolatore e dal gruppo giochi dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Un pensiero va anche ai tanti colleghi che lavorano su questi prodotti, utilizzando nuove tecnologie per stare al passo con i tempi.

Tali frontiere dell’innovazione e della tradizione sono percorribili anche grazie al presidio fisico della rete dei punti di vendita: la rete è la sentinella dei consumatori affinché quest’ultimi possano fruire di una esperienza di gioco sempre sicura e sostenibile. Si può immaginare che tali innovazioni possano essere proficuamente colte perché nei punti di vendita fisici sono sempre garantite quelle prospettive di sicurezza e di ordine pubblico che sono tra i capisaldi della nostra concessione.

E’ un periodo di grande fermento per il gioco pubblico in vista dell’atteso riordino del settore. La tua visione del settore nel medio-lungo termine fa parte della storia delle nostre interviste e quindi come pensi andrà a finire la questione del riordino?

Questa è una bella domanda. Io sono un grande appassionato di citazioni e stavolta mi fai venire in mente il maestro Yoda di Guerre Stellari: “fare o non fare. Non c’è provare!”. Credo che finora il riordino non si sia fatto per evitare un contrasto tra le istituzioni sul modello distributivo, che resta il cuore del riordino.

Adesso è il momento di fare, non di provare. E’ il momento di fare perché ci sono condizioni piuttosto favorevoli per un’intesa tra Stato ed Enti Locali: una di queste è che il Governo, quindi la politica, è più forte. Inoltre, negli uffici di diretta collaborazione dei ministri, c’è un gruppo di esperti che ha una conoscenza storica di queste questioni.

E infine, c’è anche un’industria più matura, cioè pronta a cogliere queste novità e ad utilizzarle anche in una chiave di investimenti sostenibili. Ho sempre affermato un principio e lo ribadisco anche in questa occasione. Non si può non partire dalla riaffermazione della riserva statale e del modello concessorio.

La mia opinione è che le decisioni devono nascere a livello statale. Poi ovviamente vanno considerati gli aspetti contemperativi e gli aspetti mitigativi che le norme concorrenti, come si chiamano oggi, si prefiggono. E quindi vanno considerate molto attentamente le situazioni di rischio che di volta in volta andranno analizzate anche sui territori. Io, però, non penso che sarebbe intenzione di nessuno tappezzare i territori di nuova offerta di gioco.

Penso invece che, se si partisse dall’esistente e se ne considerassero i modi e le forme, sarebbe un buon principio. Io credo che questa possa essere una fase più proficua di quella del passato perché ci sono spunti sui quali lavorare. Per prima cosa, è un po’ più chiara la richiesta di compartecipazione da parte degli enti locali. E poi perché il tanto tempo trascorso – l’ultimo tentativo concreto risale già a quasi dieci anni fa – se da un lato è un male, dall’altro ha aperto le porte alle tante innovazioni tecnologiche, che ormai fanno miracoli.

Ricerca, sviluppo e intelligenza artificiale consentono di avere monitoraggi costanti di luoghi, device, giocatori e dei loro comportamenti. Se il punto resta la riduzione e il controllo dell’offerta di gioco, considerata giustamente assai capillare, non c’è più bisogno di tenere lontani i giocatori; ma più proficuamente valutarne i comportamenti e prevenire eventuali approcci problematici. Penso che l’intera industria sosterrebbe un riordino che preveda investimenti sostenibili in tal senso da scambiare con stabilità e certezza delle regole, come per una qualunque altra industria o settore.

Rimanendo in campo politico, lo scorso anno hai dichiarato che la politica dovrebbe smettere di considerare “radioattivo” occuparsi del gioco pubblico. Cosa dovrebbe fare il settore per contribuire a “smaltire” questa radioattività?

Credo che finora sia mancata un po’ di propensione alla rappresentanza unitaria dei propri interessi, cosa che non guasterebbe. Più questi modelli di rappresentanza sono qualificati, infatti, e più le istituzioni e gli interlocutori politici si sentono a proprio agio nell’affrontare le questioni con le cosiddette terze parti. Va detto, però, che anche in quei settori considerati più ‘nobili’, come ad esempio l’energia, il gas, le telecomunicazioni, la frammentazione della rappresentanza è tipica di interessi poco convergenti.

Questi settori, tuttavia, hanno trovato il modo di adattarsi, di trovare punti d’incontro, di contemperare. Forse quello che ancora manca al settore del gioco pubblico, figlio di quelle proficue operazioni di legalizzazione portate avanti talvolta talmente velocemente da avere uno sviluppo tumultuoso, è non aver raggiunto questa maturità.

Mi pongo, però, una domanda: sono queste esuberanze che hanno indebolito le policy o piuttosto sono le incertezze delle regole che hanno determinato questo ‘si salvi chi può’, per cui ognuno cerca di affermare i propri interessi come prioritari rispetto ad altri? Mi rispondo da solo: si cominci a denuclearizzare il comparto, a trattarlo con la dignità industriale che esso invoca e sono sicuro che l’occasione non andrà perduta”.

