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Rapporto Luiss-Ipsos: l’evoluzione del settore del Gioco nel periodo della Pandemia

Il gioco è un bene normale e un bene necessario, quindi parte del proprio tempo libero, ineliminabile dunque dal paniere dei consumi

Il gioco è un bene “normale” e come tale è percepito dai consumatori. Leggi regionali “espulsive” e chiusura dei punti vendita di gioco pubblico (come avvenuto durante la pandemia) hanno regalato spazi all’illegalità. Questi sono alcuni dei punti principali riportati nel nuovo capitolo del Progetto sul settore del Gioco, realizzato in collaborazione da Luiss Business School e Ipsos, nell’ambito dell’Osservatorio sui mercati regolati, presentato oggi a Roma presso la Sala Zuccari di Palazzo Giustiani.

A presentare il rapporto Raffaele Oriani, referente scientifico del Progetto di ricerca e Associate Dean della Luiss Business School, e Nando Pagnoncelli, Presidente Ipsos. Sono intervenuti anche Federico Freni, Sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze e Livia Pomodoro, Presidente Advisory Board Progetto sul settore del Gioco, Gianni Pittella, senatore del PD e Ilaria Ugenti, Corporate Reputation Leader di Ipsos.

Il rapporto combina due indagini che fotografano lo stato del settore nel periodo Covid e le caratteristiche socio-economiche del giocatore tipo.

La prima analisi, curata da Ipsos, ha coinvolto 300 imprese impegnate nella distribuzione del gioco tra esercenti, bar, tabaccherie, ricevitorie, sale gioco e sale scommesse, mentre la seconda, elaborata sulla base di un modello econometrico sviluppato dalla Luiss Business School, ha definito il profilo del giocatore tipo, grazie a dati forniti dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli e da Istat.

“Dalla nostra indagine” ha dichiarato Nando Pagnoncelli, Presidente di Ipsos “emerge una differente percezione dell’illegalità nel mondo del gioco: il 70% degli operatori pensa che questo fenomeno riguardi principalmente il canale fisico e che si sia propagato soprattutto durante il periodo pandemico, con conseguenze ritenute gravi per la diffusione del malaffare. I risvolti negativi sono poi ulteriormente rafforzati dalla convinzione presente nel 70% della popolazione e nel 79% degli esercenti, che non sia facile intercettare e punire fenomeni di illegalità, che inoltre sono socialmente tollerati, situazione che indebolisce la capacità della rete distributiva del gioco legale evidenziando delle fragilità di cui è bene tenere conto nel futuro”.

Sempre secondo quanto rilevato da Ipsos, il settore del Gioco si conferma pesantemente toccato dagli effetti della pandemia: solo il 35% degli esercenti dichiara di essere soddisfatto dell’andamento della propria attività e 1 esercente su 6 ha dovuto ridurre il personale (17%), e solo il 3% lo ha incrementato. Ripercussioni che potrebbero riverberarsi negativamente anche sul territorio con la diminuzione dei punti vendita e il proliferare di attività illegali.

Attraverso un modello econometrico elaborato dalla Luiss Business School è stato, inoltre, possibile determinare le caratteristiche (individuali e non) dei giocatori, l’influenza del reddito familiare pro-capite e della spesa ricreativa pro-capite sulle diverse tipologie di gioco, nonché l’evoluzione di tale spesa su base annua e per area geografica, grazie ai dati collezionati dall’Agenzia delle dogane e dei Monopoli e Istat, nel periodo 2011-2020.

Raffaele Oriani, referente scientifico del Progetto di ricerca sul settore del Gioco e Associate Dean della Luiss Business School, commenta: “dall’analisi dei dati emerge il racconto di una popolazione di consumatori che considera il gioco sempre più come un bene ‘normale’ e un bene ‘necessario’, quindi parte del proprio tempo libero, ineliminabile dunque dal paniere dei consumi.” Il professore Oriani segnala inoltre che “per combattere l’espansione del gioco illegale è necessario garantire una regolamentazione attenta, in particolare ai comportamenti dei giocatori e alle evoluzioni tecnologiche”.

Guardando agli ultimi 3 mesi, evidenzia il Rapporto, non si coglie una marcata insoddisfazione degli esercenti del settore del gioco per l’andamento del business, per quanto la maggior parte sia lontana dai livelli pre-pandemia. Nella quasi totalità dei casi i punti vendita hanno almeno un dipendente. Per l’80% degli esercenti il numero di addetti è rimasto invariato rispetto al periodo pre-pandemia.

Ma qual è l’impatto degli esercenti sul territorio? Se il loro esercizio commerciale non fosse presente nel territorio – riporta lo studio – ci sarebbero delle conseguenze che includono situazioni di disagio per la popolazione, oltre che effetti di matrice economica, secondo il 92% degli intervistati. I clienti andrebbero altrove (43%), si creerebbe del disagio (34%), mancherebbe un punto di riferimento (9%), ci sarebbero meno servizi a disposizione (4%) e il gioco si riverserebbe esclusivamente sull’online (3%).

