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Scommesse sportive, ad agosto l’online “salva” il mercato

La rete fisica perde invece quasi il 40 per cento

Il bilancio di agosto delle scommesse sportive si chiude con una spesa di circa 115 milioni di euro. Si tratta di un dato in calo del 7,8% rispetto ai 124,7 milioni di euro spesi ad agosto dello scorso anno, ma più o meno in linea con i 119,6 spesi nel 2019 (-3,8%).

E mentre il segmento dell’online ha di fatto “retto” il settore, quello della rete fisica ha subito un forte calo. Le scommesse online hanno registrato infatti una spesa, ad agosto, di 81,4 milioni di euro (+17,6% rispetto allo stesso mese dello scorso anno), mentre il mercato dei punti fisici ha chiuso con una spesa di 33,6 milioni di euro, in calo del 39,5% rispetto ad un anno fa.

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Green Pass: sanzioni in sala giochi in provincia di Udine

Continuano i controlli delle forze dell’ordine nelle attività dove è obbligatorio accedere con la certificazione

I controlli in una sala giochi di Gemona del Friuli, in provincia di Udine, da parte dei Carabinieri, hanno portato alla scoperta di un cliente sprovvisto di Green Pass. Da ulteriori controlli è emerso che la certificazione non era stata richiesta all’entrata della sala. E’ scattata quindi una multa di 400 euro sia per il cliente sia per il titolare della sala, per violazione amministrativa.

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Agenzia delle Dogane e dei Monopoli: sequestrati distributori di carburante in diverse regioni italiane

In Campania, Friuli Venezia Giulia, Veneto e Toscana in corso ulteriori accertamenti

ADM, dopo un’attenta analisi dei rischi condotta dall’Ufficio Controlli Accise, energie e alcoli, ha posto in essere, per tramite del Gruppo Operazioni della Direzione Generale, una vasta operazione di verifica sui distributori stradali ed autostradali, in tutto il territorio dello Stato. Al momento sono in corso ulteriori accertamenti a carico dei gestori, già deferiti all’Autorità Giudiziaria, di diversi impianti che si trovano nelle regioni della Campania, del Friuli Venezia Giulia, del Veneto e della Toscana. I reati ascritti sono connessi alla violazione del divieto di commercializzazione di gasolio non conforme alle specifiche qualitative di cui al D.Lgs. 66/2005 e s.i.m e alla norma UNI EN 590:2017 Sono contestate le violazioni di cui all’art. 515 del codice penale “frode in commercio”.

Le operazioni – guidate da Stefano Saracchi responsabile del Gruppo Operazioni e Roberto Galdi per l’ufficio controlli Accise – si sono svolte tramite la misurazione del livello di carburante presente nei serbatoi dei distributori ed attraverso il prelievo di campioni in contraddittorio con i gestori. Le relative analisi, effettuate dai laboratori chimici mobili di ADM, hanno confermato la non conformità del gasolio alle previste specifiche commerciali.
I funzionari ADM, in qualità di agenti ed ufficiali di polizia giudiziaria e tributaria hanno proceduto, di volta in volta, alla verbalizzazione delle contestazioni ad al sequestro di diverse decine di migliaia di litri di gasolio, tramite apposizione di specifici sigilli sui serbatoi di stoccaggio e sulle pompe di erogazione.

L’operazione scaturisce da una direttiva interna finalizzata all’esecuzione di controlli operativi sui depositi commerciali di carburanti che, nel corso del corrente anno, hanno emesso e-DAS (documenti elettronici di accompagnamento di prodotti assoggettati ad accisa) per quantitativi di benzina e di gasolio incongruenti con quelli ricevuti.
Tale fattispecie, ove confermata dagli approfondimenti istruttori, comporta l’emissione, da parte del deposito, di documenti falsi a copertura di prodotti energetici sottratti all’accertamento ed utilizzati per carburazione. Questi prodotti sono, con ogni probabilità, i cosiddetti “designer fuels”, vale a dire miscele di idrocarburi, non conformi alle previste specifiche qualitative commerciali, fabbricate per essere impiegate come succedanei dei carburanti a norma, previa irregolare introduzione e immissione in consumo.

