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SuperEnalotto, 21 anni fa la storica vincita da 38 miliardi di lire

Il jackpot centrato in una ricevitoria di Benevento da un gruppo di 50 giocatori

Sono passati 21 anni dallo storico ‘6’ da 38 miliardi di lire centrato a Benevento il 16 giugno 1999. Si trattò, in quell’occasione così come in molte altre, nella storia ultraventennale del Superenalotto, di una vincita collettiva.

A spartirsi il ricco bottino 50 giocatori, per quella che fu all’epoca la quarta più alta vincita di sempre. Il nuovo concorso era nato nel dicembre 1997 e ad ogni vincita miliardaria entrava di prepotenza nelle televisioni, sui giornali, attirando l’attenzione mediatica.

La località baciata dalla fortuna veniva presa d’assalto da giornalisti e reporter, per documentare l’evento e cercare di scoprire il volto del vincitore. In quell’occasione specifica furono cinquanta.

“Quei giocatori all’epoca avevano speso 20 mila lire per il sistema, quindi una cifra irrisoria, ma avevano partecipato ad un sogno, un sogno divenuto poi realtà”, racconta anni dopo ad Agimeg Emilio Zamparelli, titolare della ricevitoria entrata nella storia.

“Molte di quelle persone hanno avuto la fortuna di cambiare. Quindi il gioco fa anche cambiare vita, l’importante è non esagerare. Di quel giorno ricordo il fatto di essere stato travolto dall’ondata mediatica, essere circondato da giornalisti, essere sulle prime pagine dei giornali. Per una persona che fa questo lavoro è sicuramente un’enorme soddisfazione”.

In quegli anni una vincita rappresentava un momento di condivisione, anche chi non aveva vinto aveva voglia di festeggiare e si sentiva in qualche modo partecipe della vincita, della gioia della comunità. Nella sera in cui si vinceva nella ricevitoria si festeggiava con lo spumante, con festeggiamenti che coinvolgevano non solo i vincitori, ma un’intera città.

Oggi non si parla di gioco perché in qualche modo rappresenta un argomento tabù, ignorato anche dai mass-media. Per cui oggi non si parla neanche delle vincite, ma proprio questa – ricorda Zamparelli – era la bellezza del gioco che negli ultimi tempi è andata perduta”.

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Cipro, riaprono i battenti quattro casinò

Fine della chiusura dovuta all’emergenza da Covid-19 anche per le case da gioco cipriote

Anche all’estero sta cominciando la Fase 3 per il settore del gioco. A Cipro sabato scorso hanno riaperto i battenti i casinò quattro dei cinque casinò della Melco Resorts.

Le norme

Il Ministro della salute cipriota ha emanato dei requisiti molto stringenti per le case da gioco, norme che devono essere seguite se si vogliono tenere aperte le attività.

Prima di tutto il numero di giocatori che può stare contemporaneamente ai tavoli da gioco è limitato a 3 persone alla volta. E’ possibile giocare alle slot solo con apparecchi funzionanti alternati. Vietato fumare nelle aree di gioco, ma per i fumatori sono state predisposte delle aree dedicate.

Implementate anche le procedure di sanificazione sia per quanto riguarda gli strumenti ed i giochi presenti nelle sale sia per lo staff ed i clienti che entrano nei casinò.

“La riapertura dei casinò contribuirà non solo a rafforzare l’industria del turismo, ma anche alla ripresa dell’economica locale”, ha dichiarato uno dei portavoce delle case da gioco cipriote.

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Finisce il lockdown per i giochi: in Lombardia riaprono anche le sale bingo

Chiuse dall’8 marzo scorso, oggi a Milano ripartono anche le sale giochi, slot e scommesse

E’ finita con un sorriso l’avventura di Antonella Di Fiore, la lavoratrice di una sala Bingo di Milano che, il 3 giugno scorso, era entrata in sciopero della fame per protestare contro il protrarsi della chiusura delle attività di gioco in Italia.

