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Avv. Pedrizzi “Doxa e Corte dei Conti contro i pregiudizi sul gioco pubblico”

Le componenti positive del gioco non riescono a correggere la visione negativa data dall’opinione pubblica

“La recente indagine prodotta dalla Doxa va subito al cuore della questione, intorno alla quale è nata una vera e propria leggenda nera: “nonostante il settore del gioco abbia diverse componenti positive, queste non riescono a correggere l’attuale visione che spesso permea l’opinione pubblica”…”; Spesso non si conosce infatti la genesi del gioco legale, non arrivato da una situazione di vuoto e assenza di gioco, ma al contrario arrivato per regolamentare quei segmenti spesso già esistenti ma esclusivamente un ambito sommerso e non legale; Fino alla regolamentazione partita nel 2004, i giochi erano in parte nelle mani dell’illegalità. Successivamente vennero finalmente normati e regolamentati, con molteplici benefici di ordine economico e per il giocatore stesso”. – sottolinea in un documento l’avvocato Riccardo Pedrizzi, Giornalista, Scrittore e Presidente Commissione Finanze e Tesoro del Senato (2001-2006).

“In quel periodo infatti si svolse l’Indagine conoscitiva “Sul Settore dei Giochi e delle Scommesse” promossa e condotta da chi scrive che si concluse con un documento votato pressoché all’unanimità e che ancora oggi, a distanza di diciannove anni, mantiene ancora tutta la sua attualità. Dal canto suo la Corte dei Conti ha prodotto la Deliberazione nr. 23/2021 sul “Fondo per il gioco d’azzardo patologico” della Sezione Centrale di Controllo sulla Gestione delle Amministrazioni dello Stato, nella quale tra l’altro constatava che “in relazione al graduale aumento, registrato nel corso degli ultimi anni, del numero dei soggetti che si sono dedicati alle plurime attività del gioco d’azzardo e la contestuale fenomeno emergente del gioco clandestino, quindi illegale, il Legislatore nazionale ha ravvisato un potenziale e specifico rischio sociale”.

“L’obiettivo primario della ricerca Doxa è stato quello di “valutare l’impatto delle misure adottate nelle regioni Piemonte, Emilia Romagna, Lazio e Puglia come modello rappresentativo delle rispettive aree territoriali, per un efficiente contrasto del gioco d’azzardo patologico”…”, per far “emergere, attraverso la narrazione motivazionale, quale è lo status quo attuale rispetto al gioco patologico, quali sono misure attivate ai fini del contrasto di tale situazione e come esse vengono vissute in termini di efficacia/inefficacia” e le conseguenze ritenute rilevanti”.

“E purtroppo le risposte arrivano univocamente non solo da tutte le componenti della filiera del gioco ma anche da tutti gli stakeholders, che manifestano la forte perplessità sull’effettiva efficacia di tali normative, mettendone invece in evidenza una serie di limiti che riverberano su diversi aspetti legali al gioco: l’effettiva capacità di preservare i giocatori a rischio o affetti da GAP…; le conseguenze economiche sul lavoro e gli investimenti…; la preoccupazione per la progressiva perdita di presidio da parte del gioco fisico legale, a vantaggio di componenti più rischiose, in primis l’illegalità”.

“Del resto è quello che si proponeva anche la Corte dei Conti che aveva allargato il suo sguardo complessivo su tutti i riferimenti normativi in tema di contrasto al gioco d’azzardo patologico; sulle statistiche sul consumo di gioco d’azzardo condotte dall’Istituto di fisiologia clinica del Centro nazionale delle ricerche, quelle dell’Istituto Superiore di Sanità; sull’operatività del fondo per il gioco d’azzardo patologico; sull’andamento del mercato dei giochi con il quadro dei flussi finanziari e della disciplina fiscale in vigore; l’attuale contesto delle concessioni nella gestione dei giochi; il sistema dei controlli”.

“Ma, in particolare, aveva concentrato la propria indagine sui profili del giocatore problematico ed i relativi rischi a cui è esposto: l’età anagrafica, la condizione lavorativa, il grado di cultura, il grado di dipendenza, “nell’epidemiologia classica il fattore di rischio (RF) è una specifica condizione che risulta statisticamente associata ad una malattia e che pertanto si ritiene possa concorrere alla sua patogenesi, favorirne lo sviluppo o accelerarne il decorso. Anche gli stili di vita non salutari si confermano come fattori associati positivamente con il comportamento di gioco problematico. In particolare, il comportamento di binge drinking (bere fino al perdere il controllo) ha un’associazione positiva molto forte se praticato 3 volte o più nell’ultimo mese, in quanto espone circa 18 volte di più alla possibilità di sviluppare un comportamento di gioco problematico”.