Il Direttore Generale dell’Agenzia, Marcello Minenna, dichiara: “I controlli in questione sono tutti eseguiti a tutela dei consumatori e sono serventi a garantire il rispetto delle regole in una filiera complessa come quella dello stoccaggio e la commercializzazione dei carburanti. L’attività costituisce la diretta applicazione delle norme antifrode recentemente introdotte nel settore ed è stata attuata sul territorio grazie alla programmazione di interventi mirati del Gruppo CP-Operazioni inserito nelle strutture della Direzione Generale. Le attività ispettive e di verifica sono tutt’ora in corso e continueranno anche nelle prossime settimane”.

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Luglio 2021, scommesse e casinò in crescita, poker online in calo

Il betting in agenzia è cresciuto di oltre il 20 per cento rispetto a giugno scorso

Crescono le scommesse sportive in agenzia ed i casinò games, mentre il poker, sia a torneo sia cash, sono in calo. E’ questa la situazione del mercato a luglio.

La spesa nelle scommesse sportive in agenzia è stata di 34,4 milioni di euro ed ha registrato un incremento del +21,5% rispetto a giugno scorso, quando la spesa era stata di 28,3 milioni. La crescita è dovuta all’effetto combinato degli Europei di calcio e delle Olimpiadi di Tokyo, oltre al fatto che a luglio la rete fisica di raccolta era completamente operativa.

Sono stati circa 129 i milioni di euro spesi a luglio la spesa nei giochi da casinò online, un dato in crescita del 39% rispetto ai 92,6 milioni dello stesso periodo del 2020.

In caso il poker online. La spesa del poker cash è stata di 4,53 milioni di euro, in calo del 7,7% (a luglio 2020 era stata di 4,91 milioni), mentre il calo del poker a torneo si ferma a -2,4%, passando dai 6,24 milioni di euro spesi a luglio 2020 ai 6,1 del mese appena terminato. 

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Green Pass e giochi: ecco quanti giocatori possono entrare nelle sale

Certificazione verde obbligatoria per entrare in sale giochi, scommesse e bingo

Una discussione che tiene banco tra gli operatori del gioco pubblico è di quanto calerà la raccolta delle loro attività con l’introduzione dell’obbligatorietà del Green Pass per avere accesso alle sale. Attraverso un’elaborazione di dati, Agimeg ha stimato la percentuale dei giocatori che potrebbero avere accesso alle sale giochi, sale scommesse e sale bingo.

I dati sono stati ottenuti dividendo la popolazione nelle fasce di età che caratterizzano i singoli giochi. Ad oggi in Italia, considerando la popolazione che ha completato il ciclo vaccinale e contando anche chi è in attesa della seconda dose e che è stato già colpito dal Covid, è totalmente o parzialmente protetto il 65,9% delle persone. Considerando solo gli over 12, la percentuale del parzialmente protetti è del 73,1%, con il 62,9% completamente vaccinato. Ovviamente, nell’elaborazione di Agimeg, sono stati presi in considerazione i dati della popolazione e delle vaccinazioni riguardanti persone maggiorenni.

SCOMMESSE: attraverso l’elaborazione dei dati suddetti, risulta che il 66,7% dei possibili utenti delle sale abbia a disposizione il Green Pass. Per aver accesso alle sale, ricordiamo c’è bisogno di aver ricevuto almeno una dose di vaccino, di aver effettuato un tampone o di aver avuto il Covid. Ovviamente i relativi Green Pass avranno validità differenti.

SLOT: in questo caso la percentuale sale leggermente rispetto alle scommesse. Dall’incrocio dei dati sulle vaccinazioni con la popolazione potenzialmente interessata a questo tipo di gioco, potrebbe entrare nelle sale il 71,1% degli ipotetici clienti.

BINGO: i dati del bingo corrispondono perfettamente con quanto dichiarato dal presidente di Federbingo Italo Marcotti, che si aspetta un calo, per questo tipo di attività di circa il 20%. Dall’incrocio dei dati risulta infatti che i possibili utenti del bingo autorizzati ad entrare sarebbero il 79,7%.

