Nell’intervista protagonisti anche la Nazionale di Mancini e Mourinho
Si è svolta ieri a Roma la prima edizione di “Palla al centro – Se ami lo Sport racconti lo sport”, evento organizzato da Footballnews24.
All’evento di ieri era presente Fabio Capello, ex allenatore di Milan, Juventus, Roma, Real Madrid e delle nazionali di Inghilterra e Russia, che ha rilasciato ad Agimeg la seguente intervista.
Lei è un allenatore che ha, tra i tanti, anche un particolare primato: aver allenato (con la sola eccezione della Spal) tutte le squadre dove ha giocato. Un “senso di appartenenza” che è lo stesso che Mourinho sta trasmettendo ai giocatori della Roma. Rivede in Mourinho qualcosa di lei?
“Mourinho è un allenatore che ho sempre stimato. Nell’ultima parte della stagione la Roma ha dimostrato qualcosa di diverso andando a vincere un trofeo europeo, segno che Mourinho ha saputo trasmettere qualcosa di importante. Per quanto riguarda se rivedo in lui qualcosa di me, bisogna tenere conto che parliamo di periodi diversi e quindi il paragone è difficile”
Lei ha allenato le nazionali di Inghilterra e Russia. Ma alla nazionale italiana non ha mai pensato?
“La nazionale azzurra mi è stata proposta ma non c’erano i presupposti per iniziare la collaborazione”
Negli ultimi mesi si è parlato molto della nazionale italiana. Dall’entusiasmante vittoria all’Europeo, all’incredibile esclusione dai prossimi mondiali. Questi alti e bassi sono dovuti ad una mancanza di ricambio generazionale di talenti oppure è un problema strutturale e di programmazione del calcio italiano?
“Il fatto che le formazioni italiane non riescano a vincere la Champions League è una conferma che il nostro livello e più basso rispetto ad altri campionati. Il livello dei giocatori a disposizione non è quindi elevato anche se ho visto qualcosa di interessante dopo le ultime due partite, soprattutto dopo quella contro l’Ungheria. Sarà molto interessante il prossimo test contro l’Inghilterra. Mi sembra comunque che Mancini abbia delle idee ben chiare su come far giocare in questo momento la squadra e soprattutto in base, e questo è importante, ai giocatori che ha a disposizione”
Quattro anni fa è stato imposto, alle società che si occupano di gioco pubblico, il divieto di pubblicità e quindi anche delle sponsorizzazioni, tra l’altro, alle squadre di calcio. Erano risorse economiche importanti per lo sport ed in particolare per il calcio a tutti i livelli. Questo situazione non ci danneggia rispetto ad altri paesi, come l’Inghilterra, dove queste sponsorizzazioni sono la normalità?
“Certo che ci danneggia, ma il nostro è un Paese dove siamo abituati a farci male da soli. Bisognerebbe rivedere la questione perché non è che evitando la pubblicità del betting le persone non vadano più a giocare. Per l’appassionato fare una scommessa è un momento di piacere e non credo che la pubblicità incida su questo. Ora queste sono le regole ma sottolineo che siamo gli unici ad imporre un divieto così forte”.