“Questo conferma quanto da sempre sottolineato anche da chi scrive, che, cioè, spesso la ludopatia è associata ad altri tipi di dipendenze e rappresenta solo uno degli aspetti di un problema complessivo della persona… Seguono una miriade di dati circa le indagini effettuate sulle varie tipologie di giocatori (età, professione, livelli culturali, genere, opinioni, spesa pro capite, capacità ed abilità, aspettative, accessibilità al luogo di gioco, giudizi sulla legalità del gioco, ecc. ecc.)”.

“Ma mette altresì in evidenza la difficoltà a dare cifre precise circa il numero dei giocatori che vengono suddivisi in queste percentuali il 72,8% della popolazione di giocatori pratica gioco d’azzardo senza nessun problema di gioco, l’11,3% è un giocatore a basso rischio, il 7,6% a rischio moderato e l’8,3% dei giocatori evidenzia un profilo di giocatore problematico anche se «Il problema delle difficoltà di rilevazione dei dati è conosciuto da un decennio e allo stato attuale non si ha un quadro reale di quanti malati siano in cura presso le strutture ambulatoriali, quanti presso le strutture residenziali, quanti presso le strutture semiresidenziali”.

“Anche la ricerca Doxa ci conferma che “l’attitudine al gioco patologico, nei suoi fattori di rischio e predisposizione, viene descritta come un insieme ben più articolato di elementi: genetici e afferenti all’individuo stesso, come dimostrano ormai la medicina e la psicologia attraverso la rilevazione della frequente comorbilità con altri tipi di dipendenze; culturali, con una stretta correlazione tra cultura medio bassa e minore capacità di tenere sotto controllo il gioco; contestuali e sociali, ad esempio legati alla precarietà delle condizioni economiche e lavorative e alla concomitante attitudine a considerare il gioco come una possibile soluzione”, lamentando che troppo spesso, tutta la platea dei giocatori viene emotivamente “appiattita” sulla definizione di giocatore patologico, problematico o potenzialmente problematico. Si perde cioè di vista il fatto che il gioco patologico rappresenti, nell’ambito della popolazione dei giocatori, una minoranza sul totale e che, cosa forse ancora più importante, la maggior parte di chi gioca oggi “sia destinata” a rimanere nell’ambito di un gioco sociale anche in futuro. Al contrario, il dibattito e le misure che nel tempo si sono adottate, sembrano più rivolte ad una sedicente salvaguardia dei giocatori tutti (che nella maggioranza dei casi non ne hanno bisogno) che non ad un’efficace azione focalizzata su chi non è in grado di gestire il gioco. Il 2017 viene da molti indicato come il momento culmine di tale deformata visione: il disturbo da gioco d’azzardo entra ufficialmente nell’ambito dei Lea (come già stabilito nell’art. 5 del decreto legge 158/2012), come da decreto pubblicato in Gazzetta il 18 Marzo. Da qui in poi, una parte delle istituzioni e molta dell’opinione pubblica (specialmente tra i non giocatori) vivono il gioco tutto come un autentico problema sociale, amplificandone emotivamente i numeri, le dimensioni e dunque portando a facili strumentalizzazioni della questione”.

“Da ciò deriva che il focus attenzionale si sia spostato dall’effettivo oggetto di interesse – ossia il giocatore affetto da GAP – al fenomeno generico del gioco, che è di per sé oggetto neutro e spesso gestibile in modo aproblematico. La spinta normativa, conseguentemente, non si è concentrata sulla capacità di protezione, recupero e riabilitazione di questo genere di giocatore (che, lo si ricorda, rappresenta attualmente una minoranza della totalità dei giocatori), bensì su una sistematica lotta la gioco, con conseguenze inefficaci o addirittura negative, spesso proprio per quei giocatori che si intendeva proteggere”.

“Questo tipo di approccio al problema ha portato come conseguenza inevitabile di “stroncare l’offerta di gioco in quanto tale”: …“allontanare” l’offerta di gioco tende a disinibire il giocatore sociale, più che quello che ha già sviluppato una relazione problematica o patologica con il gioco; osteggiare, nel tessuto sociale cittadino, il gioco lecito, crea delle aree grigie facilmente colonizzabili dall’illegalità (“dove non c’è gioco legale arriva il gioco illegale”); depauperare il territorio dell’offerta di gioco fisica, può dirottare il giocatore verso forme di gioco online, più difficilmente controllabili e più pericolose dal punto di vista del monitoraggio”. Fenomeno che puntualmente si è verificato in tutto il corso della pandemia”.

