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Università di Salerno: il gioco pubblico dal bussolotto alla fibra

Due giorni dedicati al gioco pubblico organizzati dall’Osservatorio Internazionale sul Gioco

Un evento completamente dedicato al gioco pubblico dal tema “Giocobyte: il gioco pubblico nell’evoluzione dal bussolotto alla fibra”. Il 26 e il 27 maggio scorso si è svolto presso l’Università di Salerno, nella sede di Fisciano, il convegno organizzato dall’Osservatorio Internazionale sul Gioco e guidato dalla professoressa Ornella De Rosa. Tanti gli interventi che si sono susseguiti, divisi in tre panel differenti.  

Dopo l’apertura dei lavori, nel pomeriggio del 26 il prof. Donato Verrastro, dell’Università degli studi della Basilicata, ha moderato il panel con Stefano Sbordoni (avvocato esperto del settore e membro dell’Osservatorio Internazionale sul Gioco), Valerio Retico (pres. CdA Betpremium) e Nicoletta Pagliuca (Sunbet).

“Un esame meta disciplinare del tema del gioco permette a tutti di valutare quel tema secondo gli elementi che sono più congeniali – ha detto l’avv. Stefano Sbordoni -. In questo modo si porta ad uno sviluppo del tema del gioco, non ad un soffocamento. E sviluppo può avere tanti significati, non è detto che sia per forza l’allargamento del settore. Non possiamo ignorare il gioco, lo dobbiamo controllare per i suoi effetti devianti in alcune fattispecie, come quello patologico, ma non possiamo pensare di soffocare una cosa che c’era già nel 2000 avanti Cristo. Anche chi ha un’avversione per questo tema deve essere in grado di poterlo valutare sotto questa luce.In ambito meta disciplinare, lo sviluppo non è un incentivo, ma una necessità. Qualsiasi tema pubblico e privato viene sviluppato e lo si contestualizza nell’epoca in cui si vive. E’ impossibile non farlo per un tema che è permanente nell’umanità da epoche lontanissime. L’evoluzione tecnologica è talmente veloce che, in un’attività come il gioco che se ne serve ampiamente, non possiamo fare a meno di stare sulla normazione del settore né negarlo.

Contesto alcune posizioni, qualunque siano, pro o contro il gioco, che esistono senza avere alcun fondamento scientifico o normativo.Apriamo dibattiti pubblici, anche parlamentari, su conoscenze troppo superficiali. Gli operatori del gioco pubblico lavorano professionalmente, ma si trovano in situazioni di buio, dovute al fatto che oggi vorremmo e promuoviamo un’analisi meta disciplinare del settore del gioco, ma – ha concluso Sbordoni – non sta avvenendo, non è avvenuto e non avverrà nelle dovute sedi nella maniera in cui vorremmo”.

“Non è facile trovare ambienti dove si possa parlare di gioco senza preconcetti e pregiudizi – ha detto Valerio Retico, presidente del CdA di Betpremium -. E poterlo fare, ci fa molto piacere. Il gioco ha vissuto delle grandi fasi.La prima arriva fino agli anni ’90, dove il gioco esisteva ma non si vedeva. In quel periodo c’erano solo il Lotto, le scommesse sulle corse dei cavalli e ricordiamo il famoso film “Febbre da cavallo”, il Totocalcio. Il resto dei giochi esistevano ma erano illegali. Esistevano i videopoker: stime parlano di 500mila videopoker, macchine illegali sparse sul territorio italiano. Per un lungo periodo in Italia si preferiva non vedere tutto questo. La seconda fase del gioco inizia con i Mondiali di Francia ’98, il primo avvenimento in cui si può scommettere legalmente su partite di calcio. Da lì i Monopoli di Stato hanno fatto un enorme lavoro per portare alla luce e regolamentare una serie di giochi che esistevano ma non erano leciti. In questa fase le aziende di gioco hanno investito ed il mercato era in grande espansione. Entrarono colossi del gioco a livello mondiale. Nel 1998 c’erano solo 300 locali in tutta Italia in ci era possibile scommettere, con l’ultima gara del 2007 si arrivò a 15mila.La terza fase, quella che chiamo “del rigetto”, inizia perché alcuni settori della società iniziano a percepire i rischi, i pericoli derivanti da un’attività troppo diffusa come era il gioco. Inizia prima l’opinione pubblica, attraverso i media, poi la politica, con una fase di rigetto verso il settore del gioco. Chiaramente, al crescere dei numeri dell’industria erano iniziati inevitabili “effetti collaterali” ed i primi a vedere questi problemi sono state proprio le Regioni, i Comuni. Il gioco si è ritrovato in poco tempo a passare da industria che offre divertimento, gettito erariale, occupazione a problema. E gli Enti Locali hanno provato a risolvere per primi il problema della ludopatia. E lo hanno fatto attraverso misure normative sempre più restrittive che spesso quasi eliminano il gioco dal territorio.Il mercato è di fatto bloccato da almeno 5 anni. Da una parte lo Stato che dà le concessioni, autorizza, regola, dall’altra gli Enti Locali legiferano contro il gioco, con distanziometri, limiti orari e leggi mirate. Gli operatori legali si ritrovano danneggiati da questo atteggiamento, così come i consumatori che non hanno più la libertà di decidere come spendere i propri soldi o cosa fare per divertirsi.Gli operatori vivono la cosa peggiore per un’impresa, vale a dire l’incertezza. Nel nostro settore, siamo nell’incertezza praticamente da 10 anni. Non sappiamo se lo Stato ha preso una decisione: il gioco si può o non si può fare?Credo che il proibizionismo non funzioni e che si possa trovare un giusto equilibrio tra proibizionismo e regolazione. Naturalmente anche l’industria del gioco deve fare la sua parte, controllando anche i fenomeni di devianza. Oggi, complice anche la pandemia, il gioco online ha accelerato la propria espansione. Con le sale chiuse per diversi mesi, il settore dell’online ha supplito la domanda di gioco. Ed è un settore molto controllato e tracciato. E’ il gioco illegale che dovrebbe essere il vero nemico dello Stato. Nonostante i controlli, oggi in Italia ci sono tantissimi punti di gioco illegali e siti di gioco online senza licenza. Questo fenomeno dovrebbe riguardare tutti perché più lo Stato stringe la corda attorno al collo dei suoi “agenti”, i concessionari pubblici, più l’illegale prenderà piede. E lo abbiamo visto in questi due anni di pandemia. Un fiorire di offerta illegale perché le sale legali erano chiuse. Regole certe – ha concluso Retico -, semplici e condivise: è ciò che chiede il settore del gioco”.

