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Enada Workshop 2025, D’Angelo: “Fondamentale il pieno riconoscimento giuridico della figura del gestore”

Gli interventi delle associazioni e dei concessionari

Distanze, responsabilità, innovazione e ruolo dello Stato le parole chiave di un confronto che fotografa lo stato dell’arte del settore del gioco pubblico

La seconda parte dell’Enada Workshop 2025 ha visto sul palco operatori e associazioni e l’apertura del presidente Sapar, Sergio D’Angelo, che ha definito con chiarezza qual è – secondo la filiera – la linea rossa del riordino in preparazione.

D’Angelo ha ricordato che “negli ultimi venticinque anni ai gestori è stato chiesto moltissimo: investimenti, formazione, responsabilità, sacrifici”. E ha ribadito che una riforma che non tenga conto del loro ruolo sarebbe “la riscrittura di un nuovo modello di business che ci estrometterebbe definitivamente. È inaccettabile”.

Uno dei passaggi centrali ha riguardato l’identità industriale delle aziende di gestione: «Le nostre imprese sono italiane, radicate nei territori. Non possono essere schiacciate dalle logiche multinazionali, guidate da ragioni finanziarie più che industriali». Da qui la richiesta di un riordino che sia davvero inclusivo, moderno e allineato al contesto europeo, ma senza cancellare chi, negli anni, ha presidiato migliaia di esercizi pubblici costruendo una filiera capillare.

“Il gestore è il punto nevralgico della filiera, anche nell’intrattenimento”

D’Angelo ha parlato apertamente della marginalizzazione subita negli ultimi anni, soprattutto rispetto agli operatori verticali che uniscono ruolo di concessionario e attività operative: «Qualcuno ritiene che siamo diventati marginali. Noi sappiamo che non è così». Ha poi denunciato il rischio di vedere scomparire il comparto dell’intrattenimento puro: “È lì che si costruisce il rapporto quotidiano con i territori, con le comunità. Scordarsene è gravissimo”.

Un altro tema cardine è stato il destino dei bar e dei piccoli esercenti: «Pensare che togliere apparecchi significhi ridurre il gioco è una pericolosa ingenuità». La conseguenza, secondo D’Angelo, sarebbe l’aumento del gioco illegale, come confermato dai dati citati del Moige.

“Serve un riconoscimento giuridico pieno e l’accesso alle quote dei concessionari”

Per la prima volta, Sapar mette in chiaro una proposta strutturale: la partecipazione dei gestori alle quote dei concessionari, così da diventare parte del modello industriale e non più semplici fornitori operativi. “Solo così si crea un equilibrio vero”, ha affermato.

La chiusura è stata un appello alla filiera e alle istituzioni: «Serve un patto per il futuro del gioco legale», ricordando che le aziende di gestione hanno contribuito allo Stato, negli ultimi vent’anni, “quasi 100 miliardi di euro”.

Caliendo (Eurispes): “Il gioco legale è l’unico vero argine all’illegale. Norme diverse tra regioni creano confusione”

Angelo Caliendo ha offerto una lettura macroeconomica del comparto: con “157 miliardi di euro generati”, il settore resta uno degli asset più rilevanti dell’economia italiana. Ma l’opinione pubblica – ha detto – non distingue tra gioco legale e illegale.

Per Caliendo, comprimere l’offerta legale “non riduce la domanda: la sposta sul sommerso”. E ha insistito sulla necessità di una cornice omogenea, superando norme regionali spesso nate da reazioni emotive, come i distanziometri: “Non producono alcun effetto”.

Affinita (Moige): “La parola d’ordine è responsabilità

Antonio Affinita ha riportato dati preoccupanti sulla facilità con cui i minori accedono a contenuti vietati. Sul gioco d’azzardo è stato netto: «Quando un minorenne gioca, è istantaneamente illegale».

Ha riconosciuto l’impegno di forze dell’ordine e ADM nei controlli, ma ha chiesto agli operatori di essere il primo presidio di responsabilità: “Non si può mettere un poliziotto davanti a ogni slot, ma è indispensabile la consapevolezza del settore”.

Cardia (Acadi): “Le distanze non tutelano nessuno. Il nuovo nemico è l’online? Errore gravissimo”

Geronimo Cardia ha denunciato un clima di costante ricerca del “nemico pubblico”, oggi identificato – secondo lui – nel gioco online. Un approccio che definisce sbagliato perché frammentato: “Individuare un solo tipo di gioco come problema è lo stesso errore che facciamo dal 2010”.