“Il settore del gioco non è il male, dà lavoro a migliaia di persone e porta gettito, ma di ciò non vi è consapevolezza. Il mio appello è di non rifugiarsi nelle colpe del legislatore, ma lavorare tutti insieme per riuscire a diffondere questa consapevolezza”, ha dichiarato nel corso del convegno Federico Freni, Sottosegretario di Stato per l’Economia e le Finanze con delega ai giochi.

“Parlare di questo settore mette il legislatore in una posizione imbarazzante, ma questo imbarazzo deve essere superato con azioni concrete. Un legislatore ‘struzzo’ prenderebbe atto che ci sono delle problematiche e si rifugerebbe nella posizione di dire che a tutela di determinati valori non si deve giocare. Il legislatore dal 2017 ad oggi è stato con più o meno consapevolezza uno struzzo, ora è il momento di prenderci delle responsabilità, Parlamento e Governo. Finché sarò in questo ruolo, è mio dovere lavorare a tutela di questo comparto industriale. Possiamo mettere il gettito in secondo piano rispetto ai problemi che derivano dal gioco d’azzardo patologico, ma il gettito non possiamo ignorarlo quando parliamo di comparto industriale”.

“Quale comparto con questo gettito ha ricevuto il trattamento che ha ricevuto il gioco in questi ultimi anni? Nessuno. E’ il momento di uno scatto d’orgoglio, per dimostrare che siamo in grado come classe legislativa di regolare un settore industriale maturo, senza pregiudizi e che siamo in grado di dare una regolazione che crei affidabilità del settore, è inaccettabile che l’Italia sia l’unico paese europeo in cui è instabile”.

“La Legge Delega sul gioco, con l’atteso riordino del settore, è alla Ragioneria dello Stato e penso arriverà al Consiglio dei Ministri entro metà febbraio“, ha poi evidenziato Freni.

“L’industrialità del settore non deve farci dimenticare che i due pilastri da cui dobbiamo partire sono il contrasto all’illegalità ed il contrasto al disturbo da gioco d’azzardo. Se non partiamo da questo, costruiremo una casa sulla sabbia e anche questo dipende da tutti noi, non solo dal legislatore”.

“Posso garantire che la nostra linea sarà quella di partire dalla tutela delle fasce più deboli, per evitare un’ ulteriore incidenza del Gap, e per tutelare chi da concessionario dello stato esercita legalmente la legalità da chi illegalmente sottrae lavoro e gettito“.

“Il comparto industriale del gioco deve abbandonare una facile recriminazione sulle assenze della politica, ma assieme alla politica dovrà costruire un settore nuovo, omogeneo e con una regolazione stabile, unica via a poterci consentire di approdare al gioco 2.0“, ha concluso Freni.

“Il gioco legale è un settore prezioso per il paese in termini di volumi di fatturato, gettito per l’erario, forza lavoro occupata e di efficace contrasto alla criminalità organizzata”, ha invece affermato il senatore del Partito Democratico, Gianni Pittella. “Eppure la risposta che appare emergere realisticamente, e lo dico con amarezza, è che il futuro del settore è aggravato drammaticamente dalla afona colpevolezza del legislatore che continua a trattare il settore come se fosse irrimediabilmente colpito da una peste congenita legata ad un giudizio non morale, ma moralistico dell’attività del gioco”

“L’Italia – ha proseguito – rappresenta un modello nell’aver assunto nel monopolio dello Stato le attività del gioco costruendo un sistema di regole concessorie, di vigilanza, di controlli e di recupero del gettito fiscale che in un colpo solo ha sottratto alla criminalità miliardi di euro e definito occupazione stabile e legale. La contraddizione è però che questo sistema di regole dovrebbe essere periodicamente aggiornato, reso omogeneo nel paese, adeguato ai tempi e reso capace di reagire all’evoluzione tecnologica. Ma di questo settore e dei cambiamenti si parla il meno possibile e anche per questo l’iniziativa odierna è importante”.

Nel 2020 tutte le tipologie di gioco hanno fatto registrare una forte riduzione rispetto all’anno precedente e la riduzione complessiva della raccolta ha nascosto uno spostamento verso l’illegalità. Ciò ha evidenziato l’importanza di sostenere le attività legali per non lasciare spazio al mondo delle mafie. La prima cosa da fare è dare certezze. Un orizzonte adeguato è essenziale per ogni attività d’impresa e ancor più per questo tipo di attività. Gli ultimi anni sono stati fatti di proroghe, ma ammettiamo onestamente che abbiamo avuto il tempo per farlo e lo siamo ancora. Questo è il messaggio che affido al sottosegretario al Mef, Federico Freni. In assenza di una normativa di coordinamento statale che dettasse i criteri da rispettare il contenzioso è sorto in tutto il territorio italiano poiché le Regioni e i Comuni sono intervenuti in modo difforme, pensando solo al distanziometro che ha creato effetti espulsivi per le attività legali a favore di quelli illegali. Innanzitutto bisogna ripartire dalla Conferenza Unificata del 2017 adeguandola mettendo al centro le politiche di prevenzione dalle dipendenze e di mantenimento di un’offerta adeguata alla domanda. Il testo unico è necessario per far terminare la confusione normativa. Il riordino è essenziale anche perché è prodromico al rinnovo delle concessioni. L’impossibilità di celebrare procedure selettive di alcuni dei più diffusi prodotti di gioco è il risultato dell’incapacità legislativa. Bisogna riavviare il circolo virtuoso dell’ordinario esercizio delle concessioni”.

