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Legge gioco Piemonte, giovedì i lavoratori in piazza a Torino per chiedere annullamento retroattività della norma

Prevista grande partecipazione alla manifestazione del 18 marzo

Settimana fondamentale per i lavoratori del gioco legale del Piemonte. Giovedì 18 marzo si terrà infatti a Torino – a partire dalle ore 10:00 a Piazza Castello – la manifestazione dei lavoratori del comparto, che chiedono l’abrogazione della retroattività e delle norme contenute nella Legge Regionale n. 9 del 2 maggio 2016, che di fatto determinano la sostanziale espulsione del gioco legale dal territorio piemontese.

L’approccio proibizionista portato avanti dalla Regione Piemonte, oltre a favorire il business illegale, che trova campo libero, costringe le aziende di gioco a chiudere e a licenziare i propri dipendenti. Un destino condiviso anche da tutti i pubblici esercizi che in questi anni sono riusciti a sopravvivere grazie all’integrazione dei guadagni derivanti dagli apparecchi da gioco lecito e che oggi sono in estrema difficoltà.

Anche se il Piemonte è in zona rossa, sarà possibile il regolare svolgimento della manifestazione, in quanto autorizzata. Come previsto infatti dal DPCM attualmente in vigore – e come ribadito recentemente dal Ministero dell’Interno in una circolare – “resta confermato quanto già evidenziato in precedenti circolari in ordine all’esercizio di alcune libertà, quali in particolare quelle connesse alla partecipazione alle manifestazioni pubbliche e alle celebrazioni religiose, le quali anche nella zona arancione e in quella rossa, trovano la propria disciplina nelle disposizioni dettate per la zona gialla e, più specificamente, con riguardo al nuovo provvedimento, dall’art. 10”.

Gli organizzatori della manifestazione invitano tutti i partecipanti – che potranno recarsi a Torino da ogni parte d’Italia con l’autodichiarazione – al rispetto delle indicazioni dettate dalle normative vigenti anti-assembramento e di seguire le indicazioni che verranno fornite dai volontari, identificabili dalla pettorina blu, presenti in piazza.

Verranno fornite a tutti i partecipanti delle pettorine di colore giallo e, in piazza, si troverà già posizionata a terra l’apposita segnaletica al fine di garantire la corretta distanza interpersonale tra ogni partecipante. La manifestazione dovrà essere svolta in forma statica indossando la mascherina e rispettando la distanza di sicurezza di almeno 1 metro tra ogni partecipante.

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Minenna (dir. ADM): “Con attività di gioco legale chiuse, persi 35 miliardi”

Molto spesso le giocate sono dirottate verso il circuito illegale, ha detto il direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli

“Sul tema dei giochi l’Agenzia si è trovata, durante la pandemia, davanti ad una rilevante novità. Di fatto la chiusura del gioco legale ha generato una traslazione più o meno consapevole del consumatore finale verso il gioco illegale, spesso legalmente vestito. Siamo passati nel gioco fisico da 75 a 40 miliardi di euro, mentre il passaggio all’online è stato solo di 13-14 miliardi di euro, mancano 35 miliardi. L’Agenzia è un ente di regolamentazione e vigilanza del gioco legale, motivo per cui il gioco illegale va represso. Al primo lockdown ADM ha dovuto trovare strumenti di vigilanza nuovi. Il Copregi è un Comitato che consente all’Agenzia di entrare in sintonia con Gdf, Polizia Carabinieri per coordinare le operazioni di repressione del gioco illegale. Sarebbe stata una sconfitta dello Stato consentire il proliferare durante il lockdown del gioco illegale, per cui siamo intervenuti in maniera puntuale per le nostre potenzialità. Siamo intervenuti su oltre 200 sale, comminando sanzioni per centinaia di migliaia di euro”. E’ quanto ha dichiarato in tema di gioco Marcello Minenna, direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, nel corso dell’audizione presso la Commissione parlamentare di inchiesta sul fenomeno delle mafie e sulle altre associazioni criminali, anche straniere.