Sulle distanze è stato diretto: “È intellettualmente errato pensare che tutelino l’utente. Andrebbe estirpato il concetto stesso”. La vera protezione, per Cardia, è tecnologica: riconoscimento facciale, prodotti safe, sistemi di alert, strumenti equi per i giocatori.

Cangianelli (EGP): “Obiettivo canalizzare il gioco in un’offerta il più possibile controllata”

“L’obiettivo che dovrebbero avere tutti è di raggiungere il 100% di gioco legale ed eliminare l’illegale”. Lo ha detto Emmanuele Cangianelli, presidente Egp. “Chiudere e distanziare una parte dell’offerta, come gli apparecchi, sposta la domanda da un’altra parte. Non la cancella. Mettere limiti orari per gli apparecchi, non può portare alcun vantaggio”, ha continuato. “Una normalizzazione permetterà di pianificare gli investimenti”.

Zamparelli (Sts): “I distanziometri? Inefficaci”

Emilio Zamparelli ha ricordato la stagione del “toto nero” e il ruolo storico degli esercenti autorizzati. Oggi – ha detto – il problema non è più la raccolta clandestina nelle strade, ma il gioco illegale veicolato dal web: «Attraverso le piattaforme .com arriva ovunque». Ha criticato apertamente le Regioni: “Quando sento parlare di compromesso mi irrito. Le fasce orarie e i distanziometri sono inefficaci”. E ha chiesto che il riordino restituisca “dignità a chi rappresenta lo Stato sul territorio”.

Di Lecce (Novomatic): “Innovazione e responsabilità per un sistema sostenibile”

Mara Di Lecce ha posto al centro l’equilibrio tra sostenibilità, tutela dell’utente e innovazione tecnologica. “Il gioco responsabile non è uno slogan”, ha detto, ricordando l’impegno dell’azienda nella produzione di apparecchi più sicuri. Ha ribadito che la legalità è una condizione essenziale per il futuro del comparto: “Il nostro prodotto deve essere chiaramente identificabile come legale”.

Sestili (Global): “Il problema non è la tutela, ma come nascono le norme”

Stefano Sestili, responsabile del progetto online Global, ha sottolineato che “Gli operatori dialogano con il regolatore, con ADM, e siamo sostanzialmente dalla stessa parte: c’è una competenza condivisa e un linguaggio comune. Nella politica invece la situazione è diversa”. Ha spiegato infatti che: “La politica, più che parlare di contenuti, fa operazioni di marketing, perché deve raccogliere numeri come chi deve vendere un prodotto”.

Palo (CNI): “La figura del gestore è nata vent’anni fa: discutere ancora del suo futuro è paradossale”

Vito Palo ha ricostruito l’evoluzione delle AWP dal 2004, sottolineando il ruolo chiave dei gestori nel ripulire il mercato dagli apparecchi illegali. Oggi – ha detto – è assurdo che il loro ruolo sia ancora incerto. Palo ha posto l’accento sulla tutela del giocatore: serve “un apparecchio meno invasivo e con un payout più alto”, ricordando che negli ultimi vent’anni il payout è stato progressivamente abbassato.

Sbordoni (Utis): “Le norme sbagliate creano vuoti. E nei vuoti nasce l’illegalità”

Stefano Sbordoni ha puntato il dito contro un legislatore spesso poco informato: “Chi doveva intervenire non l’ha fatto o l’ha fatto male”. La richiesta è una sola: ascoltare chi opera nel settore e conosce i meccanismi che regolano la filiera.

Chiacchio (AGSI): “La politica decide senza sapere. Servono regole chiare e sostenibili”

Pasquale Chiacchio ha riportato il tema della responsabilità della politica nel definire norme applicabili e coerenti. Ha denunciato i ritardi nell’attuazione delle leggi approvate e l’assenza di competenze specifiche: “Decidono senza sapere cosa vanno a fare”. Ha ribadito che non è il gioco legale a creare vulnerabilità: “All’80% è il mercato illegale”. E ha chiuso chiedendo regole “certe, sostenibili e costruite con il contributo degli operatori”.

Parlati (Sgi): “Uniformare norme sbagliate non serve. Lo Stato deve difendere la propria immagine”

In chiusura, Gennaro Parlati ha ribaltato la narrazione secondo cui il settore deve riabilitare la propria reputazione: “Noi operiamo per conto dello Stato. È lo Stato che deve difendere la propria immagine”. Sul tema dell’omogeneità normativa ha avvertito: “Uniformare gli errori non serve. Prima vanno corretti”.

Maselli (Ass. Regione Lazio): “Ricadute positive sui comuni per la compartecipazione al gettito erariale”

Sulla questione è successivamente intervenuto anche Massimiliano Maselli (Assessore all’Inclusione sociale e servizi alla persona della Regione Lazio).