“E’ necessario trovare un equilibrio tra l’emergenza costituzionale e quella sociale – ha detto Nicoletta Pagliuca di Sunbet -. La tutela della salute deve rimanere al centro dell’attenzione di tutti gli attori del mercato, ma senza scalfire altri principi fondamentali quali il diritto del lavoro e quelli di libera impresa. Negli ultimi anni, il contrasto al gioco ha fatto sì che le Regioni legiferassero norme assolutamente restrittive. Manca un quadro di riferimento comune e quindi gli Enti Locali hanno adottato misure che hanno limitato il gioco pubblico lecito. Misure come i limiti orari, l’esclusione delle aziende di gioco da contributi o finanziamenti o il distanziometro. Alcuni Comuni, come ad esempio quelli in Emilia Romagna, proprio nel rispetto della legge regionale, hanno mappato i luoghi sensibili con la retroattività. E l’effetto è il decentramento delle attività di gioco verso zone periferiche, misura con la quale il soggetto patologico usufruisce di un anonimato che di fatto preferisce. E’ quindi un tipo di limitazione che non ha senso. Bisogna agire nel rispetto di alcuni principi, quelli di legalità e di proporzionalità, che sono assolutamente inderogabili. E’ necessario che ci sia un intervento dello Stato che sia proporzionale ed una normativa omogenea. Un intervento importante è stato quello con il Decreto Balduzzi, nel quale la ludopatia è entrata nei Lea e sono state introdotte norme per tutelare i minori. Il divieto di pubblicità è stato riaffrontato con il Decreto Dignità ma abbiamo assistito ad un divieto generalizzato che rischia però di confondere l’utente che non riconosce gli operatori legali da quelli illegali. Occorre quindi agire nel rispetto della legalità e bisogna creare una normativa in cui tutti possano agire e coordinarsi. Gli effetti negativi – ha concluso Pagliuca – non sono solo la patologia ma anche il rischio di riciclaggio, le infiltrazioni della criminalità. E per combattere questi fenomeni, i concessionari fanno tantissimi controlli ed hanno molti strumenti”.

Intensa anche la seconda giornata di lavori, moderata dal Direttore di Agimeg, Fabio Felici e che ha visto la presenza di Emilio Zamparelli, vicepresidente del Sindacato Totoricevitori Sportivi e di Monica Petrosino, dirigente medico psichiatra ASL Salerno.

“Rappresento un sindacato che difende gli interessi dei tabaccai. Siamo la parte storica del settore. Nel 1946, quando partì il Totocalcio, veniva offerto proprio nelle tabaccherie”, ha dichiarato Emilio Zamparelli. “Il mercato del gioco – ha continuato il vicepresidente STS – lavora e dà possibilità di lavorare. Parliamo di circa 200mila occupati. Le nostre tabaccherie sono spesso imprese familiari, ma diamo lavoro anche a tanti dipendenti.

Il settore del gioco è sicuramente visto male dall’opinione pubblica e si parla spesso solo di gioco patologico. Non viene tenuto conto della parte sana del gioco, quella del divertimento. I primi a non volere che il gioco diventi una dipendenza siamo proprio noi operatori”.

Negli ultimi anni il mercato dei giochi si è evoluto e, soprattutto durante la pandemia, è andato sempre più verso l’online. Il moderatore del panel, Fabio Felici, ha evidenziato come si presenta oggi il gioco, con le problematiche che ha vissuto il comparto durante la chiusura dei lockdown, ma anche sottolineando l’importanza della rete, primo presidio contro l’illegalità.

“Il gioco rappresenta anche momenti di socializzazione e di costume – ha aggiunto Zamparelli -. Ricordo ad esempio quando qualche anno fa il SuperEnalotto rappresentava un momento di aggregazione, con il gioco di sistemi collettivi e paesi in festa quando si vinceva il “6”. Ed a queste feste partecipava anche chi non vinceva. Era un momento quindi di condivisione del piacere. Sicuramente la chiusura delle sale durante pandemia ha rappresentato l’avanzare del gioco online, ma il gioco fisico è tornato. L’online rappresenta una parte importante del mercato ed è anche un’integrazione della rete terrestre. Sono lo stesso settore, non sono divisi. La rete terrestre è importante e lo dimostrano anche i dati, soprattutto di alcuni giochi che vengono fatti quasi esclusivamente nei punti fisici. Allo stesso modo, alcuni giochi possono essere fatti solo online. Sono prodotti complementari.

Purtroppo però alcune leggi regionali, attraverso misure come il distanziometro, stanno di fatto eliminando il gioco legale. Ed il distanziometro, è stato dimostrato da tante ricerche, non serve. Ma eliminando il gioco legale – ha concluso Zamparelli – non si annulla la domanda, ma si dà spazio e si apre il mercato all’illegalità. E le stime parlano di un mercato di gioco illegale che vale ben 20 miliardi di euro”.

Ma per quanto riguarda le dipendenze, il problema è l’offerta, il prodotto, o la persona che ha una determinata patologia? “Sono d’accordo sul fatto che il proibizionismo non serve – ha risposto Monica Petrosino, dirigente medico psichiatra ASL Salerno – . Nei fondi che arrivano alla sanità per curare le dipendenze, ci dovrebbe essere una parte importante anche per la formazione dei cittadini. Non dobbiamo però guardare il gioco in maniera negativa perché stabilisce una relazione e quindi non si può demonizzare. Bisogna però diffondere questo concetto e fare quindi formazione”.