“Le giocate online hanno una tracciatura che ci consente una completa verifica su eventuali operatività complesse, attraverso strumenti di analisi quantitativa per identificare schemi ripetitivi che nascondono riciclaggio e trasferimenti di liquidità”, ha detto ancora il direttore generale ADM rispondendo ad alcune domande degli onorevoli presenti all’audizione. In merito alle infiltrazioni nel settore del gioco, “nel momento in cui troviamo ‘teste di legno’ con reddito di 30 mila euro l’anno che giocano per centinaia di migliaia di euro, è chiaro che qualcosa non funziona. Per questo l’Agenzia ha avviato importanti attività sul territorio interagendo con le autorità giudiziarie, stabilendo la presenza di un referente per ognuna delle principali Procure della Repubblica. I controlli sono diversi tra fisico e online – ha detto ancora – ed il motivo è semplice nella complessità del tema: online c’è una tracciatura veramente puntuale del giocatore, mentre dal punto di vista fisico no. Anche la prescrizione della tessera sanitaria è abbastanza superabile e viene ad essere più una questione di forma che di sostanza. Una cosa è certa, nell’online abbiamo avuto volumi crescenti, circa 50 miliardi di euro, in molti casi abbiamo trovato tanti giocatori che compiono operazioni che indicano un trasferimento di liquidità. Sulle verifiche che l’Agenzia fa, ADM ed i concessionari controllano la regolarità contributiva e fiscale dell’esercente del gioco, ma molte cose possono ancora essere fatte per migliorare la governance del settore, ma soprattutto la verifica che attraverso un settore legale non si vadano a svolgere attività illegali”, ha affermato Minenna.

Il direttore generale di ADM ha inoltre detto che, per contrastare ulteriormente il gioco illegale, “entro l’estate spero possa essere disponibile l’app dell’Agenzia” per distinguere gioco legale da quello illegale, “in modo che il cittadino quando va davanti ad un punto di gioco può capire se è un punto di gioco legale, un punto di ricarica Pvr o un punto di gioco illegale”. “Potremmo inoltre introdurre, con qualche aggiustamento normativo che abbiamo richiesto al legislatore, il ‘whistleblowing’, cioè la possibilità che un cittadino, attraverso l’app ADM, possa segnalare all’Agenzia la presenza di un punto illegale, in modo che noi, in sinergia con Copregi e le altre forze di polizia, possiamo effettuare l’intervento” sanzionatorio.

“In questa audizione cercherò di dare i numeri sull’attività di vigilanza, antifrode e controlli dell’Agenzia. Nell’ultimo anno sono state sequestrate 10 mila tonnellate di merci. Nel 2020 l’ADM ha più che raddoppiata la propria attività dal punto di vista dei sequestri nell’ambito del settore merceologico, tra cui 20 milioni di mascherine che non avevano requisiti di legge. Il nostro modello di vigilanza – ha detto ancora Minenna – ha previsto appositi codici doganali per distinguere i vari prodotti, dunque ad esempio le mascherine dai dispositivi di protezione individuale. Questi codici sono stati alla base dell’OLAF, che controlla le varie unità doganali. Altra tipologia di controllo ha riguardato la parte chimica. ADM si è dotata da subito di macchinari per verificare le caratteristiche delle mascherine secondo le diverse tipologie di filtraggio, consentendoci di intercettare eventuali anomalie. La funzione di vigilanza dell’Agenzia ha interessato anche altre attività. La pandemia non ha infatti fermato illegalità, il sommerso o la criminalità organizzata. In tema di accise, solo nella regione Lazio sono state scoperte frodi nei carburanti per 700 milioni di euro e abbiamo erogato sanzioni per centinaia di milioni di euro. In tema di Iva abbia erogato sanzioni per quasi 2 miliardi di euro. Gran parte di queste sanzioni hanno interessato il cosiddetto schema dei caroselli, ovvero società appartenenti a diversi Stati europei che producono beni solamente ‘su carta’ per evadere l’Iva. Abbiamo avuto interventi su armi, beni culturali, contrabbando di tabacchi, per il quale abbiamo comminato sanzioni per 50 milioni di euro. Il tema più grande sotto tutti i punti di vista riguarda i sequestri di stupefacenti. Siamo intervenuti con i sequestri anche su moto, auto, pezzi di ricambio”, ha concluso Minenna.

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La chiusura dell’attività di gioco legale regala spazi alla criminalità

Nel 2020 record di arresti e denunce legate al gioco illegale

Quella che era più di una sensazione trova purtroppo conferma nei numeri. La chiusura di 240 giorni, in un anno, delle sale giochi, sale scommesse e sale bingo ha regalato spazi al mercato del gioco illegale, controllato e gestito da organizzazioni criminali. La conferma arriva da una indagine di Agimeg che ha raccolto ed elaborato i dati relativi alle operazioni, riguardanti il mercato del gioco, effettuate da Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia, Direzione Distrettuale Antimafia e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. I periodi esaminati sono stati gli anni 2019, con il mercato del gioco pubblico attivo ed il 2020, dove le sale slot/vlt, scommesse e bingo hanno subito un doppio lockdown (da marzo a giugno e da ottobre a dicembre).