La sua protesta era arrivata fin sotto Montecitorio e poi aveva raggiunto la manifestazione del 9 giugno scorso a Roma, dove migliaia di lavoratori del gioco legale hanno protestato contro il lockdown dei giochi.

Antonella, insieme alla sua collega ed amica Maddalena, hanno di fatto scritto un capitolo della storia dei giochi perché, anche grazie alla loro lotta oggi in molte regioni d’Italia si festeggia la riapertura di sale giochi, scommesse e bingo.

E tra le regioni che riaprono c’è anche la Lombardia e questa notte, alle 0,01 Antonella ha cominciato il primo turno dopo il lockdown.

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Coronavirus, via libera al Dl Imprese

Il Consiglio dei Ministri si è riunito ieri a Palazzo Chigi, sotto la presidenza del Presidente Giuseppe Conte, con Segretario il Sottosegretario alla Presidenza Riccardo Fraccaro. In tale occasione, su proposta del Premier e del Ministro dell’economia e delle finanze Roberto Gualtieri, ha approvato un decreto-legge che introduce misure urgenti in materia di accesso al credito e rinvio di adempimenti per le imprese, nonché di poteri speciali nei settori di rilevanza strategica e di giustizia. Il decreto interviene in sostegno alle imprese in difficoltà con misure specifiche su cinque principali ambiti.

1. Accesso al credito, sostegno alla liquidità, all’esportazione, all’internazionalizzazione e agli investimenti
Le misure adottate prevedono garanzie da parte dello Stato per un totale circa di 200 miliardi di euro concesse attraverso la società SACE Simest, del gruppo Cassa Depositi e Prestiti, in favore di banche che effettuino finanziamenti alle imprese sotto qualsiasi forma. In particolare, la garanzia coprirà tra il 70% e il 90% dell’importo finanziato, a seconda delle dimensioni dell’impresa, ed è subordinata a una serie di condizioni tra le quali l’impossibilità di distribuzione dei dividendi da parte dell’impresa beneficiaria per i successivi dodici mesi e la necessaria destinazione del finanziamento per sostenere spese ad attività produttive localizzate in Italia. Nello specifico: le imprese con meno di 5.000 dipendenti in Italia e un fatturato inferiore a 1,5 miliardi di euro ottengono una copertura pari al 90% dell’importo del finanziamento richiesto e per queste è prevista una procedura semplificata per l’accesso alla garanzia; la copertura scende all’80% per imprese con oltre 5.000 dipendenti e un fatturato fra 1,5 e 5 miliardi di euro e al 70% per le imprese con fatturato sopra i 5 miliardi; l’importo della garanzia non potrà superare il 25% del fatturato registrato nel 2019 o il doppio del costo del personale sostenuto dall’azienda; per le piccole e medie imprese, anche individuali o partite Iva, sono riservati 30 miliardi e l’accesso alla garanzia rilasciata da SACE sarà gratuito ma subordinato alla condizione che le stesse abbiano esaurito la loro capacità di utilizzo del credito rilasciato dal Fondo Centrale di Garanzia. Il decreto potenzia ulteriormente il Fondo di Garanzia per le p.m.i., aumentandone sia la dotazione finanziaria sia la capacità di generare liquidità anche per le aziende fino a 499 dipendenti e i professionisti.