“Ad analoghe conclusioni erano arrivati i magistrati della Corte dei Conti, che auspicano che venga riconosciuto il ruolo economico dell’intero comparto, riconoscendogli una rilevante importanza in termini di occupazione, sviluppo tecnologico ecc. ecc. e non solo perché assicura allo Stato consistenti entrate, varando una legislazione che riesca a contemperare i confliggenti interessi pubblici, tesi al contrasto del disturbo da gioco d’azzardo ed al gioco illegale, tutelando altresì sia gli interessi dei conti pubblici sia le esigenze di un’industria, che vede coinvolte numerose aziende che danno occupazione a centinaia di migliaia di addetti, contribuiscono alla ricchezza nazionale, partecipano attivamente al processo di innovazione del nostro apparato tecnologico. E nello stesso tempo presiedono e garantiscono l’ordine e la salute pubblici”.

“Per questo il tema necessita di organiche soluzioni che passino anche attraverso un concreto e proficuo dialogo tra soggetti pubblici e associazioni delle imprese di categoria, per rendere il mercato maggiormente regolato ma anche di tipo concorrenziale. E’ del resto quel bilanciamento tra vari interessi ed esigenze che andiamo auspicando da anni”.

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Gioco pubblico, responsabilità e tutela dei consumatori

Il tour ‘Lottomatica Talks’ ha fatto tappa a Trento presso la sede della Camera di Commercio

Il settore dei giochi e delle scommesse al centro della prima tappa del tour “Lottomatica Talks – Gioco Pubblico, Responsabilità e Tutela dei Consumatori”, che si è tenuta presso la sede della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento. Tra i temi trattati nella giornata dei lavori, le criticità legate all’applicazione del distanziometro, il riordino del settore dei giochi, la ludopatia, l’interesse delle mafie nei confronti del comparto a causa di una legislazione frammentaria ed un apparato sanzionatorio carente.

“Oggi quando si parla di gioco molti pensano a cose negative come ludopatia o azzardo. Dunque, è uno dei comparti che subisce lo stigma dei pregiudizi, ma io credo sia importante far capire che ci sono molte possibilità a livello occupazionale ed erariale”, ha dichiarato l’Assessore al Commercio della Provincia Autonoma di Trento, Roberto Failoni.

“Stiamo lavorando per cambiare la legge sul gioco del 2015 che dovrebbe entrare in vigore il 15 agosto. Inoltre, a breve dovrebbe arrivare un decreto del Ministro Franco che ci darà delle linee guida su cui lavorare. Uno degli aspetti che dobbiamo valutare bene è la regolamentazione del gioco online, che col Covid ha avuto una forte crescita. E’ chiaro che la categoria si aspetta delle risposte dalla politica. Gli aspetti su cui è importante arrivare ad una modifica sono le distanze e l’identificazione dei luoghi sensibili“.

“Sul gioco ci sono tre interessi in campo – ha affermato invece l’ex Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Giovanni Kessler – quello degli imprenditori, quello dello Stato e quello sociale. Un lavoro molto complesso svolto da ISS dice che i giocatori problematici sono circa il 3% della popolazione, ovvero 1,5 milioni di persone. Questo è un po’ uno stigma che si portano dietro gli operatori. Gli interessi sul settore sono spesso contrastanti, dunque ci vuole una politica nazionale, non una per ogni Regione. Le politiche che sono state fatte per contenere il problema della ludopatia sono state condivise tra interessi nazionali e locali, che sono intervenuti su orari e distanze creando ulteriori problemi. Credo sia necessaria una strategia unica, ma non può essere quella di modificare orari e distanze”.

Che il problema della ludopatia, almeno in Trentino, sia limitato, è il concetto espresso dal membro del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università di Trento, Valentina Molin: “Quello che noi abbiamo riscontrato è che il problema della ludopatia in Trentino è veramente limitato e lo stesso vale a livello nazionale. A dire il vero è nettamente più presente il problema dell’alcol o stupefacenti rispetto al gioco. E ciò riguarda anche il numero di soggetti in carico al SerD che sono dipendenti dal gioco poiché rappresentano solo il 10% del totale. Nell’ambito della prevenzione selettiva, ovvero con soggetti che presentano già un rischio, è importante la formazione degli esercenti con l’azienda sanitaria. Gli esercenti svolgono un ruolo davvero difficile sotto tutti i punti di vista”.