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Regione Lazio, il Consiglio approva la Legge di Stabilità

All’interno anche un importante intervento sul settore del gioco pubblico

Con 31 voti favorevoli e 15 contrari, il Consiglio Regionale del Lazio ha approvato la proposta di legge “Disposizione collegate alla Legge di Stabilità regionale 2021 e modificazioni di leggi regionali”. All’interno, c’è anche un articolo riguardante il settore del gioco che prevede una proroga di 12 mesi per i titolari di sale per il gioco e le scommesse per adeguarsi agli obblighi previsti dalla L.R. 5/2013 sulla prevenzione e il trattamento del gioco d’azzardo patologico. In pratica viene rimandato di un anno il distanziometro, che prevede la distanza minima di 500 metri da tenere dalle aree sensibili.

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Bassetti (Osp. San Martino di Genova): “Il Green Pass è una necessità. L’Italia non si può più permettere chiusure”

Anche le attività come le sale giochi devono puntare su protocolli e certificato verde

Vaccino si, vaccino no, green pass, variante Delta: l’informazione sull’emergenza sanitaria spesso ci travolge con dichiarazioni e dati in contraddizione tra di loro. Ma tra coloro che hanno sempre cercato di fare chiarezza sulla delicata questione dell’emergenza sanitaria e di spiegare in maniera diretta e comprensibile a tutti quali sarebbero i comportamenti migliori da adottare, potendo vantare un curriculum professionale di altissimo livello, c’è certamente il Professor Matteo Bassetti, Direttore della Clinica Malattie Infettive dell’Ospedale Policlinico San Martino di Genova. Il Professor Bassetti, ospite di diverse trasmissioni televisive importanti come uno dei massimi esperti italiani in tema di malattie infettive, ha rilasciato una interessantissima ed esclusiva  intervista al direttore di Agimeg Fabio Felici, nella quale si è parlato dello stato dell’arte e dell’evoluzione che avrà l’emergenza sanitaria ma anche delle problematiche legate al settore del gioco pubblico.

Professore lei da tempo si batte per una informazione corretta sulla questione Covid e proprio grazie ad i suoi interventi ha permesso a moltissimi italiani di affrontare l’emergenza nel modo corretto. La prima domanda che voglio farle e proprio relativa al’informazione. Un certo tipo di vaccino ok per un fascia di età, poi la fascia si cambia, il mix di vaccini prima è sconsigliato poi promosso, ecc Accanto a tutto questo si aggiungono titoli ed articoli che enfatizzano più i rari casi di effetti nocivi della vaccinazione che quelli positivi. Non crede che tutto questo abbia contribuito a far nascere paure ed incertezze che hanno portato milioni di italiani a non vaccinarsi o quantomeno ad avere dei dubbi?

“Sicuramente l’informazione non ha funzionato e la responsabilità mi pare sia un po’ di tutti. In primis probabilmente gli enti regolatori, sicuramente Aifa ma anche il Cts, lo stesso Ministero. Hanno fatto un po’ di confusione almeno nella prima fase. Sul vaccino Astrazeneca, prima ai 50, poi ai 60, poi di nuovo ai 50, poi ai maschi, poi alle femmine, cambi di rotta che non hanno certamente aiutato. Ci si è messa poi anche l’informazione ed il web e alcuni giornali che per acchiappare qualche like o per vendere qualche copia hanno messo in prima pagina spesso gli eventi negativi del vaccino senza mai mettere quelli in qualche modo positivi. E quindi ecco scoppiare casi come i decessi in Sicilia, che poi si è scoperto essere anche non legati al vaccino ma che al quale è stata data un’enfasi forse esagerata.

E tutto questo fa sì che oggi in Italia ci sia una pattuglia di italiani, anche molto ampia, che non dico siano no vax, ma è “ni vax” o forse “free vax” che sono scettici sul vaccino. Anche perché ascoltano la disinformazione che purtroppo viene fatta a mio parere da molti politici, da alcuni giornalisti, da alcuni colleghi medici che io non definisco neanche tali e da alcuni ciarlatani che vanno raccontando le storie più disparate.