Le sale che offrono gioco legale sono rimaste chiuse a differenze di altre attività come ristoranti, bar, parrucchieri, centri estetici. Le attività di gioco non hanno potuto riaprire pur disponendo di protocolli molto stringenti, in grado di garantire la massima sicurezza per il personale e per gli utenti.

Il mercato dell’intrattenimento, del quale il gioco legale fa parte, ha subito un duro colpo da questa chiusura prolungata. Nel 2020 per quasi tutto l’anno oltre 120.000 lavoratori sono stati assistiti da ammortizzatori sociali e nel 2021 almeno 50.000 di questi posti di lavoro sono a rischio per la crisi delle aziende.

Tutto questo a vantaggio del settore del gioco illegale che nel 2019 era stimato in 12 miliardi di euro, stima salita a 18 miliardi (+50%) nel 2020 per la riemersione immediata delle scommesse offshore e delle bische clandestine. E con il prolungarsi della chiusura delle attività di gioco legale, nel 2021 il mercato dell’illegale, secondo alcune stime, potrebbe toccare i 22 miliardi di euro, quasi il doppio rispetto al 2019 quando il gioco legale non aveva subito sospensioni.

Ricordiamo che il comparto del gioco genera l’1% del PIL, ha 80 mila punti sul territorio, fa girare i motori di 3200 imprese di gestione ed è stato fermo 9 mesi negli ultimi 12. A questo si aggiunge l’essenziale funzione del settore come presidio di legalità.

Anche l’Erario paga lo scotto di questa chiusura prolungata. Nel consuntivo 2020 dalle casse dell’ Erario mancheranno oltre 5 miliardi di euro.

Ed un ulteriore conferma dei danni sociali, oltre a quelli economici, che la chiusura delle sale sta provocando arrivano dai dati relativi alle operazioni, riguardanti il mercato del gioco, effettuate da Guardia di Finanza, Carabinieri, Polizia, Direzione Distrettuale Antimafia e Agenzia delle Dogane e dei Monopoli. Agimeg ha messo a confronto il 2019, anno con il mercato del gioco regolarmente attivo, con il 2020 anno con il comparto colpito da un doppio lockdown.

Nel 2019 sono state effettuate 22 operazioni contro il gioco illegale, numero cresciuto lo scorso anno quando le operazioni furono ben 26. E nei primi due mesi del 2021, sono già 6 le operazioni di polizia condotte sul territorio italiano, confermando una crescita rispetto allo stesso periodo del 2019. Si tratta di operazioni che fanno riferimento all’anno indicato e non arrivano da inchieste precedenti.

Ma il dato che rende bene l’idea di come aver colpito il gioco legale abbia avvantaggiato le organizzazioni criminali, arriva dalle persone coinvolte. I 200 arresti nel 2020 rappresentano un +257% rispetto alle persone (56) finite in manette l’anno prima. In forte crescita anche le denunce passate dalle 62 del 2019 alle 160 dello scorso anno (+158%). Ed il 2021 potrebbe addirittura vedere questi dati in crescita. In questa prima parte dell’anno infatti sono già state arrestate 14 persone ed altre 37 denunciate per attività di gioco illegale collegata alle criminalità.

Dove è stato possibile risalire al giro d’affari (in molti casi le indagini sono ancora in corso o non si dispone di dati certi) si evidenziano differenze importanti nei due anni presi in esame. Nel 2020 il giro d’affari scoperto dalle varie operazioni ha fatto segnare un valore di 118 milioni di euro (+879%), contro il 12 milioni del 2019.

Quasi triplicati i sequestri di slot illegali e sale scommesse non autorizzate e fortissima crescita delle sanzioni amministrative.

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Sardegna, la regione è la prima “zona bianca” d’Italia

Da ieri riapertura graduale delle attività

Il Governatore della regione Sardegna, Solinas, dopo il passaggio in “zona bianca”, la prima regione a raggiungerla in Italia, ha emanato la nuova ordinanza che prevede la riapertura serale dei ristoranti e dei bar.