Per il costituzionalista Alfonso Celotto “certezza, unitarietà, formazione e sinergia sono gli elementi su cui bisogna intervenire per migliorare la condizione del settore del gioco. Forse in questa legislatura non ci sarà il tempo per arrivare al riordino, ma i segnali sembrano portare a quella direzione. Inoltre – ha evidenziato – ritengo che la dipendenza da gioco illegale sia molto più pericolosa e grave rispetto a quella derivante dal gioco legale. La prevenzione, l’educazione e la cultura sono i temi fondamentali per la prevenzione. Io credo che sia necessario intervenire bene su questo settore perché è un comparto produttivo che funziona. Il compito dello Stato liberale è regolare i fenomeni che esistono, altrimenti diventa uno Stato d’opinione”.

“Una legislazione frammentaria ed un apparato sanzionatorio carente rappresentano una forte attrattiva delle mafie verso il gioco”. E’ il parere espresso da Francesco Stampacchia, dirigente della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della P.S. del Ministero dell’Interno. “Il sistema gioco è formato su più livelli e genera introiti elevatissimi anche per lo Stato. I nostri segnali sono di aggressione della criminalità organizzata su questo comparto. Le mafie non si affacciano più su settori come l’edilizia, ma si è spostata sul gioco. L’azione del dipartimento deve essere svolta in modo sinergica con la filiera del gioco e deve essere fatta in modo proattiva, poiché dobbiamo proteggere il consumatore finale e lo possiamo fare solo lavorando insieme”.

Scettico in merito all’ipotesi di un riordino del settore dei giochi in questa legislatura anche il Senatore di Fratelli d’Italia, Andrea De Bertoldi. “Nella prima fase sul gioco c’è stata grande apertura e gli imprenditori hanno potuto investire. Poi però è arrivata la demagogia e il gioco è stato relegato nell’alveo delle negatività, ma ciò non può essere un discorso che vale per la politica. Non ci si può approcciare con il gioco avendo dei pregiudizi“, afferma De Bertoldi. “La Commissione di cui faccio parte sta cercando di capire le problematiche che il comparto presenta. Negli ultimi anni sono stati trattate male dalle istituzioni, come dimostra la pandemia. Noi dobbiamo guardare a questo mondo con rispetto perché sono concessionari dello Stato e, di conseguenza, rappresentano lo Stato. Gli operatori del gioco sono coloro che dovranno assumere il ruolo della tutela del giocatore. Nessuno più di queste figure è in grado di riconoscere la patologia, essendo presenti sul territorio”.

“La politica ha il compito di trovare le soluzioni che porranno dei limiti al problema della dipendenza da gioco. Questo settore ha un accavallamento di norme veramente eccessivo. Ci sono regioni come l’Emilia-Romagna che hanno perso centinaia di imprese per vincoli assurdi. Questo non ha senso perché la persona patologica non viene limitata da questi strumenti, si va a colpire il giocatore sano. C’è il rischio che tra qualche anno il settore del gioco si ritroverà con realtà in mano a player stranieri o fondi internazionali. Dunque, c’è il rischio di perdere le nostre aziende italiane“, ha concluso.

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Raccolta scommesse da sito senza licenza: sanzioni a titolare sala giochi a Palermo

La scoperta dei funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli nell’entroterra palermitano

funzionari dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli di Palermo hanno effettuato un accertamento in una sala slot dell’entroterra palermitano, scoprendo gravi irregolarità.

L’esercizio era autorizzato alla vendita e ricarica dei conti gioco, ma durante l’accertamento, è stato riscontrato che raccoglieva abusivamente le scommesse senza autorizzazioni.

Sono stati denunciati all’Autorità Giudiziaria il titolare dell’esercizio e il gestore dell’attività illegale e comminate sanzioni anche nei confronti del proprietario degli apparecchi e del Concessionario per un totale complessivo di 225.000 euro.

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Legge sul gioco nel Lazio, richiesta proroga in attesa di un riordino a livello nazionale

La norma regionale rischia di espellere il gioco legale dalla quasi totalità del territorio regionale

La Legge sul gioco nel Lazio al centro del webinar organizzato da “Alleati per la legalità“. La legge regionale entrerà in vigore dal prossimo settembre, prevedendo il distanziometro di 500 metri dai luoghi sensibili con divieto di apertura di nuove sale gioco e l’introduzione della retroattività per le attività già presenti sul territorio. Una misura che di fatto espellerebbe il gioco legale dalla totalità del territorio, consegnando il mercato all’illegalità e alla criminalità organizzata.

