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Riordino gioco pubblico e questione territoriale: i giochi “vanno” all’Università

Una due giorni di convegni sul settore organizzati dall’Osservatorio Internazionale sul Gioco dell’Università di Salerno

Anche quest’anno l’Osservatorio internazionale sul gioco dell’Università di Salerno ha organizzato una due giorni di convegni dedicati a temi d’attualità sul settore del gioco pubblico. Tra gli argomenti al centro del dibattito, il riordino del comparto del gioco pubblico, il pregiudizio della politica nei confronti del settore, la questione territoriale di distribuzione delle sale, le tutele normative per la rete di vendita. Ecco i principali interventi dei relatori.

Baretta (già sottosegr. Mef)

“Bisogna prevedere una proroga organizzata in funzione del riordino. Tutte le gare spostate al 2023 e nel frattempo si pensa al riordino per ripartire con un sistema omogeneo. La norma che prevede le proroghe dovrebbe contenere anche l’onerosità delle stesse ed il riordino”.

“E’ necessario che la collocazione delle sale gioco a livello regionale sia fatta sulla base di valutazioni su cui lo Stato non interferisce. Piuttosto lo Stato decide assieme a regioni e operatori economici quanti punti di gioco collocare”.

Geronimo Cardia (Pres. ACADI)

“La questione territoriale è centrale per una riforma strutturale ed equilibrata del settore. Dati alla mano, le politiche territoriali proibizionistiche generano danni, eliminando il gioco legale e lasciando spazio all’illegalità gestita dalla criminalità. Il disturbo da gioco d’azzardo è un problema molto grave che va contrastato con regole fatte bene. Nell’ipotesi di riordino del settore il rischio è che spariscano gli esercizi generalisti, come i bar. Si va verso un processo di qualificazione dell’offerta. Ma lo si puo’ fare all’interno di diverse tipologie di negozi, siano essi generalisti che specializzati”

Adele Minutillo (Istituto Superiore Sanità)

“Stiamo ampliando lo studio delle dipendenze comportamentali. E’ importante analizzare la correlazione tra gaming e gioco d’azzardo. I dati ci dicono che potremmo fare molto di più in termini di sicurezza, ma anche dal punto di vista della tutela della salute e quindi attuare dei programmi dei quali è possibile dimostrare l’efficacia. Ci sono molte iniziative territoriali ma abbiamo poche prove di efficacia. Quindi, si è fatto molto negli ultimi anni ma la strada è ancora lunga”.

Risso (Pres. FIT)

“La nostra rete è composta da personale formato e che rappresenta la prima linea di contrasto all’illegalità. Per la rete mi auguro per il nuovo anno che ci siano delle norme chiare e che sia una norma nazionale a governare tutta quanta la storia del gioco, perchè oggi purtroppo i Comuni possono deliberare gli orari e quindi ci sono Comuni, anche affiancati, che fanno orari diversi e noi ci troviamo in difficoltà. E’ necessaria una norma nazionale che stabilisca quando il gioco si apre e quando si chiude, altrimenti non ne usciamo e diventa difficoltoso lavorare

Emilio Zamparelli (STS)

“La pandemia ha portato ad un blocco delle attività del gioco pubblico. Le chiusure si sono prolungate oltre il dovuto, 11 mesi sono un lasso di tempo importante. Il gioco pubblico è un presidio sul territorio, serve a contrastare la crescita della criminalità organizzata. Infatti a fronte del calo del gioco fisico, le giocate non si sono spostate totalmente sull’online, nonostante il gioco via internet sia cresciuto”.

Ornella De Rosa (Università degli studi di Salerno e Osservatorio internazionale del gioco)

“Quello del gioco è un argomento difficile da far accettare, c’è molto pregiudizio. Abbiamo fatto non poca fatica a trasformare la storia del gioco d’azzardo in storia del gioco pubblico, in quanto lo Stato rende legale il gioco. Lo Stato non puo’ essere etico, dirti cosa fare e cosa no, ma lascia piena libertà. E’ nella libertà della persona decidere se giocare o no. Il problema è che la cultura viene sempre penalizzata”.

Stefano Sbordoni (UTIS)

“Le nostre leggi in materia di gioco sono molto evolute e sono state prese come esempio da Paesi dell’area economica europea ed anche oltreoceano, al fine di poter strutturare il loro settore dei giochi pubblici. Eppure la politica non rende merito alle regole del settore del gioco in Italia e cio’ ci stupisce. Le nostre attività di gioco sono molto controllate ma vengono disconosciute a livello comunicativo da parte della politica”.

Francesco Gatti (ceo Bakoo SPA), “I giocatori oggi possono decidere di impostare il tempo di durata della propria giocata, ma solo 3 su mille lo fanno. Come azienda cerchiamo di trovare interventi personalizzati, politiche preventive, per poter sapere quando la persona inizia a giocare e monitorarla. Se spende 200 euro in dieci minuti ha una problematica e posso intervenire, agendo per limitare il suo gioco e dandogli informazioni sul danno potenziale che può avere da un eccesso di gioco. Abbiamo proposto di realizzare master universitari finanziati dall’ industria del gioco pubblico che possano portare alla creazione di start up innovative sul territorio”.

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