Il presidente della Sardegna ha deciso di attuare una politica di riapertura graduale delle attività, continuando a monitorare l’evolversi della situazione dei contagi. Attese quindi nei prossimi giorni ordinanze specifiche sulle nuove riaperture. Per quanto riguarda le sale giochi, sale scommesse, sale bingo e corner rumors parlano di riaperture per l’8 marzo. (fed)

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Istat, per attività sportive, intrattenimento e gioco la più alta incidenza di chiusura

La pandemia ha colpito duramente alcuni settori economici

Nel report dell’Istat “Situazione e prospettive delle imprese nell’emergenza sanitaria Covid-19” è emerso che le attività sportive, il settore dell’intrattenimento, le case da gioco e i servizi alberghieri e ricettivi hanno la più alta incidenza di chiusure in Italia.

Il 7,2% delle imprese ha dichiarato di essere chiuso. Si tratta dunque di circa 73mila imprese, che pesano per il 4% dell’occupazione. Il 68,4% delle imprese ha dichiarato una riduzione del fatturato nei mesi giugno-ottobre 2020 rispetto allo stesso periodo dell’anno precedente. Le attività sportive, di intrattenimento e di gioco hanno fatto registrare diminuzioni superiori alla media nazionale. (fed)

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Riaperture, dopo la Crozia anche la Finlandia riapre i negozi di gioco

Scommesse, bingo e sale gioco riapriranno nel paese scandinavo

Anche la Finlandia, dove l’indice dei contagi tende a diminuire, decide di riaprire i negozi dedicati al gioco pubblico come sale scommesse e sale bingo, la scelta segue quella presa dalla Croazia la settimana scorsa.

Mentre in Italia si parla di ulteriori restrizioni nel resto d’Europa la situazione tende a sbloccarsi. E’ infatti recente la decisione di Croazia e Finlandia di riaprire i negozi dedicati al gioco pubblico come sale scommesse e sale bingo. La decisione è stata presa in vista di miglioramenti della situazione epidemiologica ma è ancora circoscritta unicamente a quelle zone dove il rischio di infezione si è abbassato di molto, come nella regione di Kainuu e della Carelia. (fed)

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Intervista a Giuliano Frosini (Senior Vice Pres. Lottomatica): dal riordino del settore del gioco pubblico alla riapertura delle sale

E’ arrivato il momento di pensare in tempi brevi ad un percorso che porti alla riapertura del settore

Le problematiche legate al riordino del settore del gioco pubblico, la possibilità di far ripartire le attività di gioco convivendo con l’emergenza sanitaria, la protesta delle lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale in corso a Roma,  sono solo alcuni dei temi trattati da Giuliano Frosini (Senior Vice President di Lottomatica) nell’intervista rilasciata al direttore di Agimeg Fabio Felici.  Un’analisi attenta e dettagliata sullo stato dell’arte ed il futuro del settore del gioco pubblico in Italia.

L’Italia ha un nuovo Governo. Ferme restando le priorità sulla salute pubblica, l’economia e il mondo del lavoro, cosa si aspetta o si augura dal punto di vista della politica sui giochi?

“La priorità assoluta è ovviamente la salute delle persone; penso alla campagna vaccinale e alle cure veloci per raggiungere quanto prima la certezza che un numero sempre minore di persone possa ammalarsi. Da un punto di vista “regolamentare” invece il settore dei giochi pubblici è a pieno titolo tra le questioni da affrontare (e riformare) al più presto. Questo comparto attende una riforma complessiva ormai da troppo tempo.  Mi aspetto che anche grazie agli stimoli che arriveranno dal nuovo Governo, il Gioco legale in Italia smetta una volta per tutte di essere un facile pretesto per inutili attacchi demagogici e torni ad essere considerato come una parte importante della filiera produttiva del nostro Paese”.

Da anni si tratta il tema del riordino del settore del gioco. Ad oggi non c’è stata alcuna riforma di questo tipo. Non pensa sia giunto il momento di coinvolgere anche gli Enti locali in questa riforma e risolvere in questo modo le tante problematiche locali che oggi ci sono?

“Oggi ci troviamo di fronte al fallimento di iniziative tattiche o di “tamponamento” e credo dunque sia arrivato il momento di occuparsene seriamente. Non si tratta di partire da zero: sono sul tavolo già alcuni spunti, tra i quali la compartecipazione al gettito degli Enti locali. Si potrebbe prevedere, ad esempio, che una porzione del trasferimento diretto delle imposte venga conferito alle Regioni in accordo con queste ultime.