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La nuova normativa sulle omologhe può portare al fallimento il settore degli apparecchi di puro intrattenimento

L’allarme arriva da Tiziano Tredese, titolare della Elmac una delle aziende più importanti del settore

E’ in grande fermento il settore degli apparecchi senza vincite in denaro. C’è infatti grande preoccupazione per la nuova normativa in tema di omologhe degli apparecchi. Ad evidenziare queste problematiche e le possibili soluzioni è Tiziano Tredese, titolare della Elmac una delle aziende più importanti del settore, in un’intervista rilasciata ad Agimeg.

“Nel biennio 2020-2021 non abbiamo venduto nulla né comprato niente, come la maggior parte dei distributori. I nostri clienti, ossia le sale giochi, non hanno di conseguenza acquistato nulla in questi due anni. A giugno del 2021 ci siamo ritrovati con i magazzini “scarichi” – sottolinea Tredese – “e quindi seppur autocertificando questi giochi, si è potuto vendere solo i resti di magazzino. Per rimettere in piedi il circuito economico, devo acquistare nuovi apparecchi che necessitano però di omologazione. E qui nasce il grande problema della nuova modalità di omologazione degli apparecchi

“Ad esempio, al momento sto omologando una gru a quattro giocatori che mi ha prestato il mio distributore inglese. Per omologarla è necessario preventivamente lo schema elettrico, la certificazione CE, la traduzione del manuale dall’inglese all’italiano. Ho lavorato poi una settimana per fare tutte le foto, quelle delle schede interne, la descrizione e i disegni. Ho mandato il tutto all’Ente Certificatore, che mi ha risposto che per proseguire nella certificazione devo fornire lo SHA-1 del programma sorgente, l’MD5 dell’eseguibile, dare istruzioni sulla compilazione del tutto e come è stato inserito il software nella scheda madre. Tutto questo non posso farlo. Mi relaziono con un distributore inglese, che ha comprato in Cina da un altro distributore, che a sua volta ha comprato da un produttore (“che al mercato mio padre comprò!!”). Insomma per avere una informazione, assolutamente non necessaria secondo me, bisogna fare una sorta di giro del mondo e sperare di ottenerla”.

“Dall’America non possiamo più comprare nulla, gli apparecchi da intrattenimento americani hanno dei costi proibitivi. Siamo costretti a rivolgerci ai mercati asiatici, dove pochi produttori danno a molti distributori i loro prodotti. Lo stesso prodotto viene quindi offerto da molti distributori e tu, europeo, acquisti generalmente da un altro distributore e lo importi”.

“Tutto questo di cui stiamo parlando serve per garantire che una Gru rimanga tale e non diventi una slot-videolottery! Un accostamento senza senso, illogico e dannoso. Ho dovuto temporaneamente abbandonare le Redemption, apparecchi che emettono tagliandi. Ho 419 titoli di Redemption venduti in questi 20 anni, che ho autocertificato. Non mi metto neanche ad immaginare cosa potrebbe succedere adesso in questa situazione” – evidenzia Tredese – “Mi sono concentrato sui 7a e i 7c, che comunque in parte commercializzavo anche prima. La principale problematica sorge nell’aver aggiunto al Decreto Tecnico del 2005 il punto 4 dell’articolo 7, ossia la parte tecnica allegata alla scheda esplicativa, quindi ora per presentare una certificazione di omologa sono necessari 4 documenti: Scheda Esplicativa, Estratto della Scheda Esplicativa, Documentazione Tecnica … e una dichiarazione su carta intestata che attesti che tale gioco è descritto nei 3 documenti sopracitati. Dovrei fare tutto questo per ogni macchina. Documentazione INUTILE e SOVRABBONDANTE. Sarebbe importante togliere almeno la parte tecnica per i giochi nuovi”.

“A lavorare sulla nuova omologa siamo in tre: io titolare dell’azienda e ingegnere elettronico, un tecnico che mi aiuta a comprendere le funzionalità del gioco e i relativi componenti elettronici e l’impiegato esperto nell’utilizzo dei software per impaginare e creare tutti i manuali. Fare l’omologa mi costa in questo modo 5mila euro per ogni tipologia di apparecchi. Ma quanti ne venderò? Il nuovo Decreto ha tolto anche le “targhette prova”.

Con questo modo di fare mi ci vogliono circa 6 giornate piene di lavoro in tre persone, più quanto richiesto dall’Ente certificatore. Insomma una situazione economicamente devastante per qualsiasi azienda. L’autocertificazione già fatta dovrebbe essere più che sufficiente per ADM. Ci siamo presi formalmente e penalmente l’impegno di certificare che quello segnalato è un apparecchio elettromeccanico di abilità comma 7

“In Europa ci sono paesi come Polonia, Danimarca, Belgio, Cecoslovacchia, Olanda e Spagna dove le ticket redemption non hanno bisogno di alcuna certificazione preventiva. Solo in Spagna il tecnico interno all’azienda fa una certificazione, firmata dal patron dell’azienda, con descrizione, fotografia, schema elettrico e CE. Nessun costo. Manda la descrizione allo Stato che immediatamente riconosce, se ritiene opportuno, il gioco. Va a prendere poi le tesserine e i codici identificativi, così che tutti sanno da chi è stato venduto l’apparecchio. Se poi chi la compra ci fa qualche modifica, non è più un problema dell’azienda”.

“Non posso spendere 5 mila euro a macchina. Per le ultime omologhe i Monopoli hanno impiegato tre settimane per darmi l’OK e altre due per ottenere i Nulla Osta di Distribuzione. Ora dovrà essere richiesto dal cliente il Nulla Osta di messa in esercizio, un processo che dura almeno “MESI”. Non possiamo vivere di aria fritta. Io sono fermo con 110mila euro al mese di costi. Che faccio mando a casa tutti i miei lavoratori? Nessuno dei responsabili ha capito bene i guai provocati da questo Decreto, né si è reso conto che siamo bloccati da 3 anni. Insomma una situazione – ha concluso il numero uno della Elmac – insostenibile e sulla quale ci aspettiamo interventi di Buon Senso da parte dell’ADM e, se necessario, della Politica”. 

