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Gioco pubblico, responsabilità e tutela dei consumatori

Distanziometro, riordino del settore, ludopatia e interesse della criminalità organizzata: temi del convegno che si è tenuto a Trento

Il tour ‘Lottomatica Talks’ ha fatto tappa a Trento presso la sede della Camera di Commercio

Il settore dei giochi e delle scommesse al centro della prima tappa del tour “Lottomatica Talks – Gioco Pubblico, Responsabilità e Tutela dei Consumatori”, che si è tenuta presso la sede della Camera di Commercio, Industria, Artigianato e Agricoltura di Trento. Tra i temi trattati nella giornata dei lavori, le criticità legate all’applicazione del distanziometro, il riordino del settore dei giochi, la ludopatia, l’interesse delle mafie nei confronti del comparto a causa di una legislazione frammentaria ed un apparato sanzionatorio carente.

“Oggi quando si parla di gioco molti pensano a cose negative come ludopatia o azzardo. Dunque, è uno dei comparti che subisce lo stigma dei pregiudizi, ma io credo sia importante far capire che ci sono molte possibilità a livello occupazionale ed erariale”, ha dichiarato l’Assessore al Commercio della Provincia Autonoma di Trento, Roberto Failoni.

“Stiamo lavorando per cambiare la legge sul gioco del 2015 che dovrebbe entrare in vigore il 15 agosto. Inoltre, a breve dovrebbe arrivare un decreto del Ministro Franco che ci darà delle linee guida su cui lavorare. Uno degli aspetti che dobbiamo valutare bene è la regolamentazione del gioco online, che col Covid ha avuto una forte crescita. E’ chiaro che la categoria si aspetta delle risposte dalla politica. Gli aspetti su cui è importante arrivare ad una modifica sono le distanze e l’identificazione dei luoghi sensibili“.

“Sul gioco ci sono tre interessi in campo – ha affermato invece l’ex Direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, Giovanni Kessler – quello degli imprenditori, quello dello Stato e quello sociale. Un lavoro molto complesso svolto da ISS dice che i giocatori problematici sono circa il 3% della popolazione, ovvero 1,5 milioni di persone. Questo è un po’ uno stigma che si portano dietro gli operatori. Gli interessi sul settore sono spesso contrastanti, dunque ci vuole una politica nazionale, non una per ogni Regione. Le politiche che sono state fatte per contenere il problema della ludopatia sono state condivise tra interessi nazionali e locali, che sono intervenuti su orari e distanze creando ulteriori problemi. Credo sia necessaria una strategia unica, ma non può essere quella di modificare orari e distanze”.

Che il problema della ludopatia, almeno in Trentino, sia limitato, è il concetto espresso dal membro del Dipartimento di Sociologia e Ricerca Sociale Università di Trento, Valentina Molin: “Quello che noi abbiamo riscontrato è che il problema della ludopatia in Trentino è veramente limitato e lo stesso vale a livello nazionale. A dire il vero è nettamente più presente il problema dell’alcol o stupefacenti rispetto al gioco. E ciò riguarda anche il numero di soggetti in carico al SerD che sono dipendenti dal gioco poiché rappresentano solo il 10% del totale. Nell’ambito della prevenzione selettiva, ovvero con soggetti che presentano già un rischio, è importante la formazione degli esercenti con l’azienda sanitaria. Gli esercenti svolgono un ruolo davvero difficile sotto tutti i punti di vista”.

Per il costituzionalista Alfonso Celotto “certezza, unitarietà, formazione e sinergia sono gli elementi su cui bisogna intervenire per migliorare la condizione del settore del gioco. Forse in questa legislatura non ci sarà il tempo per arrivare al riordino, ma i segnali sembrano portare a quella direzione. Inoltre – ha evidenziato – ritengo che la dipendenza da gioco illegale sia molto più pericolosa e grave rispetto a quella derivante dal gioco legale. La prevenzione, l’educazione e la cultura sono i temi fondamentali per la prevenzione. Io credo che sia necessario intervenire bene su questo settore perché è un comparto produttivo che funziona. Il compito dello Stato liberale è regolare i fenomeni che esistono, altrimenti diventa uno Stato d’opinione”.

“Una legislazione frammentaria ed un apparato sanzionatorio carente rappresentano una forte attrattiva delle mafie verso il gioco”. E’ il parere espresso da Francesco Stampacchia, dirigente della Direzione Centrale della Polizia Criminale del Dipartimento della P.S. del Ministero dell’Interno. “Il sistema gioco è formato su più livelli e genera introiti elevatissimi anche per lo Stato. I nostri segnali sono di aggressione della criminalità organizzata su questo comparto. Le mafie non si affacciano più su settori come l’edilizia, ma si è spostata sul gioco. L’azione del dipartimento deve essere svolta in modo sinergica con la filiera del gioco e deve essere fatta in modo proattiva, poiché dobbiamo proteggere il consumatore finale e lo possiamo fare solo lavorando insieme”.

Scettico in merito all’ipotesi di un riordino del settore dei giochi in questa legislatura anche il Senatore di Fratelli d’Italia, Andrea De Bertoldi. “Nella prima fase sul gioco c’è stata grande apertura e gli imprenditori hanno potuto investire. Poi però è arrivata la demagogia e il gioco è stato relegato nell’alveo delle negatività, ma ciò non può essere un discorso che vale per la politica. Non ci si può approcciare con il gioco avendo dei pregiudizi“, afferma De Bertoldi. “La Commissione di cui faccio parte sta cercando di capire le problematiche che il comparto presenta. Negli ultimi anni sono stati trattate male dalle istituzioni, come dimostra la pandemia. Noi dobbiamo guardare a questo mondo con rispetto perché sono concessionari dello Stato e, di conseguenza, rappresentano lo Stato. Gli operatori del gioco sono coloro che dovranno assumere il ruolo della tutela del giocatore. Nessuno più di queste figure è in grado di riconoscere la patologia, essendo presenti sul territorio”.

“La politica ha il compito di trovare le soluzioni che porranno dei limiti al problema della dipendenza da gioco. Questo settore ha un accavallamento di norme veramente eccessivo. Ci sono regioni come l’Emilia-Romagna che hanno perso centinaia di imprese per vincoli assurdi. Questo non ha senso perché la persona patologica non viene limitata da questi strumenti, si va a colpire il giocatore sano. C’è il rischio che tra qualche anno il settore del gioco si ritroverà con realtà in mano a player stranieri o fondi internazionali. Dunque, c’è il rischio di perdere le nostre aziende italiane“, ha concluso.

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