Il Fondo – già ampliato dal decreto “Cura Italia” (decreto-legge 17 marzo 2020, n. 18) con 1,5 miliardi di euro – completa così la sua trasformazione in strumento a supporto della piccola e media impresa, a tutela di imprenditori, artigiani, autonomi e professionisti, nonché a salvaguardia dell’export e di tutti quei settori che costituiscono con le eccellenze del Made in Italy la spina dorsale del nostro sistema produttivo. È inoltre previsto un forte snellimento delle procedure burocratiche per accedere alle garanzie concesse dal Fondo. Il decreto potenzia anche il sostegno pubblico all’esportazione, per migliorare l’incisività e tempestività dell’intervento statale. L’intervento introduce un sistema di coassicurazione in base al quale gli impegni derivanti dall’attività assicurativa di SACE sono assunti dallo Stato per il 90% e dalla stessa società per il restante 10%, liberando in questo modo fino a ulteriori 200 miliardi di risorse da destinare al potenziamento dell’export. L’obiettivo è di consentire a SACE di far fronte alla crescente richiesta di assicurare operazioni ritenute di interesse strategico per l’economia nazionale che la società non avrebbe altrimenti la capacità finanziaria di coprire.

2. Misure per garantire la continuità delle aziende
Il decreto prevede una serie di misure finalizzate ad assicurare la continuità delle imprese nella fase dell’emergenza, con particolare riguardo a quelle che prima della crisi erano in equilibrio e presentavano una regolare prospettiva di continuità aziendale. Tale intervento avviene: in sede di redazione del bilancio in corso, valutando i criteri di prudenza e di continuità alla luce della situazione emergente dall’ultimo bilancio chiuso;
disattivando le cause di scioglimento societario per riduzione o perdita del capitale sociale.
Accanto a queste due misure a protezione diretta della società se ne affianca una terza che è volta a favorire il coinvolgimento dei soci nell’accrescimento dei flussi di finanziamento verso la società, disattivando in questa fase i meccanismi che in via ordinaria li pongono in secondo piano rispetto ai creditori. Vi sono poi misure che riguardano la disciplina del fallimento e che, nell’insieme, sono volte in questa fase a: sottrarre le imprese all’apertura del fallimento e alle altre procedure fondate sullo stato di insolvenza, sino a quando durerà l’emergenza; sterilizzare il periodo dell’emergenza ai fini del calcolo delle azioni a tutela dei creditori (quindi quando il periodo emergenziale sarà passato, i creditori potranno se del caso proporre le azioni revocatorie).

3. Rafforzamento dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica e degli obblighi di trasparenza in materia finanziaria.
Le norme approvate, al fine di rafforzare nell’attuale contesto di emergenza epidemiologica la disciplina dei poteri speciali nei settori di rilevanza strategica: anticipano, con effetto immediato – e nelle more dell’attuazione del decreto attuativo – l’ampliamento dell’ambito di intervento oggettivo della disciplina golden power ai settori di rilevanza strategica del Regolamento europeo n. 452/2019, consentendo di sottoporre alla preventiva autorizzazione le operazioni rilevanti relative, tra l’altro, ai settori finanziario, creditizio e assicurativo, alle infrastrutture e tecnologie critiche, tra cui l’energia, i trasporti, l’acqua e la salute, alla sicurezza alimentare, all’accesso a informazioni sensibili, compresi i dati personali, all’intelligenza artificiale, la robotica, i semiconduttori, la cibersicurezza, nonché le nanotecnologie e le biotecnologie; prevedono la possibilità per il Governo di aprire il procedimento d’ufficio, se le imprese non assolvono agli obblighi di notifica previsti;
estendono, in via transitoria fino al 31 dicembre 2020, il campo di applicazione della disciplina dei poteri speciali anche ad operazioni intra-europee che richiederanno la preventiva autorizzazione del Governo, nel caso di acquisizione del controllo di asset rientranti nei settori sopra descritti; nel caso di operazioni extra-europee, l’ampliamento, sempre transitorio, riguarderà anche le acquisizioni di partecipazioni superiori al 10% da parte di soggetti non appartenenti all’Unione europeo, se superiori alla soglia di un milione di euro. In materia di trasparenza finanziaria, si sono integrati gli obblighi di trasparenza previsti dall’art. 120 del TUF per consentire alla CONSOB di abbassare transitoriamente le soglie rilevanti per le comunicazioni (portandola al 5%) e ampliare anche il novero delle imprese che ne sono soggette, includendovi le società ad azionariato diffuso.