Ma la vera questione per affrontare il tema in maniera organica è il riordino del modello distributivo e il connesso ridimensionamento dell’offerta. Penso che sia arrivato il momento di poter ripensare le concessioni, rendendole da concessioni per prodotto a concessioni per luogo fisico, in modo tale da poter liberare non solo gli operatori industriali, ma anche le istituzioni da un insieme frammentario di offerta di gioco pubblico, che, sul territorio, si traduce in una eccessiva capillarità.

Bisognerebbe quindi ragionare, lasciando inalterata la sola distribuzione generalista, sulla possibilità di individuare un numero definito di luoghi fisici dove possano essere offerte liberamente slot, scommesse e bingo. Queste sale sarebbero contingentate per territorio ed ogni Regione potrebbe decidere liberamente di consentirne l’apertura di un numero definito. Quando una Regione decidesse il proprio numero di sale, qualsiasi altra offerta di gioco sarebbe bandita. Un’organizzazione simile darebbe vita ad un modello sostenibile, con una riduzione significativa dell’offerta, e agevolerebbe una serie di benefici collaterali.

Penso alla infinita discussione sull’utilizzo della tessera sanitaria frutto di un approccio demagogico al problema. L’introduzione dell’obbligo della tessera venne infatti implementata senza tenere minimamente conto del contesto tecnologico, e sociale. La declinazione di questo provvedimento ha determinato una situazione paradossale per la quale l’accesso e l’attivazione delle macchine da intrattenimento è previsto solo per le VLT, macchine super sicure, ubicate esclusivamente in sale dedicate e non raggiungibili dai minori.

Una revisione generale del modello distributivo, costruita sulla centralità dei punti fisici risolverebbe anche questo problema: una volta accertata a monte l’età del giocatore, infatti, le persone potranno essere libere di fruire dell’intera offerta legale di Gioco in totale sicurezza e senza ulteriori vincoli.

Non pensa sia giunto il momento di poter pensare alla riapertura delle sale giochi, come altre attività assimilabili, imparando a convivere con l’emergenza sanitaria? Il rischio è che se si aspetta che il virus non ci sia più, probabilmente non ci saranno più nemmeno le sale gioco

Assolutamente sì. Dò per scontata la cosa più ovvia: devono essere adottati tutti i protocolli sanitari previsti, anche in forma rafforzata. Ma è arrivato il momento di pensare in tempi brevi ad un percorso che porti alla riapertura. E contestualmente ad una strada per salvare un settore che, se non avrà risposte o prospettive, da qui a poco tempo, rischierà di sparire. Con la prima, immediata, conseguenza che la raccolta emersa se ne tornerebbe immediatamente nell’alveo dell’illegalità.

Da un mese le lavoratrici ed imprenditrici del gioco legale sono in presidio e manifestano a Piazza Montecitorio. Un momento difficile per essere ascoltate ma hanno avuto un riscontro mediatico molto importante. Come giudica questo tipo di protesta?

Le donne tendono a fare spesso le cose meglio degli uomini. Solidarizzo con loro e le incito a portare avanti una protesta molto civile; ho notato diversi politici, di diversi schieramenti, per la prima volta fermarsi con loro a parlare di gioco. Credo che il coraggio di queste lavoratrici vada incoraggiato e spero che anche per loro si possano prendere delle decisioni il prima possibile.

A che punto è l’operazione di trasferimento a Gamenet della rete di slot e scommesse?

È in uno stadio avanzato, siamo fiduciosi di poter chiudere quanto prima. Restano da definire alcune questioni, anche di natura regolatoria e tecnologica, ma direi che ci siamo.

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Manifestazione “rosa”: le lavoratrici del gioco legale “diventano” fantasmi

Chiuso dal 26 ottobre scorso, il settore del gioco pubblico in gravi difficoltà

Si è tenuta oggi pomeriggio la quinta manifestazione delle lavoratrici ed imprenditrici del gioco pubblico, davanti a Montecitorio. Le donne hanno iniziato un presidio permanente dal 21 gennaio scorso e, al 13 giorno di permanenza in piazza, si sono ritrovate a manifestare vestite da fantasmi, a simbolo di un settore che sembra essere invisibile.

Le lavoratrici stanno infatti protestando contro la chiusura del settore da 8 mesi a causa dell’emergenza epidemiologica. “Oggi dimostriamo a tutti quello che siamo, gli invisibili, quelli mai citati, mai nominati e mai considerati. Abbiamo sempre una situazione di stallo che non ci permette di fare di più. Ma noi aspettiamo pazienti finchè la situazione non sarà rientrata. Speriamo di essere ascoltati quanto prima, perché la situazione è insostenibile”. Lo ha dichiarato Antonia Campanella, promotrice della manifestazione.

