Importante il coinvolgimento di Enti Locali, ADM ed operatori per la ristrutturazione del settore
Dallo stato dell’arte e le attese per la legge nazionale sul gioco pubblico al coinvolgimento di ADM, enti locali ed operatori per la “ristrutturazione” del settore, dall’istituzione delle gare per le nuove concessioni alla lotta all’illegalità, passando per la tutela delle fasce più deboli, dei minori e dei lavoratori. Questi alcuni dei temi toccati dal sottosegretario al MEF Federico Freni, in una esclusiva intervista rilasciata al direttore di Agimeg Fabio Felici.
Con la crisi di Governo rischia di entrare in crisi anche il settore del gioco pubblico. La tanto attesa legge delega per il riordino del settore a livello nazionale, da lei predisposta, potrebbe essere “dimenticata” dal nuovo Governo?
Sicuramente non aver mandato avanti la legge delega sul gioco è stata un’importante occasione mancata per dare il via alla riscrittura di regole chiare, omogenee e trasparenti per tutto il settore del gioco pubblico.
Tuttavia, il lavoro fatto non è stato assolutamente inutile e non verrà dimenticato, anzi, nella prossima legislatura, con l’auspicio di avere un Governo più sensibile alle esigenze del settore, vi posso garantire, a prescindere dal rinnovo del mio attuale incarico, che sarà mia cura portare avanti il progetto di delega e, soprattutto, vederlo realizzato.
Rimango sempre fermamente convinto che il settore sia da considerare un settore industriale da proteggere e salvaguardare nelle sue varie sfumature, sia per il lavoro dei suoi protagonisti sia per contrastare l’illegalità sia per tutelare i soggetti più deboli e vulnerabili e i minorenni attraverso azioni mirate e definitive.
Lei, in una lettera ai Governatori, aveva invitato gli stessi a soprassedere sulle leggi regionali proprio in vista dell’adozione del disegno di legge delega che avrebbe unificato le regole sull’intero territorio nazionale. Con l’attuale situazione governativa non c’è il rischio di una recrudescenza di leggi regionali proibizionistiche che di fatto potrebbero comportare la perdita di migliaia di posti di lavoro e favorire l’illegalità?
Quando decisi di scrivere la lettera ai Governatori, invitandoli a sospendere le varie iniziative regionali peggiorative per il settore del gioco ero fermamente convinto, e lo sono tuttora, che il loro contributo sia più che necessario per addivenire ad una soluzione della “questione territoriale” che tuteli i soggetti più deboli e vulnerabili da un lato ma nello stesso tempo consenta agli operatori di continuare nella loro attività imprenditoriale senza dover subire danni economici.
Riordinare il settore significa coinvolgere Regioni ed Enti locali nelle sedi opportune al fine di fissare i principi sui quali riscrivere i regolamenti e le ordinanze locali. Questo non significa privarli del loro potere normativo, ma inserirlo in una cornice più organica di quella attuale, per consentire la definizione di regole chiare e trasparenti e soprattutto omogenee su tutto il territorio.
Colgo l’occasione per ribadire a tutti i Governatori la necessità di approfittare di questo particolare momento storico per fare una riflessione sul tema e valutare l’opportunità, in un prossimo futuro, di lavorare tutti insieme per trovare soluzioni nuove al miglioramento del comparto senza rinunciare alla tutela dei minorenni e delle fasce più deboli con maggiori garanzie contro l’illegalità.
Recentemente ha evidenziato come sia stato in molti casi difficile spiegare ai suoi colleghi perché sia utile un atteggiamento equilibrato e razionale al settore del gioco pubblico. Secondo lei con il nuovo governo ci sarà la possibilità che questo atteggiamento sia meno problematico e più produttivo?
Mi auguro proprio di sì. Credo che sia ormai chiara l’importanza di una riforma strutturata del settore del gioco, a maggior ragione se si guardano i dati evidenziati dagli studi di vari organismi quali il CGIA di Mestre, il CENSIS, l’EURISPES, e anche quelli di alcune istituzioni universitarie quali la LUISS e la Cattolica, oltre che le affermazioni di personalità come il Procuratore antimafia De Raho e l’ex Capo della polizia Gabrielli, che hanno dimostrato come una penalizzazione eccessiva del gioco legale favorisca quello illegale, gestito dalla criminalità.
Uno dei pilastri fondamentali su cui si basa la legge delega è proprio la lotta senza quartiere all’illegalità. Occorre intervenire dove lo Stato è assente e non garantisce adeguati livelli di controllo. Se prospera l’illegalità si danneggia lo Stato e gli operatori del settore che lavorano onestamente e che lo Stato stesso ha il dovere di proteggere.