L’allarme è stato lanciato da Geronimo Cardia, presidente Acadi (Associazione concessionari apparecchi da intrattenimento) che ha ricordato come “ad agosto il comparto del gioco pubblico nel Lazio morirà, rendendo inutile lo sforzo che verrà fatto a livello nazionale con il riordino”. Servirebbe invece una “proroga in grado di assicurare che al comparto sia data la possibilità di operare finché i decreti delegati avranno fatto chiarezza sulla materia”.

Il tema del riordino del settore dei giochi a livello nazionale e di una proroga necessaria per la regione Lazio, in grado di posticipare l’entrata in vigore di una legge espulsiva, sono stati al centro del webinar.
Su tutti quello del sottosegretario al Mef con delega ai giochi, Federico Freni, che ha ricordato come “mettere ordine attraverso il riordino del settore, con regole uniformi per l’esercizio del gioco, comporterà necessariamente il coinvolgimento dei Comuni e delle Regioni nel procedimento di pianificazione della dislocazione territoriale della rete di raccolta, che dovrà fondarsi sul complessivo ridimensionamento dell’offerta e su una distribuzione sul territorio dei punti di gioco che risulti sostenibile sotto il profilo dell’impatto sociale e dei controlli a salvaguardia sia della legalità sia dei soggetti maggiormente vulnerabili, dei minori e di coloro che sono affetti da disturbo da gioco d’azzardo patologico”. Per il sottosegretario sarà necessario “riformare per migliorare” il settore attraverso “un dialogo continuo tra operatori, enti locali e Stato”.

“La nuova legge del Lazio creerà entro la fine dell’anno la perdita di molte migliaia di redditi dal settore del gioco, sia diretti che indiretti”, l’allarme di Emmanuele Cangianelli, Presidente EGP-Fipe. “Tutto questo per sottolineare l’esigenza politica e morale di revisione della normativa”, tenuto conto che “i divieti imposti dal distanziometro colpiscono i giocatori sociali e non i soggetti che sono destinatari della normativa per la prevenzione”.

Che il distanziometro sia frutto del pregiudizio e comporti la ghettizzazione di operatori e giocatori è convinto Massimiliano Maselli – Vicepresidente della Commissione Sviluppo economico della Regione Lazio, per il quale vi è “la necessità della proroga per l’entrata in vigore della legge sul gioco nel Lazio almeno fino alla fine del 2022 in attesa di un riordino nazionale, per poi aprire un confronto serio e trattare questa categoria come tutte le altre. Il settore del gioco è infatti una categoria che produce Pil e garantisce migliaia di posti di lavoro, con benefici per l’erario. Quindi deve essere ascolta e non penalizzata”.

Sulla stessa lunghezza d’onda anche le dichiarazioni di Marietta Tidei – Presidente Commissione Sviluppo Economico Regione Lazio – per la quale serve “un’ulteriore proroga in attesa di una normativa nazionale. Il contrasto alla criminalità è una priorità. Non è chiudendo gli esercizi di gioco legale che si elimina il problema della ludopatia. Il proibizionismo non è mai stata la cura per alcun tipo di dipendenza”.

“La creazione di ghetti è veramente un problema, perché significa danneggiare il giocatore sociale. Nei ghetti è più facile sfuggire al controllo e cadere nella patologia. Purtroppo, molte volte questa materia viene affrontata con pregiudizio, ma bisogna cercare di superarlo per arrivare ad un risultato che contemperi esigenze e sensibilità diverse”, ha dichiarato invece Mauro Marino – Presidente della Commissione di Inchiesta sul Gioco – durante la presentazione del manifesto del coordinamento ‘Alleati per la Legalità’. “Credo che la limitazione dei luoghi sensibili e delle distanze dovranno essere stabilite da una norma nazionale. Nella sintesi di questa posizione voglio comunicare che c’è coscienza nella Commissione di ciò che sta capitando e la volontà di arrivare a norme chiare e trasparenti che abbiano come fine di tutelare anche le persone fragili”.

Per Orlando Tripodi – Commissione Bilancio Regione Lazio – è necessario “rimandare l’entrata in vigore della legge sul gioco e dare dignità ai lavoratori del settore”, mentre per Tommaso Amodeo, Presidente della Commissione Urbanistica di Roma Capitale “espellere il gioco dal territorio vuol dire aprire al gioco illegale, con danni enormi in termini di tutela della salute, di perdite erariali ed occupazionali”.

“La nuova norma sul gioco del Lazio rischia di ghettizzare il settore”, è l’allarme di Andrea Alemanni, Presidente della Commissione Commercio di Roma Capitale, mentre per Sara Battisti – Presidente Commissione Sicurezza, lotta alla criminalità, antimafia Regione Lazio – “la prevenzione, in tutti gli ambiti della salute, è sempre il primo tema che ci deve vedere tutti impegnati. Su questo va aperto un dibattito privo di ideologie e pregiudizi”.