4. Misure fiscali e contabili
Si interviene con norme urgenti per il rinvio di adempimenti fiscali e tributari da parte di lavoratori e imprese. In particolare, si prevede la sospensione dei versamenti di Iva, ritenute e contributi per i mesi di aprile e maggio, in aggiunta a quelle già previste con il “Cura Italia”. Nel dettaglio: IVA, ritenute e contributi sospesi per soggetti con calo di fatturato di almeno il 33% per ricavi/compensi sotto i 50 milioni e di almeno il 50% sopra tale soglia; sono sospesi in ogni caso i detti versamenti per i soggetti che hanno iniziato ad operare dal 1° aprile 2019; per i residenti delle 5 province più colpite (Bergamo, Brescia, Cremona, Lodi, Piacenza), sospensione versamento IVA se calo del fatturato di almeno il 33% a prescindere dalla soglia di fatturato dei 50 milioni; ripresa dei versamenti a giugno, con la possibilità di rateizzazione in 5 rate. La sospensione delle ritenute d’acconto sui redditi da lavoro autonomo prevista dal decreto “Cura Italia” viene estesa anche alle scadenze di aprile e maggio. È esteso al 16 aprile il termine per i versamenti in scadenza il 20 marzo scorso e la scadenza per l’invio della Certificazione Unica è stata prorogata dal 31 marzo al 30 aprile. Inoltre, il credito d’imposta al 50% per le spese di sanificazione degli ambienti di lavoro viene allargato anche all’acquisto dei dispositivi di protezione individuale, mascherine e occhiali. Viene consentito all’Inps di rilasciare un Pin semplificato, tramite identificazione telematica del richiedente e posticipando al termine dell’emergenza la verifica con riconoscimento diretto. Si introducono norme sui “farmaci compassionevoli” (i farmaci non ancora autorizzati), che prevedono l’esclusione all’applicazione di imposte in caso di cessione gratuita.

5. Ulteriori disposizioni
Il decreto prevede, infine: lo spostamento, dal 15 aprile all’11 maggio, del termine concernente il rinvio d’ufficio delle udienze dei procedimenti civili e penali pendenti presso tutti gli uffici giudiziari, nonché la sospensione del decorso dei termini per il compimento di qualsiasi atto dei procedimenti civili e penali (indagini preliminari, adozione di provvedimenti giudiziari e deposito della loro motivazione, proposizione degli atti introduttivi del giudizio e dei procedimenti esecutivi, impugnazioni e, in genere, tutti i termini procedurali). Si intendono altresì sospesi, per la stessa durata, i termini per la notifica del ricorso in primo grado innanzi alle Commissioni tributarie; l’ampliamento, fino al termine dell’anno in corso, dell’operatività del Fondo di garanzia per l’impiantistica sportiva, amministrato in gestione separata dall’Istituto per il Credito Sportivo, includendo anche i finanziamenti per le esigenze di liquidità, attualmente esclusi, delle Federazioni Sportive Nazionali, delle Discipline Sportive Associate, degli Enti di Promozione Sportiva, delle associazioni e delle società sportive dilettantistiche. A tali fini, è costituito un apposito comparto del predetto Fondo con una dotazione di 30 milioni di euro per l’anno 2020.

