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CNR, durante il lockdown crollo del gioco fisico e minimo passaggio all’online

Solo il 3% dei giocatori può assumere dei comportamenti problematici

La ricerca sfata il luogo comune che durante la fase acuta dell’epidemia il gioco sia aumentato

La chiusura delle sale giochi, scommesse e bingo durante il lockdown come ha inciso sui giocatori? E’ la domanda alla quale ha cercato di rispondere l’Istituto di fisiologia clinica del CNR, sollecitato dall’Anci e da alcune regioni, attraverso un questionario online, GAPS #iorestoacasa.

“Abbiamo sviluppato uno strumento agile per investigare gli aspetti relativi al gioco su tutto il territorio nazionale”, ha spiega Sabrina Molinaro, ricercatrice del CNR che ha guidato la ricerca. “A preoccupare sono soprattutto le possibili implicazioni derivanti dalla chiusura di agenzie di scommesse, sale gioco e bingo e dallo spegnimento delle slot machine: la chiusura del comparto fisico dei giochi, ormai terminata, ha reso necessario monitorare le variazioni dei comportamenti, per valutare se le limitazioni abbiano favorito la migrazione verso l’azzardo online o favorito trasgressioni alle regole di isolamento”.

Il questionario ha raggiunto 3.971 persone in 6 settimane, tra i mesi di aprile e maggio, quindi in pieno lockdown. Dalle prime risposte emerge che il 3,6% dei rispondenti riferisce di aver giocato on-site durante l’emergenza Coronavirus, principalmente presso i tabaccai, mentre il 3,7% riporta di aver giocato d’azzardo online.

Tra chi negli ultimi 12 mesi ha giocato presso luoghi fisici, oltre un quarto dei rispondenti, durante l’isolamento il 12% ha giocato on-site e il 10,3% lo ha fatto online.

A che gioco giochiamo

Lo studio ha raggiunto sicuramente una parte di popolazione sensibile al tema del gioco: il 13,3% delle persone che hanno giocato nell’ultimo anno e il 27,6% di chi ha giocato in periodo Covid-19, mostrano un profilo severo di problematicità, mentre sulla popolazione generale gli studi Cnr-Ifc indicano una quota di problematici intorno al 3%.

Durante il lockdown, i comportamenti di gioco si sono modificati. Lo studio rileva una generale diminuzione del gioco fisico per il 35,4% e una interruzione totale per il 22,8%.

Il 26,6% riferisce di non aver cambiato abitudini e il 13,9% ha addirittura aumentato le occasioni di gioco fisico. Tra i giocatori che hanno giocato on-site nel periodo, la grande maggioranza riferisce di aver giocato al Gratta e Vinci (72,5%), seguono Superenalotto e Lotto.

Molti sono usciti di casa da una a tre volte al mese per giocare, circa il 40% lo ha fatto una o più volte a settimana e l’8,5% quotidianamente, anche più volte. Se la maggior parte dei giocatori on-site ha speso non oltre i 10 euro durante l’intero periodo, il 26% ha speso tra gli 11 e i 200 euro, il 2,6% tra i 200 e i 500 euro e il 3,9% si è spinto oltre i di spesa. Indipendentemente dai soldi spesi, il 55,3% dei giocatori on-site ammette la perdita.

Il gioco online

Il 33,8% dei giocatori online ha invece riportato di aver aumentato le occasioni di gioco, il 28,8% di non aver modificato le proprie abitudini e l’11,3% di aver iniziato in questa modalità proprio durante l’isolamento. I giochi preferiti sono stati poker, slot online e scommesse sportive.

Maggiore la frequenza di gioco online: il 30,5% ha giocato una o più volte al giorno, altrettanti più volte a settimana, il 39% da una a quattro volte nel mese. Anche la spesa è maggiore: il 14,6% ha speso oltre 500 euro e l’11% tra i 200 e i 500 euro. Il 56,8% ammette di essere in perdita.

Target dei giocatori

Il 62,6% dei giocatori on-site è di genere maschile, tra i 45 ed i 54 anni. Ancora maggiore la fetta di uomini che giocano online (il 78,6%), con una fascia di età però più giovane, tra i 25 ed i 34 anni.

“Sebbene queste siano le prime analisi, sembra evidente che gli habitué del gioco in luoghi fisici sono passati solo in minima parte al gioco online e che le due popolazioni di giocatori on-site e online restino ben distinte”, conclude Sabrina Molinaro.

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