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Freni (sottosegr. MEF): “Con legge delega riaffermazione della funzione del gioco legale nel sistema sociale ed economico”

Il gioco pubblico alleato dello Stato in tema di salute, legalità, fiscalità e lavoro

“Uno dei principali obiettivi della legge delega, ormai in dirittura d’arrivo al Consiglio dei Ministri, è la riaffermazione della funzione del gioco legale nel sistema sociale ed economico. Un settore che genera benefici come occupazione, reddito, valore aggiunto e gettito fiscale che finanzia la spesa pubblica e questo settore può essere un partner formidabile dello Stato su legalità, salute, fiscalità, impresa e lavoro se lo Stato, attraverso regole chiare e stabili, decide di tornare a valorizzare il ruolo dei suoi concessionari e della filiera del gioco legale”.

E’ quanto ha affermato Federico Freni, sottosegretario al Mef con delega ai giochi, in una lettera inviata in apertura dei lavori di presentazione del manifesto del coordinamento ‘Alleati per la Legalità’, promosso da Acadi, Acmi e Astro, Assotabaccai, Donne in Gioco, Egp, Fit, Sapar e Sts.

“Mettere ordine, con regole uniformi per l’esercizio del gioco, comporterà necessariamente il coinvolgimento dei Comuni e delle Regioni nel procedimento di pianificazione della dislocazione territoriale della rete di raccolta che dovrà fondarsi sul complessivo ridimensionamento dell’offerta e su una distribuzione sul territorio dei punti di gioco che risulti sostenibile sotto il profilo dell’impatto sociale e dei controlli a salvaguardia sia della legalità sia dei soggetti maggiormente vulnerabili, dei minori e di coloro che sono affetti da disturbo da gioco d’azzardo patologico”.

“Sicuramente l’Intesa del 2017 ha rappresentato un ottimo punto di partenza ma rispetto a quella, si è ampliato il raggio di azione e si sono affrontati ulteriori aspetti ritenuti altrettanto importanti, primo fra i quali, la difesa e la promozione continua del gioco legale che va considerato come un sistema alternativo a quello illegale e come il miglior alleato ad ogni strategia di contenimento dei fenomeni criminali. Inoltre, garantire la tutela del giocatore attraverso le sale pubbliche in cui si esercita il gioco, definire un sistema coordinato sanitario, di comunità e di filiera per la lotta ai comportamenti patologici mediante l’attivazione di una rete integrata di soggetti che, dagli organismi di territorio agli operatori della filiera (a contatto con i giocatori, quindi con una formazione ad hoc), possa operare come un sistema di protezione e pronto intervento nei confronti dei soggetti a rischio, attraverso un approccio complessivo ai loro problemi di dipendenza”.

“La legge delega sarà questo e tanto altro, il tutto caratterizzato da un unico denominatore: riformare per migliorare e sono convinto che le riforme vadano portate avanti tutti insieme in un dialogo continuo tra operatori enti locali e lo Stato in un’ottica che credo possa essere l’unica possibile e la più virtuosa”, ha concluso Freni. 

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Leggi sui giochi: in molte regioni l’impatto sul settore, aziende e lavoratori è devastante

Puglia, Lazio, Piemonte ed Emilia Romagna le regioni dove gli effetti sono più evidenti

“L’impianto normativo messo a punto per cercare di contenere il gioco d’azzardo patologico ha degli errori. Prima di tutto si tende a voler stroncare l’offerta di gioco, dietro la convinzione che, eliminata o inibita la possibilità di giocare o di giocare agevolmente, il giocatore entri autonomamente in una condizione di protezione dal gioco patologico”.

E’ questa una delle evidenze portate alla luce dalla ricerca realizzata da BVA Doxa dal titolo ‘Il contrasto ai rischi derivanti dai disturbi da gioco d’azzardo’.

In particolar modo sono state prese d’esempio quattro regioni: Puglia, considerata in una situazione “privilegiata”, grazie alla spinta revisionista sulla tipologia di luoghi sensibili su cui applicare il distanziometro e il principio della non retroattività verso le attività già esistenti; il Lazio è in una posizione più “interlocutoria”, per via delle proroghe all’applicazione integrale della normativa; Piemonte ed Emilia-Romagna sono in situazioni più severe, a causa dell’inflessibilità con cui si intende applicare la normativa ed una forte componente espulsiva del distanziometro.