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Agenzie, corner e punti sanati: ecco tutti gli oltre 10.000 esercizi di scommesse sportive chiusi o resi non operativi in ogni regione per l’emergenza Coronavirus

Il 10 marzo 2020 l’Italia diventava tutta “Zona Rossa” e qualche giorno prima la Lombardia e diverse province del Piemonte, Veneto, Emilia-Romagna e Marche avevano subito la stessa sorte. La chiusura di gran parte delle attività ha ovviamente riguardato anche il settore del gioco pubblico. In particolare, tra i primi esercizi a venire chiusi furono le sale gioco, sale scommesse e sale bingo. Per dare l’idea dell’impatto dell’emergenza Coronavirus sul segmento delle scommesse sportive (sono stati resi non operativi oltre 10.000 punti), ecco il numero delle agenzie chiuse, i corner non operativi e le agenzie sanate chiuse, divise per regione:

RegioneAgenzieCornerPunti sanati (*)
Abruzzo80117113
Calabria132195109
Campania850759523
Emilia Romagna16222695
Friuli Venezia Giulia29821
Lazio328457287
Liguria449537
Lombardia287766176
Marche6611357
Piemonte e Valle d’Aosta157295111
Puglia, Basilicata, Molise346533284
Sardegna198762
Sicilia290394514
Toscana16226055
Umbria43817
Veneto, Trentino Alto Adige13233322
TOTALE ITALIA3.1274.7932.453

(dati Adm)

(*) sono i diritti dei concessionari che hanno aderito alla Sanatoria e si tratta nella stragrande maggioranza di agenzie.

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Riapertura aziende: ecco le ipotesi per le agenzie di scommesse. Settore slot legato alla riapertura dei bar

Polimeccanica (settore che, ad esempio, si occupa della riparazione dei trattori indispensabili nella filiera agroalimentare) e produzione agricola (manca la manodopera ed i raccolti, soprattutto quelli per la grande distribuzione, potrebbero essere a rischio) potrebbero essere i primi settori a ripartire dopo la scadenza (13 aprile) della proroga delle misure di contenimento per l’emergenza Coronavirus. Il 13 si capirà anche se e come il virus ha aggredito il Sud. Uno spartiacque. Per questo l’idea di una apertura diversa da regione a regione appare più di una ipotesi. L’Istruzione e l’Università invece hanno già deciso: fino a maggio scuole e atenei restano chiusi. Così come bar e ristoranti. Domani dovrebbe vedere la luce il nuovo Dpcm “Cura imprese” con i 200 miliardi previsti per il sostegno all’economia. Ma comunque tutta la settimana prima di Pasqua sarà dedicata al tema delle riaperture. Il Pd insiste (non incontrando però il gradimento del M5S e del premier Conte) per una cabina di regia allargata con governo, associazioni di categoria, imprese, sindacati, partiti dell’opposizione, rappresentanza di governatori, rappresentanza dei sindaci. Repubblica parte da uno domanda ed una ricostruzione storica per leggere la contrapposizione virus-economia. Prima smettiamo con la quarantena e meglio è? No, dice l’esperienza storica. Uno studio della Fed mette a confronto città americane nell’anno della spagnola (che ebbe tre ondate, fra il 1918 e il 1919). Le città (come St. Louis) che adottarono più rapidamente le misure di quarantena più aggressive non solo ebbero meno morti, ma ripartirono, economicamente, prima e più in fretta delle città (come Filadelfia) che avevano lasciato l’epidemia estendersi e corrodere il tessuto socio-economico. La priorità, dunque, secondo la maggioranza degli economisti, è impedire che una quarantena necessaria si traduca nel collasso dell’economia. Vuol dire mantenere i redditi delle famiglie, con la cassa integrazione nel caso dei lavoratori dipendenti o con sussidi diretti nel caso degli autonomi e fornire alle imprese la liquidità necessaria per pagare debiti e fornitori ed evitare che falliscano o che siano costrette a licenziare i dipendenti. E il calcio prova a ipotizzare una ripartenza, dandosi come data di rilancio dei campionati quella del 20 maggio. Per quanto riguarda il settore scommesse, difficilmente per quella data ci saranno le agenzie riaperte (anche se si sta spingendo per una riapertura anticipata garantendo la distanza di un metro tra chi entra in agenzia e vietando la sosta all’interno delle stesse), mentre il futuro del segmento delle slot è molto legato alla riapertura dei bar e di quello che sarà permesso fare subito al loro interno. Per il momento si parla di entrate nei bar contingentate e solo per consumazioni rapide, con le slot inizialmente ancora spente. Difficile capire invece come la riapertura riguarderà sale bingo e sale dedicate dove tavoli ed apparecchi troppo vicini rappresentano un problema. In ogni caso il settore del gioco pubblico si aspetta dal governo un sostegno come tutti gli altri comparti e non essere sempre considerato un segmento di serie B. Anche perché il settore è comunque una fonte di entrate rapide e sicure indispensabili per l’Erario soprattutto in questo momento.