Il fatto che il vaccino sia sperimentale, che ti può cambiare il patrimonio del Dna, fino alle stupidaggini che se metti il cellulare dove fai il vaccino sulla spalla ti rimane attaccato. Queste cose fanno il paio con quelle che dicevano che il virus viaggiava sul 4G e sul 5G o che il Coronavirus si curava con gli estratti di erbe o con le vitamine. La cosa che mi dispiace è che questi che hanno detto le stupidaggini più grosse sul Coronavirus sono gli stessi che le dicono anche per i vaccini.

Quello che dico ai cittadini è, fate attenzione da dove arrivano le informazioni perché oggi fare una comunicazione sbagliata sui vaccini vuol dire perdere un’opportunità. Perché oggi chi non si vaccina perde un’opportunità. E’ libero di farlo perché ognuno è libero di decidere sul proprio destino però sappiano che oggi non vaccinarsi e pensare che i vaccini siano la quintessenza del male o che abbiano non si sa quali effetti collaterali vuol dire mettere la propria vita a repentaglio, perché è evidente che a settembre-ottobre ci sarà una ripresa dei contagi ed evidentemente poi ci sarà anche una ripresa della circolazione del virus. Speriamo che le persone più fragili siano coperte. Ci saranno certamente meno ospedalizzazioni e ricoveri però, seppur minori sono i rischi di contrarre delle forme gravi, qualche problema ci sarà lo stesso. Allora io dico sempre, se posso evitare di sperimentare se la cintura di sicurezza funziona, evitando di andare contro un muro, sinceramente lo faccio e quel muro lo evito. E oggi per evitare di prendere quel muro, bisogna vaccinarsi”.

Le aziende che offrono gioco pubblico in Italia sono state chiuse, tra i due lockdown, per circa 350 giorni in meno di un anno e mezzo. Sono state le prime attività ad essere chiuse e le ultime ad essere riaperte. Tutto questo nonostante non si sia registrato un focolaio di Covid in nessuna sala Italia, tutto questo nonostante i protocolli rigidissimi a cui sono sottoposte. Adesso, con la nuova variante, già si parla di possibili nuove chiusure. Le volevo chiedere proprio questo, secondo lei la chiusura delle aziende di questo settore, come probabilmente per altre attività assimilabili, è davvero necessaria per il contenimento del virus o si potrà lavorare anche con il virus in circolazione?

“Dobbiamo imparare a convivere con il virus. Credo che il messaggio che deve arrivare sia convivenza, che vuol dire non rimanere terrificati e allarmati da una ripresa dei contagi che c’è in questi giorni e che probabilmente ci sarà nelle prossime settimane, ma è evidente che quella dei giochi è una delle attività che dovrebbe essere in qualche modo legata al Green Pass. Hai il Green Pass, sei vaccinato, con la doppia dose ovviamente o hai fatto il Covid e hai gli anticorpi oppure hai un tampone negativo fresco, allora questa attività la puoi fare. Credo che il Green Pass sia oggi lo strumento attraverso il quale le attività di questo tipo non debbano più richiudere. Poi naturalmente ci saranno i protocolli per evitare che la gente si metta una sopra l’altra o che ce ne siano troppe all’interno di queste sale, ma credo che con il Green Pass si possa ragionevolmente lavorare per non chiudere più”.

Un tema molto caldo in queste ore è quello del Green Pass. Qual è la sua opinione sulla possibile introduzione del Green Pass per molte attività, comprese quelle di gioco pubblico? Può essere uno strumento per evitare, in caso di peggioramento dei dati, nuove chiusure delle attività?