La lotta all’illegalità passa attraverso strumenti tecnologici avanzati sia sul gioco fisico sia soprattutto sull’online, sull’introduzione di regole trasparenti sui flussi di denaro, sui requisiti soggettivi e di onorabilità dei soggetti appartenenti alla filiera e così via.
Riordinare il gioco pubblico attraverso l’approvazione della legge delega, mi sento di dire che è diventata ormai una necessità imprescindibile a cui il futuro Governo non potrà sottrarsi.
Sul tema dei rischi della salute per i cittadini, ed in particolare sui rischi del gioco d’azzardo patologico, quali sono le misure concrete che pensa possano essere messe in campo nel prossimo futuro per combattere questi fenomeni?
Se l’illegalità è un problema manifesto, la ludopatia, quanto meno nella sua formulazione immediata, è forse meno evidente ma è un problema altrettanto grave che, a differenza dell’illegalità, non attiene alla qualità della regolazione, ma alla qualità della vita dei giocatori. È un tema, dunque, che tutti noi dobbiamo considerare seriamente, alla pari di quello dell’illegalità, nell’elaborazione di linee di sviluppo e di tendenza della normativa che possano garantire ai giocatori un gioco sicuro, esente anche da derive ludopatiche.
Al riguardo, ribadisco che la legge delega anche su questo aspetto è fondamentale tant’è che uno dei pilastri su cui si basa è la prevenzione ed il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo patologico.
Il gioco non fa male in assoluto, ma possono esistere alcune situazioni in cui il gioco fa male e crea dipendenze. Dobbiamo impedire da un lato che le famiglie abbiano problemi a seguito di un approccio malato nei confronti del gioco e dall’altro che il gioco di per sé venga assimilato ad una patologia, in quanto non lo è.
Tanti possono essere gli strumenti per impedire che ciò accada, dalla continua evoluzione degli apparecchi da intrattenimento che consente di garantire un maggior controllo sul gioco compulsivo, all’istituzione del Registro nazionale di autoesclusione dal gioco, nonchè alla formazione continua di esercenti e gestori. Sarò, come sempre, pronto ad accogliere i suggerimenti di chi con tali problematiche si confronta nel quotidiano per elaborare altre misure utili per contrastare il disturbo da GAP e la ludopatia in generale.
Lei, il 28 settembre 2022, appena tre giorni dopo le prossime elezioni, avrebbe festeggiato il suo primo anno da Sottosegretario. Un periodo intenso che L’ha vista protagonista di una ricerca di soluzioni equilibrate, di tutela per le fasce più deboli, di massima attenzione al settore dell’imprenditoria del lavoro, senza dimenticare il sociale, per quanto riguarda il gioco pubblico. Un lavoro che è stato molto apprezzato dal settore che ha riposto in Lei fiducia e speranze ma che adesso rischia di essere messo nuovamente in discussione?
Quando ho accettato il mio incarico come Sottosegretario al Mef ero consapevole del fatto che il lavoro necessario per realizzare gli obiettivi prefissati dalle deleghe assegnatemi sarebbe stato duro e faticoso.
Non ho perso tempo e ho iniziato immediatamente a lavorare alla predisposizione del testo della legge delega sul gioco nel rispetto di tutte le varie figure istituzionali e non, coinvolte nel processo redazionale, fin ad arrivare ad ottenere, finalmente, la bollinatura del testo da parte della Ragioneria Generale dello Stato.
A quel punto sembrava che la parte più faticosa fosse superata ed ero pronto a istituire un gruppo di lavoro per la stesura dei vari decreti delegati non appena il testo della legge delega fosse approdato in Parlamento. Purtroppo, così non è stato, la compagine politica ha manifestato più volte le perplessità sull’avvio dell’iter parlamentare, ma non mi sono mai arreso e ho continuato a lavorare affinché ciò potesse realizzarsi.
Quello che posso ribadire oggi è che ho sempre trovato nel settore, a tutti i livelli, molta collaborazione, disponibilità e aperture a possibili nuovi scenari che mi hanno consentito di lavorare in maniera costruttiva e concreta.
Il lavoro da fare è ancora molto e spero di avere di nuovo la possibilità di poter accettare la sfida perché sono sicuro che, con la collaborazione degli enti locali, dell’Agenzia, di tutti gli operatori del settore, non solo potremmo vedere realizzata la legge delega, ma anche lo svolgimento delle nuove gare da troppo tempo ferme e con futuro incerto, oltre a poter continuare ad occuparci della tutela delle fasce più deboli, dei minori, della legalità, dell’occupazione e dello sviluppo dell’imprenditoria.