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eSports e sale Lan: le nuove regole

Ecco la circolare dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli con le nuove disposizioni per il settore

Si diradano le nubi e si inizia ad intravedere la luce sul settore eSports, in seguito alla vicenda che ha coinvolto le sale LAN, con la chiusura di tre di queste sul territorio nazionale. Tutto questo è stato possibile grazie all’attenzione e alla meticolosità dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli e del Direttore Generale Marcello Minenna che ha firmato una nuova circolare volta a far luce sulla normativa e le problematiche che coinvolgono il settore degli eSports.

Ecco i punti rilevanti previsti nella circolare:

“Il 30 aprile u.s. si è chiusa la prima fase di attuazione della nuova disciplina regolamentare in materia di apparecchi senza vincita in denaro di cui all’art. 110, comma 7, del T.U.L.P.S.. Sono ancora aperti, con scadenza 30 giugno, i termini per la presentazione delle istanze di rilascio dei nuovi nulla osta di esercizio per gli apparecchi di cui all’articolo 110, comma 7, lett. a) e c) già certificati secondo le regole tecniche previgenti e già installati.

Per completare la fase di transizione alle nuove regole è in via di elaborazione una determinazione direttoriale che, a partire dal prossimo 1° luglio, provvederà a dettare le regole per l’attuazione della nuova regolamentazione anche agli apparecchi che vengono utilizzati nelle attività di spettacolo viaggiante autorizzate ai sensi dell’articolo 69 del T.U.L.P.S..

È prevista, inoltre, una ulteriore circolare di attuazione del Protocollo recentemente stipulato tra l’Agenzia ed il CONI relativo alla gestione degli apparecchi utilizzati a fini sportivi da atleti tesserati con ASD e SSD affiliati alle diverse Federazioni sportive.

Nell’elenco delle attrazioni istituito presso il Ministero della Cultura e da ultimo aggiornato con il decreto interministeriale del 3 agosto 2020 sono presenti, altresì, le attrazioni denominate “padiglioni e sale trattenimento”.

Ferma restando l’applicazione della normativa e delle autorizzazioni richieste per lo spettacolo viaggiante, in tali attrazioni, potranno essere installati esclusivamente apparecchi di cui all’articolo 110, comma 7 del T.U.L.P.S., nonché gli apparecchi “gioco al gettone azionato a mano, gioco al gettone azionato a ruspe, pesca verticale di abilità”, già installati al 31 dicembre 2002.

A tal fine, qualsiasi tipo di apparecchio che consente il gioco senza vincita in denaro non conforme alle regole tecniche di cui alla DRTEC installato al 1° luglio 2022 all’interno dei padiglioni e delle sale trattenimento dovrà, nei termini e con le modalità che saranno definite con il provvedimento direttoriale previsto dall’articolo 10, comma 5 della DRA, essere dotato di titolo autorizzatorio o disinstallato da dette attrazioni. Rientreranno in tale regime provvisorio, altresì, le apparecchiature che consentono il gioco con collegamento da remoto purché dotate di elementi hardware o software specifici che impediscono la libera navigazione in rete, permettendo esclusivamente il collegamento a piattaforme on line, destinate unicamente al gioco senza vincita in denaro.

Qualora in possesso dei requisiti previsti dalla legge e ferma restando la competenza in capo alle singole amministrazioni comunali in materia di rilascio delle autorizzazioni allo spettacolo viaggiante ex articolo 69 del T.U.L.P.S., la nuova regolamentazione, con le relative tempistiche attuative di prossima adozione, si applicherà, per quanto di competenza dell’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli e con esclusivo riguardo al settore dei giochi, a tutti i padiglioni o sale trattenimento in possesso di detta autorizzazione al 1° luglio 2022.

La riconducibilità di alcune attrazioni dello spettacolo viaggiante – definite generalmente videogiochi ed attualmente in uso in sale gioco – a specifiche tipologie di apparecchi e simulatori comma 7 introdotti dalla DRTEC, rende necessaria, vista la specifica complessità della materia, una disciplina in sede di prima attuazione. Pertanto, ai fini delle sole specifiche materie di competenza dell’Agenzia delle Accise, delle Dogane e dei Monopoli e con esclusivo riguardo al settore dei giochi, rientreranno nel perimetro di applicazione come sopra delineato, e che sarà oggetto di attuazione nella prossima determinazione di cui all’articolo 10, comma 5 della DRA, tutte le “sale giochi” che, comunque, abbiano presentato alle competenti amministrazioni comunali istanza di rilascio dell’autorizzazione entro il suddetto 1° luglio p.v., qualora non abbiano ricevuto esplicito diniego da parte dell’ente locale competente.

In caso di mancanza della predetta istanza, ovvero qualora sia intervenuto esplicito divieto dall’amministrazione comunale, ovvero, infine, qualora siano installati apparecchi ed apparecchiature diverse da quelle come sopra delineate, sono valide ed applicabili le sanzioni previste:
– dall’articolo 7 comma 3 quater del D.L. 158/2012;
– dall’articolo 110 comma 9 f-quater del T.U.L.P.S..

Le diverse sanzioni sono applicabili in funzione della tipologia di apparecchi e di apparecchiature rinvenute negli esercizi e in ragione del disvalore della diversa condotta secondo i principi stabiliti dalla Legge nr. 689 del 1981, ferme restando le valutazioni degli uffici territoriali, previste dall’articolo 13, comma 2 della citata legge nr. 689 del 1981, in merito alla possibilità di procedere al sequestro e alla successiva confisca, nei casi in cui non sia previsto il sequestro obbligatorio.