“Credo che del Green Pass ci sia la necessità, non l’opportunità. Perché il nostro paese non si può più permettere chiusure, non si può più permettere di decidere che per tre mesi al ristorante non si va più, così come allo stadio e altre attività come quella del gioco. Questo non è più possibile perché ormai il principio che dobbiamo avere è quello della convivenza. E la convivenza con il virus è fatta ovviamente di vaccinazione, di prevenzione e di Green Pass. Il Green Pass, paradossalmente, tutela di più il non vaccinato rispetto al vaccinato perché quest’ultimo fa una serie di attività che potrebbero essere a rischio, ma il fatto di essere vaccinato in qualche modo lo mette in protezione. Anche se ci dovesse essere un contagio che viaggia da un vaccinato ad un altro, tutto sommato non sarebbe così grave perché nel vaccinato i sintomi gravi e quindi i ricoveri non ci saranno. Come dicevo il Green Pass finisce di tutelare maggiormente proprio chi non è vaccinato, non consentendogli evidentemente di andare in strutture dove si può contagiare. Credo quindi che il Green Pass sia veramente la risposta per tornare a fare tutto quello che facevamo prima e soprattutto è la risposta per non chiudere più e quindi non trovarsi ad ottobre con un terzo lockdown”.

Professore per concludere volevo farle la classica domanda da un milione di dollari. Usciremo mai da questo incubo o nuove varianti e nuove virus cambieranno per sempre il nostro modo di vivere?

“Io credo che ne siamo già usciti, nel senso che stiamo parlando oggi di un aumento significativo dei contagi ma se guardiamo l’Inghilterra che ha riaperto tutto il 19 luglio, nonostante ci fossero oltre 30mila contagi al giorno con un grande impatto della variante Delta, questo è successo perché la gente è vaccinata. Noi ne stiamo quindi già uscendo, l’importante è che la gente si convinca che il modo per convivere nel futuro in un mondo in cui il virus è presente, è quello di viverci da vaccinati. Se non ci rendiamo conto di questo, vuol dire che vogliamo continuare a vivere con i bollettini, le chiusure e con gli ospedali che esplodono. Io personalmente di bollettini, chiusure ed allarmismi ne voglio fare volentieri a meno ed il modo per farne a meno è quello di vaccinarsi”.

Quando si parla di informazione bisogna sempre fare attenzione da chi ci arriva. Se a parlare dell’emergenza sanitaria è un luminare ed grande professionista come il Professor Matteo Bassetti, informazione e verità sono certamente dei sinonimi.

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Spagna, nei 2021 volta il gioco online

Mercato in crescita nel primo trimestre di quest’anno

Il gioco online in Spagna è cresciuto del 10,2% nel primo trimestre del 2021 rispetto ai primi tre mesi di un anno fa, superando i 240 milioni di euro di ricavi. La fetta più consistente spetta alle scommesse (110,3 milioni, quasi il 46% del totale, anche se il dato è in leggera flessione rispetto al primo trimestre del 2020), seguite dai casinò online (99,5 milioni, il 41,4%) e dal poker (24,9 milioni, 10,4%, circa). Il bingo chiude a 3,6 milioni (1,5%) e i concorsi si attestano a 1,7 milioni (0,7%).

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Rapporto Luiss-Ipsos: ‘Il gioco in Italia tra legalità e illegalità’

Il gioco pubblico tutelato è in grado di assicurare un miglioramento netto del benessere sociale

Il 67,7% della popolazione italiana maggiorenne, circa 31,3 milioni di persone, nel 2020 ha effettuato almeno una giocata. Tuttavia, anche a causa della pandemia che ha imposto la chiusura della rete fisica, si stimano circa 4,4 milioni di giocatori illegali, che rappresentano un universo complesso, all’interno del quale ricadono individui con diverse attitudini e inclinazioni, ma con caratteristiche sociodemografiche più definite. Sono, infatti, prevalentemente uomini (71%) mediamente più giovani del totale dei giocatori e risiedono di più nel Sud e Isole. E’ quanto è emerso nel corso della presentazione del Primo Rapporto di ricerca – Luiss Business School e Ipsos ‘Il gioco in Italia tra legalità e illegalità’.