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Le attività chiuse da tempo dall’emergenza sanitaria lanciano un grido d’allarme

Ristori adeguati e date di riapertura sono le richieste delle associazioni dei settori dello sport, spettacolo, turismo e gioco

Associazioni del gioco pubblico, ma anche del mondo dello sport e delle palestre, del turismo e della ristorazione, dello spettacolo e del cinema, per la prima volta riunite per affrontare le problematiche dei rispettivi settori, chiusi da mesi a causa della pandemia in quanto attività ritenute dal Governo non essenziali. Ma è proprio sul riconoscimento della propria essenzialità, in quanto comparti che tengono in piedi centinaia di migliaia di imprese e danno lavoro a milioni di persone, che si è focalizzato il dibattito coordinato dal direttore di Agimeg Fabio Felici. Tutte le associazioni hanno convenuto sulla necessità di riaprire quanto prima, in quanto le proprie imprese hanno adottato ogni protocollo necessario per evitare il contagio da coronavirus, oltre a non esserci evidenze scientifiche su focolai di Covid scoppiati in palestre, sale scommesse, bingo o agenzie di viaggi. 

Una crisi che coinvolge sono alcune categorie

“I colleghi delle palestre, del turismo, dello spettacolo hanno tutta la mia solidarietà. Anche loro sono stati colpiti dal concetto di non essenzialità. Abbiamo fatto investimenti per rispettare i protocolli e mettere in sicurezza le nostre aziende, ma non ci fanno aprire ugualmente”. Lo ha detto Massimiliano Pucci, presidente di As.tro, “La nota dolente è rappresentata dai ristori. Uno studio della CGIA di Mestre ha dimostrato come a fronte di 29 miliardi di euro di ristori si sono persi 423 miliardi di fatturato, dunque i ristori coprono appena il 7% delle perdite. Il nostro settore dal 1° gennaio ha dovuto sostenere versamenti Iva, imposte sui bolli, spese per i contributi previdenziali dei dipendenti, contabilità ordinaria e pagamenti delle imposte su prodotti che non utilizziamo. Se le chiusure si protrarranno sine die, servono ristori seri. L’Istat ha reso noto che ci sono 298 mila aziende a rischio sopravvivenza nei prossimi 90 giorni. Speriamo di riaprire il prima possibile, abbiamo tutti le stesse problematiche”. Pucci si è poi soffermato sul concetto di non essenzialità. “Questo concetto di essere aziende non essenziali non ci consente di andare in banca per pagare il mutuo. Essenziale è lavorare. Questa crisi ha un elemento tipico, ovvero lo scontro tra lavoratori garantiti e non garantiti.

Tutto il lavoro è essenziale

“L’idea di un protocollo unico da sottoscrivere con le altre categorie colpite dal lockdown è un’occasione importante, che non va perduta e lasciata fine a se stessa. Il comparto del gioco pubblico conta 150 mila lavoratori ed oltre 70 mila aziende su tutto il territorio nazionale. Ricordo che a febbraio 2021 saremo stati chiusi 10 mesi su 12, con perdite economiche insostenibili. E’ una notizia che i quattro comparti chiedano insieme la riapertura. Il punto fondamentale è che si deve riaprire in sicurezza per forza, i ristori sono pochi ed insufficienti”. Lo ha detto Geronimo Cardia, Presidente Acadi, “Se ci sono rischi di prolungamento dell’emergenza si deve puntare tutto sulla sicurezza in una realtà aperta e non pensando di compensare le conseguenze di una chiusura senza fine, non è pensabile.  I ristori sono insufficienti e non coprono tutti i periodi di chiusura, occorre che siano ampliati ed estesi, quanto dato nei mesi precedenti deve essere prolungato e agganciato alla durata delle chiusure. Mettiamo insieme gli sforzi per la riapertura, dobbiamo invocare il diritto di riaprire e non essere discriminati, l’aspetto tecnico va messo davanti a quello politico. Dobbiamo lavorare per questo – afferma Cardia – si parli di ragioni tecniche: non abbiamo avuto un focolaio, facciamo sacrifici enormi per dotare le strutture con strumenti anticovid. Stare insieme è quanto mai importante, rappresentiamo comparti ingiustamente chiusi e sofferenti. Altro tema è l’essenzialità, ci sono attività aperte con un criterio che non è necessariamente di essenzialità di prodotto. Non si possono dare  giudizi morali e valutazioni di essenzialità ai servizi offerti. Tra l’altro non dimentichiamo che noi siamo incaricati di pubblico servizio. Non può essere accettata discriminazione di trattamento rispetto ad altri comparti. I comparti del gioco, del turismo, delle palestre e dello spettacolo sono settori che hanno grande rilevanza nel sistema Paese. Tutti questi comparti hanno protocolli di sicurezza, pur con le specificità di ognuno. Per riaprire dunque non deve essere giudicato se è essenziale il servizio offerto ma che è essenziale tenere in sicurezza utenti e lavoratori. Ad esempio non conta sciare, conta mettere in protezione utenti e lavoratori del comparto, per questo si prevede una riapertura a breve degli impianti di risalita. Da quanto si legge è impensabile che il virus con tutte le sue varianti sparisca in breve termine: la strategia deve essere oggi la riapertura in piena sicurezza e la convivenza in piena sicurezza con il problema. Giudico positivamente il fatto che questi concetti possano essere veicolati e sostenuti da 4 comparti così importanti come quello del gioco pubblico, del turismo e ristorazione, delle attività sportive e dello spettacolo”.