In particolare, sarà applicabile la sanzione prevista per la violazione di cui all’articolo 7 comma 3 quater del D.L. 158/2012 nel caso in cui siano rinvenute in esercizi non autorizzati apparecchiature che consentono il gioco con collegamento da remoto purché dotate di elementi hardware o software specifici che impediscono la libera navigazione in rete, permettendo esclusivamente il collegamento a piattaforme on line, destinate unicamente al gioco senza vincita in denaro.

Sarà applicabile, invece, la sanzione di cui all’articolo 110 comma 9 f-quater del T.U.L.P.S qualora siano rinvenuti in esercizi non autorizzati apparecchi non rispondenti alle caratteristiche di cui al comma 7 del T.U.L.P.S.. Tale fattispecie è ravvisabile sia nei casi in cui gli apparecchi o apparecchiature consentano la libera navigazione in rete e, quindi, la possibilità di collegarsi a piattaforme di gioco illegali che consentono il gioco con vincita in denaro, sia nei casi in cui gli apparecchi abbiano caratteristiche fisiche e di software interni proprie degli apparecchi comma 7, anche nella “modalità” multipostazione”.

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Apparecchi di puro intrattenimento, un settore da tutelare anche attraverso una normativa equilibrata e dedicata

E’ il grido d’allarme lanciato da Sergio Milesi, ad LED e Alessandro Lama, presidente Federamusement Confesercenti

Mi auguro che realmente gli enti regolatori e la politica intervengano il prima possibile a modificare la normativa, che

Non è possibile operare in Italia nel settore del puro intrattenimento con l’utilizzo di norme che solitamente vengono applicate al settore del gioco d’azzardo lecito distribuito dallo Stato, è forse arrivata l’ora che le due attività vengano separate dal punto di vista normativo”. E’ il grido d’allarme lanciato da Sergio Milesi, ad della LED srl, in merito alla situazione molto complicata che sta vivendo il settore dei Comma 7.

La normativa sugli apparecchi senza vincite in denaro “sta creando seri problemi al settore e sta portando le aziende italiane a limitare le proprie offerte di un puro intrattenimento – ha continuato Milesi – rispetto alle imprese che operano nel resto del mondo, siano esse svolte per fini ludici o a fini sportivi in sale giochi, sale lan, associazioni sportive  o altri locali ritenuti idonei dalle normative”.

E riguardo al protocollo siglato tra CONI ed ADM che prevede l’installazione di apparecchi senza vincite in denaro a fini sportivi all’interno di asd affiliate alle Federazioni riconosciute dal Coni, l’ad di Led ha sottolineato che: “questo accordo e questa ulteriore “burocratizzazione” dell’utilizzo di apparecchi di puro intrattenimento a fini sportivi, poteva tranquillamente essere evitata. Bastava rivedere le norme emanate a maggio 2021, limitandosi a ricevere dagli operatori del settore un’autocertificazione, della rispondenza alle norme previste dal decreto. Inoltre si poteva prevedere l’eliminazione della verifica tecnica che obbliga gli operatori del mercato degli apparecchi senza vincita in denaro a procedere a proprie spese alla omologa, tramite uno degli Organismi di Certificazione Convenzionato (OdV) identificati da ADM, di ogni esemplare di modello di apparecchio (calciobalilla, biliardi, arcade, etc.) non si presti ad un uso riconducibile al “gioco d’azzardo”.

La preoccupazione per ciò che sta vivendo il settore dei Comma 7 è condivisa da Federamusement Confesercenti. “La regolamentazione di un settore, soprattutto se deregolamentato, è sempre una buona notizia per gli imprenditori, a patto che sia frutto di un percorso di concertazione e non risultato di emozionanti corse di una politica che ben poco sa di noi, del nostro mercato, delle vecchie e nuove regole e del lavoro fatto fino ad oggi da ambo le parti”, ha dichiarato Alessandro Lama, Presidente di Federamusement Confesercenti.

“L’intrattenimento, o meglio amusement – ha continuato Lama – deve essere cosa diversa dal settore del gioco lecito che pur nella sua dignità operativa vede attori diversi dal nostro pubblico specifico. La nostra offerta di esperienza ricreativa, di divertimento e svago di alto valore, indirizzata ad un mercato e ad un pubblico sensibile come famiglie e bambini, va intesa come attività di interesse pubblico utile per l’intera collettività”.

“Per questo va certamente regolamentata, ma anche protetta e differenziata. Le recenti direttive di ADM, il “caso” sale LAN e il recente protocollo del CONI sono momenti diversi, non certamente coordinati, che dovrebbero far comprendere a tutti gli attori come una legislazione armonica costruita tutti insieme sia l’unica risposta necessaria. Il rischio di corse in avanti, personalizzazioni, circolari, risposte scoordinate è quello di vanificare lo sforzo comune di certificare la liceità di un comparto che rappresenta, ora come non mai, l’aggregazione, il divertimento la gioia di famiglie e bambini”.

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Freni (MEF): “Stiamo valutando iniziative normative per una stabile regolamentazione degli eSports”

Allo studio di Governo e Coni una Federazione del gaming sportivo competitivo

La questione delle sale LAN e eSports è arrivata anche alla Camera, con un’interrogazione a risposta immediata in Commissione Finanze al Sottosegretario al Ministero dell’Economia e Finanze Federico Freni, proposta da Centemero (Lega) e illustrata da Belotti (Lega).

“Parliamo di eSports, ovvero sport elettronici che rappresentano l’evoluzione dei videogiochi. Non c’è una norma e quella in vigore fa riferimento agli elettrogrammofoni, flipper e al gioco elettromeccanico dei dardi. Giochi che qualcuno non ha neanche mai visto perché ha meno 35 anni.

I Monopoli sabato scorso hanno organizzato un blitz in 4 grandi sale di eSport, riscontrando apparecchiature non omologate. Il punto è questo: esiste un’omologazione per i pc di eSport? No. Eppure, i Monopoli dopo l’esposto del titolare di una sala giochi tradizionale hanno mandato gli ispettori a sequestrare tutto, con multe da 5mila a 50mila euro ad apparecchio. Le soluzioni sono due: o si chiude il mondo degli eSports o si approfitta del momento per regolamentarlo. Spero prevalga il buon senso”. E’ quanto ha dichiarato Belotti, illustrando l’interrogazione.