A differenza di quanto si possa erroneamente pensare, il giocatore illegale non è un soggetto ai margini della società – evidenzia il Report – bensì è una persona integrata nel tessuto sociale che ha un’occupazione (72%) ed un tenore sopra la media (14%). Il giudizio sul gioco illegale denota una certa indulgenza da parte di molti giocatori: solo 2 italiani su 3 ritengono che si possano avere problemi con la legge, percentuale che scende a 1 su 2 tra i giocatori illegali. Ma la tolleranza rispetto ai comportamenti illegali sembra essere in contrasto col percepito generale del gioco illegale, che è considerato un problema serio dall’86% degli italiani e persino dal 69% dei giocatori illegali.

Dal rapporto emerge che negli ultimi 12 mesi, dei 31,3 milioni di individui (di età compresa tra 18 e 80 anni ndr) che hanno effettuato una giocata, il 41,7% (19,3 milioni di giocatori) lo ha fatto esclusivamente off-line, dunque in un punto fisico, mentre il 3,2% esclusivamente online, circa 1,5 milioni di persone. Il 22,8% (10,5 milioni) ha invece alternato il canale fisico con quello via internet. I giocatori illegali (4,4 milioni, il 9,5% del totale dei giocatori italiani) che hanno praticato il gioco in modalità off-line sono circa il 64,5% (3,2 milioni) contro il 26% di chi gioca su siti illegali (1,7 milioni).

Tra le curiosità si evidenzia come, a differenza del giocatore ‘tipo’, quello illegale è più colto, legge più libri, visita più mostre e musei, fa parte di associazioni culturali, compie donazioni. Inoltre, sfatando un luogo comune, il Report rende noto che il giocatore illegale non gioca per vincere denaro (come invece fa il giocare tipo), ma per svago ed intrattenimento. Ma quale è la percezione del gioco illegale nel nostro Paese? La percezione è diffusa, ma si ritiene sia bassa la probabilità di essere scoperti. Inoltre, chi pratica il gioco illegale riconosce maggiormente l’impatto negativo sulle entrate erariali, che potrebbero in parte essere devolute a scopi sociali e benefici, ma ne sottostima le conseguenze criminali. Il Logo di ADM, presente sui siti legali su cui poter giocare in sicurezza, è una bussola per i giocatori via internet legali, ma non per chi punta online in modo illegale, per i quali, secondo lo studio, è minore la conoscenza del logo dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.

Il Report ricorda come negli ultimi anni vi è stata una crescita progressiva di un sentiment anti-gambling/gaming, frutto di una percezione negativa di parte dell’opinione pubblica. Tale posizione, rafforzata talvolta da vicende di cronaca giudiziaria, ha determinato una graduale presa di distanza da parte della politica, nonostante l’oggettiva rilevanza del comparto in termini di gettito fiscale e di contributo al PIL nazionale. Questa presa di distanza non tiene conto dei numerosi benefici del gambling/gaming – quali, ad esempio, la crescita dei profitti delle imprese, l’aumento degli investimenti del settore, l’incremento del benessere dei consumatori – e non considera le esternalità positive del settore, in termini di contributo al reddito nazionale, all’occupazione ed alle entrate fiscali, così come in termini di vantaggio della regolamentazione e del controllo delle attività del settore.

Da un punto di vista economico, evidenzia il Report, si devono distinguere gli effetti diretti dei giochi in denaro da quelli indiretti. Gli effetti diretti riguardano il valore aggiunto, i livelli occupazionali, gli investimenti, la spesa dei consumatori, il gettito derivante dalle accise e dalle imposte del settore, nonché i benefici per i consumatori. Gli effetti indiretti, invece, si riferiscono all’indotto e quindi al reddito, ai posti di lavoro ed al gettito fiscale inerenti alla filiera delle attività produttive associate al settore del gioco. Il gioco può produrre spillover, influenzando così direttamente o indirettamente i prezzi di mercato, la domanda e l’offerta di beni e servizi. Quando i prezzi non vengono direttamente influenzati dalle scelte degli agenti, si generano le “esternalità”, che determinano inefficienze di carattere allocativo; queste possono essere corrette grazie alla regolamentazione.