Fondamentali ristori adeguati

“Chi valuta cosa è l’essenzialità? Tutti i comparti sono essenziali per le aziende e le persone che ci lavorano, e nel caso del comparto del gioco pubblico, della ristorazione, del turismo e delle palestre sono milioni di persone. Forse si potevano accettare le chiusure nella fase iniziale della pandemia, a marzo, ma ora non è un sistema non più sostenibile, le nostre aziende muoiono”. E’ l’allarme lanciato da Paquale Chiacchio, presidente di GiocareItalia, “Tutti noi siamo imprenditori che lavorano in prima linea, ma ciò che stiamo subendo non è più tollerabile. Come si può fare a meno del turismo, della ristorazione, delle palestre, dei cinema? Siamo chiusi da mesi e quindi dovremmo avere almeno dei ristori congrui, sospendendoci affitti e bollette che stiamo continuando a pagare. Con le attività chiuse imposte dai DPCM dobbiamo sopportare tutti questi costi, il tutto con produttività pari a zero”.

Documento condiviso per riaperture

“La nostra associazione rappresenta i lavoratori generici del mondo dello spettacolo, una delle più vecchie associazioni del cinema nata nel 1993. Da marzo a settembre c’è stata una chiusura totale del cinema, il che ha portato a grandissimi disagi per i lavoratori del settore, senza contare che durante la pandemia il Mibaact ha portato la tax credit al 40%. Purtroppo oggi il cinema è in mano a personaggi poco trasparenti, che io chiamo prenditori e non imprenditori. Questo è un problema grosso che dobbiamo risolvere”. Lo ha detto Angelo Ciaiola, presidente di Agi Spettacolo, l’associazione dei lavoratori e professionisti dello spettacolo. “In media ogni film richiede un centinaio di persone, tra troupe e attori generici, per un settore che conta 250 mila lavoratori, ma del comparto non interessa niente a nessuno. Tra l’altro Inps ed Enpals non fanno controlli, oggi subiamo anche la concorrenza di molte persone che hanno perso il lavoro e si sono rivolte al mondo dello spettacolo per guadagnare qualcosa”. Per Ciaiola un “documento condiviso da presentare al Governo per evidenziare le nostre problematiche è essenziale per tutti noi, in quanto avremmo più forza e visibilità se ci uniamo insieme”.

Costi di gestione delle attività chiuse, insostenibili

“Il nostro mondo rappresenta circa 100 mila strutture e più di 1 milione di lavoratori. Il settore è praticamente in crisi da un anno, due soli mesi di riapertura non hanno contribuito a ridare alcun sostentamento economico. Quello delle palestre è un settore distrutto da una gestione che non adotta riscontri scientifici per stabilire le chiusure. Ci siamo fatti carico di innumerevoli costi di gestione per metterci a norma, abbiamo avuto controlli da parte dei Nas, ma una settimana dopo i controlli siamo stati nuovamente chiusi. Vorremmo solamente capire i motivi che ci tengono ancora chiusi”. E’ quanto ha dichiarato Giampiero Guglielmi, Presidente nazionale di ANPALS, Associazione nazionale palestre.  “Siamo chiusi ma paghiamo costi fissi, come gli affitti dei locali. Ritengo i ristori inadeguati per gli imprenditori di questo settore considerati i costi di gestione di una palestra. Offriamo servizi connessi a salute e benessere, ma non capiamo perché i centri in cui vengono rispettati obblighi e regole per evitare il contagio, siano tenuti chiusi. Dicono che non siamo un’attività essenziale non perché non essenziale alla salute, ma probabilmente perché valiamo poco per l’Erario. Infatti il 99% delle strutture appartengono ad associazioni del terzo settore, che dunque hanno agevolazioni fiscali. Questo credo sia il problema più grosso. Sull’ipotesi di un documento unitario da sottoporre all’attenzione del Governo, Guglielmi ha detto: “Il documento è una necessità, nei vari settori che rappresentiamo le problematiche sono comuni. Ala politica, non essendoci risultati scientifici, chiederei di vedere i dati che attestano che palestre e centri fitness sono luoghi di contagio del virus. La commissione tecnica scientifica ha questi dati?