“Il Governo premette che sulla vicenda è necessario un supplemento di istruttoria e quindi chiede il rinvio del caso per rispondere puntualmente sui fatti citati dall’interrogante. Tuttavia, il governo si riserva, quindi, di valutare tutte le iniziative normative più opportune al fine di garantire in tempi ragionevoli un’efficace e stabile regolamentazione del settore, riconoscendogli autonoma rilevanza, anche valutando, di concerto con il Coni l’istituzione di una Federazione che sovraintenda all’organizzazione del gaming sportivo competitivo.

Da ultimo, nelle more della definizione di tale quadro normativo, il Governo si riserva anche di valutare, di concerto con l’agenzia delle Dogane e dei Monopoli, l’opportunità delle misure intraprese”.

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Stati Generali Amusement: “La chiusura delle sale eSports conferma la necessità di regole flessibili”

Anche il settore degli apparecchi senza vincite in denaro ha preso posizione sul caso eSports

“Le leggi devono esserci e devono essere rispettate, ma non è possibile normare senza distinguo comparti del gioco troppo diversi tra loro” – sottolinea il portavoce degli Stati Generali dell’Amusement, espressione delle associazioni del gioco senza vincite in denaro, nonché presidente Federamusement, in merito alla chiusura di alcune sale Local Area Network che, a seguito di controlli, sono state giudicate non conformi alla nuova normativa vigente -.

“Questo episodio che ha coinvolto non fa che confermare, una volta di più, l’esigenza di approcciarsi al vasto e molto differenziato comparto del gioco con una regolamentazione flessibile, capace di tenere conto di istanze, peculiarità e necessità profondamente diverse. Benvenuto, dunque, il tentativo dei Monopoli di mettere regole, ma non con questa rigidità nell’accumunare realtà davvero troppo distanti.

Il Decreto Direttoriale dei Monopoli – ricorda il rappresentante degli Stati Generali dell’Amusement – va rivisto nella direzione di offrire a ciascun comparto regole ad hoc. In quest’ottica diventa ancora più strategico l’operato delle associazioni di categoria in essi rappresentati che rimangono aperti ad un confronto costruttivo con gli organismi regolatori e con i Monopoli stessi; solo con la coesione del gruppo si possono ottenere risultati”.

Gli Stati Generali dell’Amusement rappresentano una iniziativa dell’intero comparto dedicato al divertimento per le famiglie e per i bambini, formato da associazioni, sindacati, imprenditori e tecnici. Si tratta di un laboratorio di idee, proposte, strategie e confronto, che ha unito l’intero mondo del gioco senza vincita in denaro per portare all’Amministrazione e al Governo, un punto di vista il più possibile coeso e rappresentativo di tutte le istanze ed esigenze del comparto.

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Legge regionale sul gioco del Lazio: in piazza per difendere 16mila posti di lavoro

A fine agosto l’entrata in vigore della norma sui giochi metterebbe a rischio migliaia di aziende e lavoratori

Si è tenuta ieri mattina la manifestazione ‘Legalità, Lavoro, Lazio. I lavoratori del gioco pubblico in piazza per 3 buoni motivi’ davanti al palazzo della Regione Lazio.

L’evento – organizzato dal coordinamento ‘Alleati per la Legalità – ha avuto un grandissimo riscontro a livello di partecipazione e aveva come principale finalità quella di sensibilizzare le istituzioni sull’argomento e chiedere alla Giunta Zingaretti e al Consiglio della Regione Lazio di rivedere la legge 5/2013 che significherebbe la perdita di 16mila posti di lavoro nella regione tra soli 120 giorni, a causa dell’entrata in vigore di alcune norme fortemente penalizzanti per il settore, come quella del distanziometro retroattivo.

Una delegazione dei manifestanti è stata accolta dal Capo di Gabinetto della Regione Lazio, Andrea Napoletano, al quale sono stati presentati tutti i problemi che l’entrata in vigore del regolamento regionale comporterebbe.

Da ciò che è emerso dall’incontro ci può essere ottimismo per il comparto. Uno dei portavoce della delegazione, Emmanuele Cangianelli (EGP-Fipe) ha affermato infatti: “Abbiamo avuto la sensazione che si siano percepiti tutti i rischi che questa legge comporta. Il provvedimento in cui si discuterà questa materia sarà il Collegato che verrà votato entro il 30 di giugno, quindi molto in anticipo rispetto alla scadenza di fine agosto che preoccupa il comparto laziale.

Non hanno dato nessuna assicurazione – ha proseguito Cangianelli -, ma la nostra sensazione è che il tema sia ben compreso. Quindi tutti noi dobbiamo lavorare per avere una maggioranza di consiglieri che si renda conto della necessità di almeno uno slittamento o una cancellazione di questo termine. C’è fiducia che qualcosa possa cambiare, ma c’è ancora tanto da lavorare”.

Anche il presidente di Acadi, Geronimo Cardia, ha sottolineato l’importanza per il Consiglio Regionale del Lazio di “avere coraggio superando le ipocrisie ideologiche ed elitarie secondo cui voler rimuovere un distanziometro espulsivo sia fare un favore allo Stato biscazziere o peggio ancora alla criminalità per le infiltrazioni nel comparto, perché abbiamo sentito anche questo.

La verità è un’altra ed è sotto gli occhi di tutti: lo Stato non è biscazziere ma si prende la grande responsabilità di dare ai propri cittadini un prodotto misurato e controllato per una domanda che comunque esiste”.

Anche le istituzioni erano presenti alla manifestazione dei lavoratori del gioco ed è stato particolarmente apprezzato l’intervento del presidente della Commissione Urbanistica di Roma Capitale, Tommaso Amodeo, che ha affermato: “Conosciamo bene le motivazioni di questa battaglia: tutela dell’attività economica, tutela occupazionale e tutela della salute, perché sappiamo che nei contesti legali i giocatori problematici vengono intercettati e curati ed è l’opposto di ciò che accade nei contesti clandestini. Mi sono posto la domanda di quale sia la motivazione che anima la legge regionale e credo che si tratti di proibizionismo e voglio ricordare che la storia ha già dimostrato che non sia efficace”.