Gli effetti sociali del gioco d’azzardo riguardano le condizioni di lavoro, la salute e il benessere. Esiste un gioco in denaro positivo e uno problematico. Il gioco in denaro positivo è tenuto facilmente sotto controllo dalle autorità; in questo caso il giocatore non ha un legame di dipendenza dal gioco. Nel gioco in denaro problematico, il giocatore è dipendente dal gioco. La proporzione di giocatori che mostrano segni di comportamento problematico è molto bassa. Inoltre, come mostrato da una abbondante letteratura medica, il gioco problematico nella forma patologica si associa molto frequentemente alla dipendenza da altre sostanze o/e ad altre patologie.

Nel 2020, evidenzia il Report, la spesa complessiva nel nostro Paese ha mostrato una flessione del 34% circa rispetto al 2019, passando da 19,4 a 12,8 miliardi di euro. A questo calo si è accompagnato nello stesso anno un decremento, ancora più vistoso, del gettito erariale, da 11,4 miliardi a 6,7 miliardi di euro. Nel 2020 il gettito erariale da gioco ha inoltre registrato la più bassa contribuzione (3,4 miliardi) alle entrate tributarie dal 2006, sia in termini assoluti sia relativamente alle altre tipologie di entrate. La pandemia ha influito sulla composizione e sull’importanza relativa del canale fisico e di quello online. La componente telematica del gioco ha storicamente rappresentato una piccola percentuale della spesa totale (il 9.53% nel 2019), ma nel 2020 ha raggiunto il 20.64% della spesa totale.

Nelle conclusioni del dettagliatissimo report sul gioco in Italia, la Luiss Business School sottolinea che “il gioco pubblico tutelato, rispettoso della legalità, attraverso il quale il giocatore possa divertirsi mantenendo con esso un rapporto equilibrato, è in grado di assicurare un miglioramento netto del benessere sociale. Per questo motivo non dovrebbe essere penalizzato, perché risponde ad una legittima domanda di divertimento da parte di una quota rilevante della popolazione. Rimane tuttavia centrale l’esigenza di una solida regolamentazione del settore dei giochi, in grado di combattere il gioco illegale e ridurne i relativi costi economici e sociali, senza penalizzare le attività lecite. A tal fine, l’espansione delle opportunità legali di gioco può condurre ad una diminuzione sostanziale del gioco illegale. Il contrasto alle attività di gioco illegali deve quindi basarsi su una strategia multivariate, in grado di abbinare strumenti repressivi, telematici, informativi e culturali, anche per favorire la riduzione del gioco illegale inconsapevole”.

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Minenna (dir. ADM): “Chiusura gioco pubblico ha determinato spostamento verso gioco illegale”

Lotta all’illegalità, nuovi bandi di gara e tutela salute tra i temi trattati dal direttore delle Dogane e Monopoli

Dalla chiusura della rete di gioco pubblico necessaria per fronteggiare la pandemia alla lotta all’illegalità, dall’attività del Copregi ai nuovi bandi di gara, passando per la tutela della salute pubblica e la necessità di nuovi interventi sul comparto finalizzati a rendere più omogenee le norme che regolano il gioco in Italia. Sono alcuni dei temi su cui si è soffermato il direttore generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, in un’intervista all’Adnkronos.

“E’ evidente che bisogna essere molto attenti a valutare l’esigenza della tutela della salute pubblica, che è sempre prioritaria, ma evitare che dietro a questa tutela si possa generare un rallentamento della riapertura di un’attività, che comunque è svolta da concessionari di Stato, è fondamentale per contrastare l’attività illegale”, ha ricordato Minenna, sottolineando come la chiusura delle sale da gioco, per contenere la pandemia, abbia portato a uno spostamento di parte dell’attività verso quelle illegali.