Sono invece 4 gli anni da cui è diventato operativo il divieto di pubblicità. Visto il fallimento degli obiettivi per il quale era stato imposto non credi sia giunto il momento di “riammettere”, magari in maniera diversa rispetto al passato, il settore nel mondo delle comunicazione?

Se la domanda è sul recente anniversario del cosiddetto Decreto Dignità e del suo articolo 9, il mio giudizio resta critico: la comunicazione, appropriata e disciplinata, è esiziale per dare un tratto contraddistintivo all’offerta legale. Faccio un esempio: torna ciclicamente la questione della discussione sulle sponsorizzazioni sportive.

Il mondo dello sport rivendica un pedaggio sulle scommesse, visto che il mercato si sostiene su un catalogo di eventi che effettivamente con lo sport hanno a che fare. Allora proprio nell’ambito del riordino si può ripensare complessivamente il profilo della fiscalità e destinare una quota a progetti sociali, sport compreso.

La comunicazione, le sponsorizzazioni, anche sportive, possono svolgere un ruolo importante, a patto che per accontentare tutti non si ricorra sempre a nuove tasse che poi, proprio perché sono aggiuntive, non accontentano nessuno. Il tempo della riammissione è maturo, però, a mio giudizio, ciò deve avvenire in un contesto generale di rivalutazione del comparto, non in una mera logica di raccolta di risorse.

Circa un anno fa mi ha accennato il discorso del Metaverso facendomi anche degli esempi su cosa stava succedendo in questa realtà parallela. Il Metaverso è quindi una pericolosa incognita o il futuro del gambling?

Prima di tutto va detto che oggi il Metaverso, in quanto tale, forse rappresenta più una pericolosa incognita per sé stesso. Se, invece, per un attimo abbandoniamo l’idea del brand e ci focalizziamo su quell’insieme di esperienze digitali che ogni tanto ci danno un appuntamento con il futuro, credo siano un vere entrambe le opinioni: è il futuro, ma in alcuni ambiti, quando arriva il futuro, bisogna che questa maturazione sedimenti, stimolando anche policy di regolazione.

È un mondo, infatti, che in sé offre tante importanti opportunità, ma che espone anche a rischi. Se parliamo di gioco legale, è necessario studiare il fenomeno, fare in modo che l’esperienza di gioco abbia le stesse garanzie che ha assicurate un consumatore che si reca in tabaccheria a giocare un ambo sulla ruota di Roma.

Anche qui penso ad un sistema concessorio: il fatto di indossare un casco da realtà virtuale non autorizza nessuno ad esporre l’utente ad un bombardamento di offerte magari non legali. Ma non sono preoccupato: anche qui c’è un presidio del regolatore pubblico che studia i fenomeni con le diramazioni dei suoi team di cybersicurezza. E poi c’è un attore vigile che è una eccellenza italiana, SOGEI, il cui ruolo forse è poco conosciuto, ma è pur sempre un’eccellenza.

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Riforma gioco online, Castaldo (CEO Microgame): ‘Pronte soluzioni per operatori e reti’

‘L’aumento esponenziale dei costi della Concessione richiede il raggiungimento di livelli dimensionali importanti’

Il riordino del gioco pubblico è ormai alle porte e l’attenzione per il nuovo assetto è pressante. Gli Operatori dell’online, del retail e con esso l’intero comparto dei PVR si interrogano sul futuro ma c’è qualcuno che su quello stesso futuro sembra avere le idee già molto chiare. È il caso di Microgame, da sempre in prima linea nella fornitura di servizi e soluzioni omnicanale per il gaming. Il suo CEO Marco Castaldo da Londra, durante ICE, aveva lasciato intravedere una strada già tracciata comprensiva di soluzioni pronte per sostenere il business dei tanti che operano e vogliono continuare ad operare nel mercato regolamentato italiano. Il ceo di Microgame è tornato quindi sull’importante questione in una esclusiva intervista rilasciata ad Agimeg.

“L’assetto che si va concretizzando velocemente – spiega Castaldo – presenta dei cambiamenti da noi già attesi, per certi versi inevitabili.  Da anni lavoriamo a soluzioni in previsione di restrizioni alla operatività dei PVR e di eliminazione della Skin. Con le nostre soluzioni vogliamo ribadire che siamo il partner perfetto per lo scenario del mercato del prossimo futuro”.

Soluzioni che saranno in grado di preservare il business di chi ha investito in questo settore e vuole continuare ad operarci?

“Sì, assolutamente. Ovviamente a condizione di un rispetto totale delle nuove regole. La nostra missione è garantire la continuità, in questo passaggio epocale, a quegli operatori che con coraggio hanno scelto di operare nel mercato regolamentato italiano fungendo anche da argine per il mercato illegale. L’aumento esponenziale dei costi della Concessione richiede il raggiungimento di livelli dimensionali importanti e Microgame si propone come partner per individuare e realizzare soluzioni in questo senso. Non solo, la flessibilità della nostra nuova piattaforma permetterà un altissimo livello di personalizzazione dell’offerta di gioco, rispondendo alle esigenze commerciali di business composti da filiere e segmenti di mercato diversi, anche sotto l’ombrello di un unico brand come previsto dalla nuova regolamentazione. Siamo quindi pronti a sostenere chi vorrà consorziarsi per affrontare le nuove sfide della regolamentazione e forniremo loro soluzioni tecnologiche in grado di garantire da un lato un’unione di intenti tale da superare lo scoglio dei nuovi costi di concessione e dall’altro un’indipendenza operativa tale da preservare l’identità di ciascun business”.