“Quello del gioco è un comparto importante per l’economia del nostro Paese, motivo per il quale servono politiche che riducano le aree di rischio, penso al fenomeno dell’illegalità”, ha dichiarato nel corso del convegno Nando Pagnoncelli, Presidente e country manager di Ipsos Italia.

“I risultati della ricerca realizzata a luglio 2021 dicono che i due terzi della popolazione maggiorenne italiana ha dichiarato di aver giocato almeno una volta negli ultimi 12 mesi. Un fenomeno sociale di grande rilievo, dietro cui si nascondono però anche elementi legati all’illegalità: infatti nove italiani su dieci ritengono che questo fenomeno sia molto diffuso. Uno degli elementi per attenuare il fenomeno del gioco illegale è la censura sociale”.

“La ricerca del 2021 mostrava come le restrizioni imposte dai lockdown avessero provocato un cambiamento nelle abitudini di gioco, con un aumento del gioco online. Allo stesso tempo la chiusura di aree dedicate al gioco ha portato ad un aumento della dimensione illegale. Per questo abbiamo fatto un approfondimento sul canale distributivo che presentiamo oggi”.

“Abbiamo realizzato un campione rivolto al target degli esercenti attraverso interviste telefoniche. Si tratta di un tipo di settore che ha registrato una certa sofferenza legato al periodo della pandemia. Il 61% degli intervistati dichiara di essere meno soddisfatto rispetto a prima della pandemia, quindi è evidentemente un settore che sta denunciando e che è pienamente consapevole della sofferenza economica”, ha affermato la Corporate Reputation Leader di Ipsos, Ilaria Ugenti, presentando la sua ricerca durante l’evento ‘Il mercato del gioco: prospettive economiche e sociali’ organizzato dalla Luiss Business School.

“Questo comparto ci dà una fotografia della micro-impresa italiana. Si tratta nel 45% dei casi di aziende che impiegano almeno 3 dipendenti e almeno l’80% ha cercato di mantenere il numero di occupati costante, ma il 17% è stato costretto a licenziare qualcuno. Se non fossero presenti nel territorio il 34% degli esercenti pensa che si creerebbe un disagio alla comunità. L’attività ha sicuramente subito una mutazione dalla pandemia e il 42% degli esercenti è conscio che i clienti spendono meno rispetto a prima, ma è anche evidente un fenomeno di forte digitalizzazione degli ultimi anni. Il 75% degli esercenti percepisce una illegalità molto presente. Il gioco illegale è un problema molto grave con delle conseguenze molto rilevanti, ma è interessante osservare che dal punto di vista degli esercenti non ha solo a che fare con il danno economico ma comporta dei rischi per la popolazione”.

“Sono onorata per l’invito a far parte dell’Advisory Board. L’analisi dell’Osservatorio è stata condotta sulle variabili economico-sociali con lo scopo di avere una rappresentazione organica del settore. La ricerca è stata interdisciplinare avendo coinvolto varie figure di diversi campi. Si è confermato che nel nostro paese il gioco legale costituisce una parte integrante delle abitudini di spesa degli individui. Osservazioni di carattere morale e tentativi di repressione del gioco sono del tutto improduttivi in quanto non considerano le reali motivazioni antropologiche dei giocatori e rischiano soltanto di alimentare il gioco illegale”. E’ quanto ha affermato dalla presidente dell’Advisory Board, Livia Pomodoro. “Come documentato nel report, i risultati econometrici confermano il ruolo positivo che il gioco in denaro può esercitare persino sul benessere dei giocatori. A tal fine, è necessario che venga opportunamente tutelato attraverso una regolamentazione attenta ai comportamenti dei giocatori e alle evoluzioni tecnologiche e sia accompagnata ad una lotta serrata al gioco illegale. Sono stati individuate tre possibili aree di sviluppo, riordino del settore, territorialità e sostenibilità. E’ emersa una percezione diffusa di difficoltà nell’individuazione delle diverse forme di illegalità con gli strumenti attualmente disponibili e una mancanza di consapevolezza diffusa dei danni economici del gioco illegale. Nei media è stato poco considerato il tema della consapevolezza della illegalità che invece è importante per contenere nel futuro il gioco illecito. L’illegalità attrae il giocatore per un immediato accesso al credito, spesso usuraio. Nessun limite nel tempo e nel denaro delle giocate e assenza di vincoli normativi. Ciò contribuisce a rendere pericoloso l’attività del giocatore in questo ambito. La forte crescita del gioco a distanza pone continue sfide al legislatore. E’ indispensabile una regolamentazione che individui anche nei confronti dei consumatori delle zone di legalità attivando un sistema di attuazione e controllo e sanzione ove necessario che sia in grado di arrivare a risultati concreti”.

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