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Ministri al lavoro per la lista delle attività da riaprire prima. In fondo alla lista delle aperture sale giochi, sale scommesse, sale bingo, bar, ristoranti, cinema, stadi

Palazzo Chigi ha chiesto a tutti i ministeri di presentare a stretto giro una lista delle attività che devono riaprire e di quelle che al contrario devono rimanere chiuse. Allo stesso tempo il comitato tecnico scientifico sta valutando gli ultimi dati, con l’obiettivo di produrre un documento da sottoporre al premier. L’idea è quella di cominciare con una riapertura parziale di alcune fabbriche, probabilmente quelle che operano nella filiera agroalimentare e sanitaria, forse anche della meccanica e della logistica. L’allentamento della stretta potrebbe interessare anche alcuni negozi, mentre tutte le attività ad alta concentrazione di persone in spazi chiusi, come bar, ristoranti, sale giochi, sale scommesse, sale bingo, cinema, teatri, stadi andrebbero automaticamente in coda.

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Giochi 2019, Lombardia prima per spesa con 3,2 miliardi di euro, la Campania sorpassa il Lazio sul podio

E’ stata la Lombardia la regione che nel 2019 ha speso di più nei giochi, oltre 3,2 miliardi di euro, doppiando quasi la Campania, seconda in questa speciale classifica con 1,85 miliardi di euro. E’ quanto emerge dall’analisi regionale condotta da Agimeg sui dati ADM. Terzo gradino del podio per il Lazio, con una spesa che ha superato 1,81 miliardi di euro: le prime tre regioni da sole valgono quasi 7 miliardi, il 39% della spesa totale in Italia. Proseguendo nella classifica, quarto posto per l’Emilia Romagna a 1,3 miliardi, mentre chiudono la top five con 1,1 miliardi a testa Sicilia, Veneto, Puglia e Toscana. Sopra quota 1 miliardo anche il Piemonte. A livello erariale, la Lombardia ha contribuito con oltre 2 miliardi di euro, il Lazio con 1,02 miliardi mentre la Campania con quasi 982 milioni.

REGIONI 2019RACCOLTAVINCITESPESAERARIO
ABRUZZO1.971,01.497,0473,6267,4
BASILICATA514,7383,0131,676,5
CALABRIA1.789,01.329,0460,0259,1
CAMPANIA7.676,05.822,01.853,0981,8
EMILIA ROMAGNA6.037,04.670,01.365,0827,1
FRIULI V.G.1.369,01.030,0339,0200,0
LAZIO7.607,05.791,01.815,01.021,0
LIGURIA1.848,01.392,0456,0265,2
LOMBARDIA14.502,011.215,03.286,02.035,0
MARCHE1.848,01.399,0449,6260,4
MOLISE352,2262,689,552,2
PIEMONTE4.553,03.512,01.040,0573,4
PUGLIA4.568,03.430,01.137,0631,2
SARDEGNA1.631,01.164,0466,6277,2
SICILIA4.561,03.388,01.171,0622,7
TOSCANA4.866,03.746,01.119,0648,7
TRENTINO A.A.1.187,0926,0261,3151,8
UMBRIA1.032,0784,7247,4147,7
VALLE’D’AOSTA92,870,022,813,0
VENETO6.124,04.682,01.142,0849,7
elaborazione Agimeg su dati ADM, dati in milioni di euro