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Inaugurata a Roma la prima “Casa della Legalità”

Una iniziativa del coordinamento Alleati per la Legalità che racchiude le più importanti associazioni di gioco pubblico

Inaugurata questa mattina a Roma, presso l’Admiral Bingo di Via Prenestina 657, la prima “Casa della Legalità” del Lazio allestita in un punto di Gioco Pubblico. Al taglio del nastro era presente il Presidente del Municipio Roma V Mauro Caliste.

Il progetto ‘Casa della Legalità’ vuole essere uno strumento in più per sostenere la lotta all’illegalità, alla criminalità ed alla corruzione. Nasce, infatti, con il fine di sensibilizzare i cittadini a rivolgersi esclusivamente alle sale che rispettano le norme, per informarli sui rischi del gioco patologico, offrire riferimenti per denunciare violazioni o reati all’interno del proprio ambiente di lavoro, nel quartiere, nella comunità.

“Siamo onorati, come V Municipio, di esser stati scelti per la nascita della prima Casa della Legalità. Rientra nel nostro DNA, in quanto crediamo molto nella legalità. A pochi chilometri da qui stiamo installando una targa in ricordo di Falcone e Borsellino. Il nostro impegno è quello di far crescere con questi ideali le nuove generazioni. E’ importante che in zone come il Quarticciolo si apra un nuovo punto dove si può dare una risposta ai cittadini che hanno bisogno”. E’ quanto ha dichiarato ad Agimeg Mauro Caliste, presidente del V Municipio, in occasione dell’inaugurazione della prima “Casa della Legalità” del Lazio allestita in un punto di Gioco Pubblico. “Ho un profondo rispetto dei lavoratori – ha continuato -. Nel nostro Municipio sono 700 i lavoratori occupati nelle sale da gioco. Sono persone che hanno sofferto, perché credo che questa sia una delle categorie che ha patito di più in questi due anni di lockdown”.

La casa della legalità nasce “per rinforzare quello che è uno dei temi fondanti dell’operatività del nostro settore che è la tutela e presidio della legalità. Abbiamo visto come in assenza del presidio di gioco regolato, inevitabilmente si scivola sull’illegale. L’abbiamo visto durante il lockdown quando è stato chiuso tutto il gioco fisico ed in quelle regioni che hanno espulso il gioco legale”. Ha dichiarato ad Agimeg Matteo Marini, ad di Admiral Gaming Network. “Durante il lockdown, da marzo 2020 a giugno 2021, sono state trovate dalle forze dell’ordine una sala clandestina ogni 3 giorni. Questo dà la misura di quella che è la potenzialità dell’illegale qualora si espellesse il gioco pubblico dal territorio. Nel Lazio, il 28 agosto prossimo questo rischio diventa una certezza se non si interviene in qualche modo. In questa regione esistono circa 5.000 punti vendita specializzati, con circa 10mila dipendenti che dal 28 di agosto non avranno più lavoro”. “Abbiamo fatto una serie di proposte alla Regione Lazio di miglioramento della legge – ha concluso Marini – per il raggiungimento degli stessi obiettivi che la legge si pone, vale a dire la lotta al gioco illegale ed alla criminalità e la tutela delle persone più deboli ed a rischio gioco patologico”.

“La Casa della Legalità è il passo successivo ad un’alleanza tra diversi soggetti rappresentativi che sono uniti dall’idea di comunicare fermamente il ruolo degli operatori del gioco, di sale specializzate come quella che presentiamo oggi, ma anche degli esercenti non specializzati che offrono scommesse o apparecchi in un momento ed in una Regione in cui la legislazione è ancora legata ad un’idea di contrasto alle dipendenze che probabilmente non è la più funzionale”. E’ quanto dichiara ad Agimeg Emmanuele Cangianelli, presidente EGP-Fipe, nel corso dell’inaugurazione della prima Casa della Legalità a Roma. “Questo tipo di punti vendita di gioco e gli avanzati sistemi di controllo all’accesso ci permettono di far vedere ai regolatori ed ai rappresentanti politici come l’offerta di gioco regolamentato sia uno strumento e non un problema da risolvere”. “Lo stato dell’arte del Lazio è di un grande pericolo. La Legge Regionale – ha continuato Cangianelli – è tra quelle di più lunga data, la sua prima stesura è del 2013. All’inizio era una di quelle leggi che cercava di limitare l’espansione dell’offerta, fino all’inizio del 2020. In quella data è stata invece resa retroattiva ed è stato addirittura introdotto lo strumento di misurazione del distanziometro, con il raggio. La sua applicazione quindi, come dimostrano perizie urbanistiche che le associazioni hanno fatto in tutti i capoluoghi della regione, porterebbe all’impossibilità di continuare a lavorare mediamente in oltre il 97% di tutte le aree dei capoluoghi di regione. Questo significa che solo un numero sparuto di sale potrebbe restare aperto o altre si potrebbero aprire solamente in mezzo alle campagne. E’ un tema che il Ministero dell’Interno non apprezza molto per ovvie esigenze di controllo del territorio e dei fenomeni che possono nascere intorno ad attività del genere. La via è quella di fermare questo rischio e suggerire ai legislatori di studiare altri sistemi, come il controllo all’accesso delle sale e un utilizzo più intenso degli operatori nella lotta alla dipendenza”, ha concluso.

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Totocalcio, per il prossimo concorso jackpot stellari per Formula “11” e “13”

Nessun vincitore nell’ultimo weekend per le due categorie che vanno così a jackpot

Nell’ultimo concorso del nuovo Totocalcio non ci sono stati vincitori delle categorie più alte, la “Formula 11” e la “Formula 13”.

Per il prossimo concorso quindi ci sarà un jackpot molto elevato per la formula di gioco più seguita, quella del 13. Ben 236.775 euro di jackpot più la parte di montepremi del concorso, saranno in palio per chi saprà centrare il “13”.