Proprio sulle diverse normative in vigore nei territori italiani è intervenuto il sottosegretario al MEF, Federico Freni, che ha sostenuto come il settore dei giochi abbia “bisogno di una regolamentazione stabile, di certezze normative che consentano agli operatori di lavorare insieme allo Stato”.

Gli ha fatto eco Mauro Marino (pres. Comm. Inchiesta sul Gioco) sottolineando che la “stratificazione normativa è uno dei fattori che sta portando quel livello di incertezza che rischia di diventare devastante per il settore, ma anche per lo Stato, poiché quando si esce dalla logica del preconcetto ci si rende conto che qui sono vari i temi che devono essere seguiti e varie le istanze che devono essere contemperate fra di loro”.

Il Senatore ha poi aggiunto che “ogni forma di proibizionismo radicale produce un beneficio all’illegalità ed un minor controllo dei giocatori problematici”.

Il direttore Generale dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Marcello Minenna, invece ha posto l’accento sulla modernizzazione dei controlli tramite nuovi “schemi antiriciclaggio al fine di espellere chi non si comporta adeguatamente, ma a tal fine serve una evoluzione del sistema, attraverso una vigilanza regolamentare che spinga in quella direzione”.

Nel report viene inoltre evidenziato come il distanziometro “in molti casi è una misura espulsiva, specialmente nelle regioni che lo applicano retroattivamente e che non hanno proceduto a rivedere o ridurre il numero e la tipologia dei luoghi sensibili”, come il caso del Piemonte e dell’Emilia-Romagna. Tutto l’impianto normativo basato su di esso “tende a disinibire il giocatore sociale più che quello che ha già sviluppato una relazione problematica o patologica con il gioco; osteggiare il gioco lecito crea delle aree grigie facilmente colonizzabili dall’illegalità; depauperare il territorio dell’offerta di gioco fisica può dirottare il giocatore verso forme di gioco online, più difficilmente controllabili e più pericolose dal punto di vista del monitoraggio sociale, il giocatore diventa infatti invisibile.

Gli studi condotti dalla CGIA di Mestre e As.Tro, in cui si prendono in considerazione gli effetti delle normative restrittive, sottolineano come “in Emilia Romagna ci sia una riduzione degli esercizi generalisti di circa l’80% e delle sale dedicate di circa il 60% e un rilevante rischio di posti di lavoro, che coinvolge circa 3700 unità”. Mentre, in Piemonte si stima un rischio per 2800-3800 posti di lavoro e una riduzione del gettito per le casse pubbliche che può arrivare fino a 446 milioni di reddito”.

Doxa prende in analisi anche le problematiche derivanti dalla pandemia da Covid-19 segnalando che le “conseguenze sono decisamente negative, che vanno ad appesantire una situazione già estremamente delicata per il mondo del gioco lecito”.

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Nuovo Totocalcio, vinto un ‘9’ da oltre 18mila euro

Nel prossimo concorso per “il 13” un jackpot da 250mila euro

Nessun ’13’ e nessun ’11’ nell’ultimo concorso del Totocalcio. Centrato un solo ‘9’ da 18.159 euro, cui si aggiungono quattro ‘7’ da 3.501 euro, 41 ‘5’ da 140 euro e 177 ‘3’ da 20 euro ciascuno.

E’ il bilancio del decimo concorso del 2022 del nuovo Totocalcio. In vista del prossimo concorso, per ‘Il Tredici‘ e per la ‘Formula 11‘ si attiva il meccanismo del jackpot: per la prima categoria di vincita è infatti previsto un jackpot di ben 250 mila euro, mentre per la seconda da circa 130 mila euro.

L’ultimo concorso si è chiuso con un incasso complessivo di oltre 301 mila euro, anche se in calo del 14% sulla settimana precedente. Le schedine giocate sono state complessivamente 83.485, in diminuzione del 7,7% sul precedente concorso, con un complessivo calo di tutte le formule di gioco ad eccezione del ‘7’, che invece ha fatto segnare un incremento, passando da 16.041 a 18.247 schedine (+13,7%).

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Vezzali (sottosegr. Sport): “Su divieto pubblicità scommesse necessario trovare soluzioni rapide e condivise”

La prossima settimana convocato tavolo istituzionale con ADM, Mef e Mise

“Il mondo dello sport in generale e in particolare quello del calcio richiede interventi a livello normativo e non interventi a pioggia. La settimana prossima ho convocato un tavolo istituzionale, dopo essermi interfacciata con il presidente Figc Gravina, a cui parteciperà Adm, MEF, MISE e i presidenti delle commissioni finanze di Camera e Senato per trovare nell’immediato soluzioni relativamente anche al settore del Betting“.