«Sul contrasto al gioco d’azzardo, la Regione Lazio ha messo a disposizione oltre 1,4 milioni di euro per il consolidamento e lo sviluppo di attività di prossimità e di auto-mutuo-aiuto. L’obiettivo è coinvolgere le ASP affinché diventino soggetti di riferimento per la pianificazione e il coordinamento degli interventi. I territori, al contempo, possono giocare un ruolo importante nella lotta al gioco illegale e con una compartecipazione del 5% del gettito erariale, i Comuni potrebbero avere ricadute positive, con più risorse per sociale, sicurezza urbana, prevenzione delle dipendenze e sostegno ai più fragili.

In vista del prossimo riordino nazionale del gioco pubblico, inoltre, il ruolo delle Regioni deve essere centrale e non meramente consultivo. Le Regioni, che hanno una conoscenza diretta dei contesti sociali, economici e sanitari, devono partecipare in modo sostanziale alla definizione delle linee guida nazionali, a partire dai criteri autorizzativi, dai modelli distributivi, dagli strumenti di prevenzione e dalle politiche di controllo.

Le campagne di sensibilizzazione promosse dalla Regione Lazio contro il gioco patologico rappresentano uno strumento fondamentale, ma è evidente che oggi debbano essere aggiornate. Il contesto è profondamente cambiato: il rischio non riguarda più soltanto le forme tradizionali di gioco, ma si estende sempre più all’universo digitale, alle piattaforme online, alle app e alle nuove forme di intrattenimento.

È essenziale rafforzare l’integrazione tra sanità, scuola, servizi sociali ed enti locali, costruendo campagne strutturate, continuative e basate su dati epidemiologici aggiornati».

Gatti (vicepres. Sapar): “Slot machine di nuova generazione: tecnologia e responsabilità per un gioco più sicuro”

Le innovazioni tecnologiche possono diventare uno strumento concreto di tutela del giocatore, riducendo i rischi di dipendenza e riportando il gioco fisico al centro di un contesto più controllato e trasparente. È questa la filosofia che ha guidato la realizzazione di un prototipo della nuova AWP, presentato al workshop Sapar 2025 dal vicepresidente dell’associazione, Francesco Gatti.

La macchina introduce un payout minimo del 70%, superiore agli attuali standard italiani e una vincita massima di 200 euro, il doppio rispetto alle AWP tradizionali. Parametri che, secondo Gatti, non puntano a rendere il gioco più aggressivo, ma a restituire competitività e sostenibilità a un prodotto che oggi paga meno di qualsiasi slot europea, con un ritorno al giocatore fermo al 65%. “Portare il payout al 70% significa offrire un’esperienza più equa e trasparente, favorendo un utilizzo consapevole”, ha spiegato.

La vera rivoluzione, però, è nel sistema di gestione delle vincite: non più monete erogate a ogni premio, ma crediti accumulati in un display digitale, il cosiddetto “bank”. Il giocatore può decidere se rigiocarli o scaricarli in un’unica soluzione, riducendo l’usura meccanica e rendendo la partita più fluida, simile a quella delle videolottery. A questo si aggiunge una messaggistica dinamica che accompagna la sessione con avvisi di moderazione e riferimenti a numeri verdi, anticipando le linee guida delle future VPR.

Sul fronte della sicurezza, la macchina integra un QR code ADM criptato, leggibile solo tramite un’app dedicata alle forze dell’ordine. In questo modo i controlli possono avvenire senza aprire fisicamente l’apparecchio, contrastando manomissioni e clonazioni. “È il sistema anti–taroccamento più avanzato mai sviluppato per le AWP italiane”, ha sottolineato Gatti.

Il prototipo è stato pensato come “norma ponte” da gennaio 2026 fino all’arrivo delle nuove macchine, previsto tra il 2027 e il 2028. In un mercato in calo, segnato dalla chiusura di locali e dalla migrazione dei giocatori verso l’online, l’obiettivo è offrire subito un’evoluzione tecnologica che tuteli il consumatore e preservi gli incassi statali, senza attendere il riordino complessivo del settore. In sintesi, la nuova AWP si propone come un prodotto moderno e responsabile: un ponte tra l’attuale generazione di apparecchi e le future VPR, che vuole tutelare il giocatore, rafforzare la legalità e restituire competitività al gioco fisico recuperando quei giocatori che, a fronte delle limitazioni introdotte nelle macchine da gioco, hanno trovato più attraente il gioco online, soprattutto quando fuori dal controllo dello Stato.

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