“La chiusura del gioco legale ha purtroppo determinato questo spostamento anche perché parte di questa illegalità è legalmente vestita, cioè si presenta ai giocatori come se fossero dei soggetti autorizzati”.
Per contrastare queste attività illegali, ADM ha attivato “le funzioni del Copregi, nell’ambito del quale l’agenzia è in grado di operare in sinergia con polizia, carabinieri e guardia di Finanza, per operazioni funzionali al contrasto”. Attraverso l’attività del ‘Comitato per la prevenzione e la repressione del gioco illegale, la sicurezza del gioco e la tutela dei minori’, “siamo intervenuti in oltre 50 province, su oltre 200 sale, elevando sanzioni per milioni di euro, con attività che sono in corso anche in queste settimane”, ha detto ancora Minenna.

In particolare nel gioco online i controlli non sono sempre dei più agevoli: “Sono stata avanzate delle proposte normative che rendano ancora più efficace la nostra capacità di operare sul gioco online, anche magari con qualche modalità che consenta di interagire con questi operatori senza chiarire di essere funzionari dell’agenzia. Speriamo che nel 2021 si riesca ad avere qualche supporto normativo in più. Il gioco online – ha spiegato Minenna – è l’ambito dove purtroppo è più facile generare una ‘vestizione di legalità’. Un sito che offre gioco online illegale può presentarsi e dare l’impressione di essere un soggetto regolato e vigilato dall’Adm” e questo “è sicuramente problematico” anche se l’agenzia ha “strumenti di monitoraggio sul gioco online e anche dei poteri di oscuramento”. Ad esempio “nel gioco online vigilato dall’Agenzia sono richiesti dei dati anagrafici puntuali e non è consentito svolgere pubblicità. Quindi l’utente che vuole operare in un ambito regolato e vigilato dall’agenzia, avendo queste due accortezze nell’interazione con il sito, può comprendere se sta operando su una piattaforma lecita o meno”.

Tra le richieste avanzate da ADM, ha ricordato il direttore generale, “abbiamo chiesto degli interventi normativi tra cui, ad esempio, il whisterblowing, cioè la possibilità di segnalare all’agenzia, con i cosiddetti ‘spifferatori’, eventuali possibili fenomeni di illegalità, come peraltro già previsto per altre autorità di regolamentazione e di vigilanza, anche amministrativa. Speriamo si possa aumentare la nostra efficacia di intervento che ovviamente passa sempre da interazioni con l’attività giudiziaria e le altre forze di polizia”.

Altro tema è rappresentato dalla necessità di snellire la disciplina relativa al gioco pubblico, appesantita negli anni da troppe norme. “Il settore dei giochi è disciplinato da forse troppe norme, peraltro inserite in tanti veicoli normativi”, ha detto ancora Minenna. “I poteri dell’Adm sono notevoli dal punto di vista della vigilanza e della registrazione del dato di gioco” con “tutte le piattaforme legali che hanno un raccordo con i server e con le strutture informatiche dell’agenzia tramite Sogei” ma “questo non è sufficiente a garantire che si possa, nel breve, definire in maniera compiuta i termini delle varie gare” relative alle “nuove concessioni nei vari ambiti di competenza”.

“Negli anni – ricorda – si sono succedute una serie di discipline non solo a livello nazionale, ma anche concorrenti a livello territoriale. E’ chiaro che questa stratificazione richieda un qualche coordinamento che l’Agenzia a breve chiederà anche alla Conferenza Stato Regioni”.

Infine il direttore generale di Adm ha ricordato l’open hearing sulle piattaforme web dell’Agenzia “in cui abbiamo chiesto agli operatori cosa pensano di una eventuale riforma del gioco pubblico. Lo abbiamo anche illustrato con un video-processo che è sul sito dell’Agenzia, nel quale abbiamo dato delle linee guida possibili, tra cui anche la scrittura di un testo unico dei giochi dove la delega, a mio avviso, dovrebbe essere data proprio all’organo tecnico che è l’Adm”. Tra le proposte, ha aggiunto Minenna, “ci sono anche le idee che riguardano gli ippodromi e le sale giochi, o quelle che riguardano la tessera del giocatore. Insomma, tanti aspetti che sono predecessori rispetto al tema delle gare su cui verosimilmente, anche con gli organi istituzionali, bisognerà effettuare qualche riflessione”, ha concluso Minenna.