Jackpot molto interessante anche per la “Formula 11“: agli oltre 60mila euro accumulati dai concorsi senza vincitori di 11 punti, verrà aggiunto la relativa parte di montepremi.

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Freni (sottosegr. MEF): “Forte contrasto all’illegalità e prevenzione della ludopatia”

I punti cardine della Legge Delega sul riordino del gioco pubblico in Italia

Il punto sul settore del gioco pubblico a 6 mesi dalla sua nomina ufficiale a sottosegretario ed i punti cardine sui cui si basa l’attesissima Legge Delega sono alcuni dei temi trattati dal sottosegretario al Mef con delega ai giochi, Federico Freni.

“Il settore del gioco nel suo complesso è convalescente, ma in tendenziale ripresa. Speriamo che tutte le azioni intraprese fino ad oggi ci consentiranno di avere una ripresa non più tendenziale”, ha dichiarato Freni. “Alcuni segmenti di questo comparto sono in grande crisi, con una ripresa meno sicura e meno solida, ma sono ottimista e convinto che l’impegno profuso in 6 mesi, da me e dal MEF, possa portare ad un riordino che ci consentirà di uscire da questo pantano e di avere un gioco non più in ripresa, ma finalmente lanciato verso il futuro. Questo è il nostro obiettivo”.

“La legge delega si basa su due pilastri“, ha chiarito il sottosegretario ad Agimeg. “Uno è la lotta senza quartiere all’ illegalità: dove lo Stato è assente e non garantisce adeguati livelli di controllo, prospera l’illegalità che danneggia lo Stato, ma anche gli operatori del settore che lavorano onestamente, che lo Stato ha il dovere di proteggere. La lotta all’illegalità passa attraverso strumenti tecnologici avanzati per prevenire l’illegalità sia sul gioco fisico sia soprattutto sull’online. Il secondo pilastro della legge delega – ha proseguito – è la prevenzione ed il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico. Il gioco non fa male in assoluto, ma possono esistere alcune situazioni in cui il gioco fa male e crea dipendenze. Dobbiamo impedire da un lato che le famiglie abbiano problemi a seguito di un approccio malato nei confronti del gioco, dall’altro impedire che il gioco venga assimilato ad una patologia, in quanto non lo è”.

“Su questi due pilastri – afferma ancora il sottosegretario Freni ad Agimeg – si regge tutta l’impalcatura del riordino, che passerà da una razionalizzazione dei punti gioco, e non da una riduzione – la relazione illustrativa allegata al disegno di legge delega afferma chiaramente ‘esclusa ogni riduzione dell’offerta’ – su una revisione completa delle normative del gioco online, troppo datate, da una rivisitazione dei compiti di sorveglianza di ADM, fino ad una razionalizzazione ulteriore di determinati meccanismi di svolgimento delle attività di gioco. Vorremmo portare, con il contributo del Parlamento, il gioco a divenire un comparto industriale, con la dignità di comparto industriale“.

Per il sottosegretario, i Governatori dovrebbero attendere il riordino nazionale prima di emanare leggi regionali restrittive sul gioco. “Lo dirò anche in conferenza Stato-Regioni non appena sarà licenziata la Legge Delega, parlerò con il Presidente Fedriga, servirà una nuova intesa. Auspico che i governatori vogliano considerare il riordino ed attendere il più possibile l’entrata in vigore delle leggi regionali. Ciò non significa privare le regioni del loro potere normativo, ma inserirlo in una cornice con regole più omogenee rispetto a quanto accade oggi, senza rischiare di dover giocare in modo diverso a distanza di pochi chilometri tra un Comune e l’altro”.

L’intervento del sottosegretario al Mef ha toccato anche la spinosa questione dei canoni di concessione del bingo, con le sale che hanno dovuto versare i canoni anche sotto pandemia, quando erano chiuse. “Una soluzione tecnica esiste” per superare questo problema, “ma si tratta soprattutto di volontà politica. La soluzione tecnica c’è tramite gli emendamenti sin qui presentati che consentono di scontare quei canoni per i periodi in cui le sale bingo sono state chiuse. Ma per rendere attiva la cosa c’è bisogno di una volontà politica che affronti questo delicato argomento”, ha detto ancora Freni.

Sulla data del 30 giugno, quando scadranno le concessioni per le scommesse, la posizione del sottosegretario è questa: “Se non si prorogano le concessioni, si fermano anche le entrate erariali. E’ interesse anche dello Stato risolvere questa situazione. Le concessioni delle scommesse sono scadute da molto tempo, prorogate in virtù dello stato di emergenza, credo che la strada migliore ed unica possibile, a bilancio dello Stato invariato, sia rappresentata da proroghe tecniche che consentano la prosecuzione dell’attività dei concessionari in attesa del riordino. Una proroga normativa avrebbe infatti costi su bilancio dello Stato non gestibili”.

Questa proroga tecnica potrà avvenire “con un provvedimento di ADM, a condizione che vi sia una legge delega di riordino avviata. La cosa sicura è che il 1° luglio chi va a giocare potrà continuare a farlo come oggi, non vi sarà un vuoto”.

Sui tempi dell’iter di approvazione della legge delega, Freni ha affermato che “sul lato del MEF il nostro lavoro è compiuto. La legge delega è stata scritta, bollinata dalla Ragioneria generale e trasmessa a Palazzo Chigi. A breve sarà calendarizzata in Cdm, poi approderà in Parlamento. Mi impegno a lavorare ai decreti delegati dal primo giorno in cui la legge delega sarà licenziata dal Consiglio dei Ministri, per poter lavorare parallelamente al Parlamento per arrivare ad avere un risultato che ci dia quanto prima decreti delegati definitivi, per consentire al settore un riordino celere ed effettivo. Penso che in qualche mese si possa fare, ma dipenderà dal Parlamento, in quanto tempo riuscirà a licenziare la Legge Delega”, ha concluso.