Il concorso legato alle partite di calcio compirà, il prossimo anno, 75 anni di vita
Era l’anno, il 1946, in cui in Italia si tenne il referendum per scegliere tra Monarchia e Repubblica, in cui la Piaggio brevettò la Vespa, ma anche quello in cui nasceva il Totocalcio, che il 5 maggio del prossimo anno festeggerà il suo 75esimo compleanno.
La prima schedina venne giocata il 5 maggio 1946: l’idea del concorso venne a tre giornalisti sportivi, Massimo della Pergola, Fabio Jegher e Geo Molo. Aveva un nome diverso all’epoca, si chiamava schedina Sisal – quello di Totocalcio, ovvero Totalizzatore calcistico lo assunse nel 1948 quando passò sotto la gestione del Coni – una colonna costava 30 lire, sulla schedina c’erano due partite di riserva, nel caso ci fossero stati dei rinvii, e per vincere bisognava fare 12.
Nel primo concorso a vincere fu un solo giocatore: Emilio Biasotti – un impiegato milanese originario di Roma – che vinse 426.826 lire. La popolarità del gioco crebbe di concorso in concorso e già l’ottava schedina distribuì due vincite milionarie: un disoccupato di Genova e una casalinga di Bologna intascarono 1.696.000 lire a testa. Nel 1947 Pietro Aleotti di Treviso, vinse 64 milioni. La vincita più alta venne registrata il 7 novembre 1993, quando una schedina con un 13 e cinque 12 regalò 5.549.756.245 lire.
Anche il Totocalcio nel corso degli anni si è progressivamente rinnovato, e è stato affiancato a una serie di giochi paralleli: nel 1994 arrivarono il Totogol, il Totosei e il Totobingol, Con il nuovo millennio il trend negativo si è accentuato, in Italia l’offerta dei giochi si è progressivamente ampliata, e la concorrenza di altri prodotti – le scommesse sportive in primis, forti di una formula più flessibile – è diventata insormontabile. L’età passa per tutti, anche per chi ha fatto epoca.
Ma per il Totocalcio potrebbe esserci una seconda vita. L’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli, la Presidenza del Consiglio dei Ministri (Ufficio per lo sport) e Sport e Salute spa, stanno lavorando ad un progetto di rilancio. Ed in questa ottica oggi c’è stato un confronto online con esperti e giornalisti di settore.
“Il Totocalcio è un gioco che ha una tradizione molto importante, per questo ci tenevamo molto a questo incontro. Inoltre, il Totocalcio non è nel novero di quelli a rischio ludopatia. Ha avito un grande boom negli anni ’90, a poi a causa delle innovazioni ha sofferto una serie di criticità”, ha detto in apertura dei lavori Marcello Minenna, direttore dell’Agenzia delle Dogane e dei Monopoli.
“Non ci permettiamo in questa fase di fare un’analisi sulla tipologia del gioco. E’ una questione tecnica particolarmente difficile di cui rendiamo perfettamente conto”. Ha detto Diego Nepi di Sport e Salute. “Il messaggio che vogliamo far passare è che il totocalcio è un brand che ha percorso decenni. La parte importante secondo noi è la comunicazione del brand e dei jackpot. Si deve ripercorrere un concetto diverso, di semplice gioco e divertimento. E occorre sottolineare che i proventi possono essere reinvestiti nello sport e negli impianti, quindi chi sceglie di giocare sa che poi i proventi andranno a beneficio della sua vita reale”.
“Il Totocalcio ha un killer ben preciso le scommesse. Il calo della raccolta nel Totocalcio iniziò nel 1998, anno in presero il via le scommesse in Italia. Il nuovo Totocalcio dovrebbe quindi essere un mix tra scommesse e novità. Tra quest’ultime ad esempio ci potrebbe essere una versione “giornaliera” del Totocalcio. Inoltre il nuovo concorso andrebbe abbinato, anche se per il momento non è possibile, a una trasmissione televisiva come la Domenica Sportiva, sarebbe fondamentale per il rilancio del gioco”. Ha detto Fabio Felici, direttore di Agimeg. “Le strade ci sono, ma occorre portare questo gioco nel terzo Millennio. Con le dovute cautele, però, perché non deve essere una replica delle scommesse”.
Utis intende invece presentare un progetto “che recepisce tutti gli input della modernità e del nuovo mondo delle scommesse” ha spiegato il segretario Stefano Sbordoni. “Si basa su due modalità, una a torneo e una sit&go”. Utis ha pensato anche al nome: “Si chiama BetChallenge”.
“La cosa fondamentale è recuperare un brand che e nell’immaginario collettivo è legato in modo indissolubile al calcio” lo ha detto il responsabile delle Relazioni Istituzionali si Sisal.
“Bisogna parlare di un gioco di massa, per formare il montepremi. E quindi bisogna individuare il target” ha sottolineato Emilio Zamparelli di Sts-Fit. “Ci devono essere anche le vincite popolari”. E sulla rete vendita: “Deve essere diffusa, non si può pensare alla sola rete dei corner, proprio perché deve essere diffuso capillarmente. Anche per questo è fondamentale la remunerazione al punto vendita, negli ultimi anni ci siamo dimenticati un po’ il ruolo che hanno i ricevitori”.
Secondo Maurizio Ughi, presidente di Obiettivo 2016, “Il Totocalcio non riuscirà mai a essere competitivo con le scommesse sportive, con un palinsesto di centinaia di possibilità che di certo non possono finire su una schedina. Deve essere un gioco per le famiglie; e si deve consentire al giocatore di avere una serie di giorni per pensare la schedina, per condividerla e per socializzare”. Sulla questione del jackpot: “Se ne verrà previsto uno, sarà essenziale formare un pre-jackpot per creare attenzione”.
“Al di là delle meccaniche di gioco, servirà uno sforzo di comunicazione per rilanciare il prodotto” ha osservato Moreno Marasco, presidente di Logico, ricordando che l’attuale normativa vieta qualunque forma di pubblicità del gioco. “Senza intervenire su questo aspetto sarebbe impensabile rilanciare il Totocalcio, ma sarebbe fondamentale anche esentare dal divieto tutti i prodotti legati allo sport. Da tempo si sta cercando di rilanciare l’ippica, ma con il divieto di pubblicità è impossibile”.