E’ quanto dichiarato ad Agimeg il sottosegretario allo sport Valentina Vezzali in merito all’ipotesi di eliminazione del divieto di pubblicità di giochi e scommesse introdotto con il decreto dignità che ha privato lo sport, soprattutto le categorie minori, di importanti introiti derivanti dalle sponsorizzazioni.

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Parlati (pres. Sistema Gioco Italia): “Non dobbiamo subire la riforma del gioco pubblico ma esserne protagonisti”

Dialogo, confronto e collaborazione i tre obiettivi principali del programma di SGI

“Ho assunto la carica di presidente di Sistema Gioco Italia in un momento certamente delicato, ma c’è da dire che anche gli anni passati non sono stati semplici”. Queste le prime parole di Gennaro Parlati, alla presentazione del suo programma di presidenza di Sistema Gioco Italia.

“Ci troviamo ad affrontare due problematiche principali: la tassazione e le normative territoriali. E parlando di queste problematiche, faccio una critica al settore, che paga la mancanza di idee condivise tra gli attori. Il mio programma verte su tre obiettivi principali: il dialogo, il confronto e la collaborazione.

Mi impegnerò per migliorare e rafforzare il dialogo con il Governo, il Parlamento ed i principali interlocutori istituzionali con l’obiettivo di assumere un ruolo attivo e propositivo nel prossimo progetto di riforma. Non dobbiamo subire la riforma ma esserne tra i protagonisti, capaci di supportare le istituzioni verso un progetto di riforma chiaro, equilibrato, sostenibile ed inclusivo.

Sarà importante anche promuovere, tra i diversi attori ed associazioni, il confronto interno al comparto. Il confronto si dovrà incentrare sulle principali e concrete esigenze, criticità e prospettive di sviluppo della filiera, allo scopo di rendere più incisivo il confronto con la politica attraverso un documento condiviso.

La collaborazione sarà incentrata su quattro tavoli tecnici dedicati a scommesse e online, awp e vlt, bingo e ippica. Da questi tavoli tecnici, a cui parteciperanno anche interlocutori istituzionali di riferimento, usciranno le indicazioni che saranno di supporto ad un gruppo di lavoro tecnico, dedicato alla riforma del gioco legale.

E sarà anche una nuova stagione di comunicazione, che dovrà portare importanti attori, come ad esempio già fatto dal Procuratore Nazionale Antimafia De Raho e dal direttore di ADM Minenna, a sostenere la verità su un settore importante come quello del gioco pubblico”.

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Italo Marcotti (Pres. Federbingo): “Le sale Bingo oppresse da costi inaccettabili”

A rischio il futuro della Tombola moderna che produce posti di lavori e risorse erariali

“E’ necessario che la politica metta mano ai costi legati ai canoni di concessione del bingo (al settore sono stati chiesti anche per i mesi di chiusura dovuti alla pandemia ndr). Nel 2015 il canone oneroso mensile per ogni sala era di 2.800 euro e incideva per il 2,58% sul fatturato, nel 2019 è pari a 7.500 euro ed incide per il 6,62%. Sono numeri che portano al fallimento della nostra rete”. Lo ha dichiarato Italo Marcotti, presidente Federbingo durante l’incontro tra i vertici di Sistema Gioco Italia e la stampa.

“Nonostante che in questi anni, anche con le difficoltà dovute alla pandemia, il settore abbia prodotto meno valore, è stato aumentato il canone. Oggi il bingo raccoglie 1,5 miliardi di euro, ma occupa quasi 10mila persone. Questi dati sono fondamentali, visto che il bingo conta il 10% del totale della forza lavoro nel settore dei giochi. Eppure non veniamo ascoltati dalla politica. Dovremmo invece avere la dignità di qualsiasi altro concessionario di Stato”.

Per Marcotti “l’obiettivo è convogliare le forze del settore in un’unica voce: la questione territoriale, la tassazione, il riordino sono i punti chiave del comparto, le problematiche che vanno risolte. La rete del bingo oggi conta su 188 punti, tra qualche mese saranno anche meno, ma non si può cancellare”.

“Tra l’altro, la pandemia ha insegnato che dopo due anni a sale chiuse il problema del gioco azzardo patologico non è stato risolto, ma è solamente migrato sulla rete illegale. Lo Stato non deve dimenticare che siamo concessionari legali, che investono, producono posti di lavoro e garantiscono entrate erariali“, ha concluso Marcotti.