Anche la questione PVR è un tema molto sentito da diversi operatori

“Il Punto Vendita Ricarica cambierà attività e modo di lavorare. Prima di tutto per i pagamenti tracciati abbiamo diverse soluzioni che sono a disposizione dei concessionari. So che questo tema è molto sentito, ma ritengo che l’aspetto dei pagamenti diventerà secondario. Il PVR di successo sarà un affiliato terrestre e il servizio di valore sarà il suo contributo alla valorizzazione e alla fidelizzazione del giocatore. Questa è l’omnicanalità di cui si parla da tempo e che ora vedremo realizzarsi appieno. È su questo tema che noi investiamo da anni, e abbiamo pronti gli strumenti che permetteranno al PVR, alle reti commerciali, e al Concessionario di riposizionare il loro business nel nuovo mondo, e non essere spazzati via o costretti a rivolgersi al mondo illegale del .com. A ENADA porteremo alcuni highlights della nuova piattaforma e si potrà entrare nel concreto della nostra nuova offerta”.

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Liquidità internazionale e poker online: un’opportunità da non sprecare

Volpe (Cuiprodest), ‘L’Italia è rimasta l’unico grande Paese in cui il poker è limitato ai nostri confini a svantaggio di imprese, giocatori ed Erario’

Giorni caldi per il gioco online alle prese con il discusso riordino del settore che sta completando l’iter parlamentare. Ed in tema di riordino tiene banco anche la questione della liquidità internazionale. Al momento in Italia i giocatori possono partecipare a tornei di poker online solo insieme ad altri residenti nel nostro Paese. Con il concetto della liquidità internazionale si vuole superare proprio questo scoglio della residenza in Italia, consentendo agli utenti di poter giocare anche con residenti di altri paesi ma con le regole e la sicurezza italiane. Sulla questione è intervenuto, in un’intervista rilasciata all’agenzia Agimeg, Giuseppe Volpe, Managing partner di Cuiprodest, la società di consulenza che ha condotto un approfondito studio sulla materia.

Che risposta vi aspettate dal mondo politico?

“E’ urgente che il Parlamento chieda al Governo di introdurre la liquidità internazionale nel poker, ovvero la possibilità per gli italiani di giocare con gli stranieri con le regole del nostro Paese”.

Quali vantaggi immediati porterebbe l’introduzione della liquidità internazione nel settore del poker online?

“L’Italia è rimasta l’unico grande Paese in cui il Poker è segregato a tutto svantaggio di giocatori ed Erario. Secondo le stime di Cuiprodest la differenza tra 300 milioni di euro di potenziale (con liquidità internazionale) e la stima attuale di 175 milioni di euro (senza di essa) vale 125 milioni di euro di imponibile aggiuntivo che, con la tassazione corrente, equivalgono a circa 32 milioni di euro l’anno di nuove entrate per lo Stato”.

I vantaggi riguarderebbero anche l’aspetto della sicurezza

“ Aumentando il numero di giocatori sarebbe meno probabile organizzare frodi, più difficile il riciclaggio e più semplice per l’operatore ravvisare eventuali anomalie statistiche. Quindi vantaggi importanti in tema di regolarità delle partite e sicurezza del giocatore”.

Con la liquidità internazionale più divertimento per il giocatore senza aumento dei costi

“Il poker online è definito dalla legge come “gioco di abilità“, dove non conta solo la fortuna ed è una competizione tra giocatori in cui l’operatore guadagna solo dalla quota di iscrizione alla partita o al torneo, non dalle vincite o dalle perdite del giocatore. I tornei, per legge, non possono costare più di 250 euro e con la liquidità internazionale si allungherebbe la durata dei tornei, consentendo al giocatore di praticare la propria passione più a lungo senza spendere di più. Insomma più tempo per il divertimento senza ulteriori esborsi di denaro”.

Insomma puntate ad un poker online più moderno e senza frontiere?

“Nel 2011 il poker online rappresentava il 67% della spesa di gioco online. Oggi rappresenta il 4%. ço studio ESPAD citato nella posizione espressa dalla Conferenza Stato Regioni evidenzia che i giochi maggiormente praticati online sono le scommesse sportive (47%), seguiti da altri giochi di casinò (28%), scommesse virtuali (27%) e slot machine 25%. Il Poker è scomparso. Paesi con regolazioni severissime come Olanda, Svezia, Svizzera, Belgio, Regno Unito, Francia e Danimarca consentono la liquidità internazionale e non hanno mai denunciato problemi. Insomma è il momento per l’Italia di uscire dalla preistoria del poker online e di entrare nell’era di un mercato più moderno e aperto”.