Obiettivo tutela occupazionale

“Da marzo dello scorso anno la vita dei lavoratori è cambiata a causa della pandemia, una situazione inedita che ha avuto impatti molto forti, con la ristorazione che ha parzialmente chiuso. Il settore cambia spesso colore seguendo gli indici di contagio delle diverse regioni, che ha impatti variabili secondo l’andamento della pandemia. Per i lavoratori è una situazione molto difficile, anche perché nel sistema degli ammortizzatori sociali ci sono ritardi nei pagamenti”. Lo ha detto Luca De Zolt, funzionario Filcams cgil, sindacato del turismo e della ristorazione. “Nella ristorazione lavorano moltissime persone, ma nel settore del turismo l’impatto è stato ancora più forte in quanto sono venuti a mancare i flussi turistici internazionali. Strutture alberghiere e tour operator non lavorano, sono inattivi da tantissimi mesi e il problema è che abbiamo davanti molti altri mesi prima di poter ripartire. Un altro settore su cui ci saranno conseguenze di lunga durata è quello del turismo da lavoro e congressistica. Dovremo imparare a lavorare in maniera diversa, stiamo subendo cambiamenti nell’economia e nelle attitudini che avranno lunga durata. Il nostro obiettivo è la tutela occupazionale, per arrivare alla quale cerchiamo la convergenza da parte di tutti. Ora – prosegue De Zolt – è importante che le associazioni di rappresentanza convergano verso obiettivi comuni, mentre oggi c’è eccessiva frammentazione. Dobbiamo condurre la politica verso scelte maggiormente condivise”.

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Le donne del comparto giochi scendono in piazza

A Roma manifestazione contro la chiusura delle attività di gioco

Si è tenuta ieri a Roma, in piazza Monte Citorio, la manifestazione in ‘rosa’ delle lavoratrici del gioco legale “Io dico Basta – Il lavoro non è un gioco”. Promossa dalla presidentessa dell’associazione di categoria EMI Rebus e membro del Comitato Direttivo di GiocareItalia, Antonia Campanella, la manifestazione ha voluto rappresentare una protesa al femminile, ma non per questo meno dura, sulla prolungata chiusura che sale giochi, sale scommesse e sale bingo stanno subendo da fine ottobre, dopo aver dovuto chiudere le saracinesche anche in primavera con il primo lockdown.

Oltre 6 mesi di chiusure forzate per il settore del gioco legale, che conta oltre 150 mila lavoratori il cui futuro oggi più che mai è a rischio, vista anche l’assenza di una data per una possibile riapertura. Le manifestanti hanno chiesto a gran voce ristori adeguati per le perdite subìte in questo periodo e maggiori garanzie sulla cassa integrazione dei dipendenti. In molti casi non è infatti ancora pervenuta quella riguardante il primo lockdown.

Alla manifestazione, che ha visto protagoniste oltre 100 donne, tra lavoratrici ed imprenditrici del settore, sono intervenuti diversi rappresentati politici, appartenenti sia alla maggioranza sia all’opposioni, che si sono detti pronti a rappresentare le istanze del settore al Premier Giuseppe Conte, per spingere verso una pronta riapartenza delle attività economiche chiuse da troppo tempo, senza casi dimostrati di contagi avvenuti nelle sale giochi, sale scommesse o bingo.

“Abbiamo protocollato le nostre istanze e ci è stato garantito che nelle prossime ore o giorni saremo contattati”, ha fatto sapere la promotrice della manifestazione ‘rosa’, Antonia Campanella. “Le altre volte non ci avevano promesso nulla, mentre oggi ci hanno garantito determinate cose. Ora il problema principale è la tenuta del Governo, attendiamo di vedere cosa succederà nelle prossime ore”.