Il problema dell’omologazione degli apparecchi sta paralizzando il settore del puro intrattenimento dedicato a bambini e famiglie
I numerosi problemi del settore, la necessità di una normativa chiara e che vada verso una semplificazione per l’operatività degli apparecchi senza vincite in denaro e garanzie per gli investimenti delle aziende. Questi alcuni dei temi di cui si è discusso al convegno “Semplificare o estinguersi”, organizzato dagli Stati Generali dell’Amusement con il supporto di Leisure Group Italia e che si è tenuto a Roma. Protagoniste dell’evento le maggiori associazioni di categoria, imprenditori e il mondo della politica.
Confronti e discussioni per parlare del presente e del futuro di un settore, quello dell’intrattenimento e dei giochi senza vincita in denaro (dai biliardini alle gruette pesca peluche), che troppo spesso soffre di una nomea tanto negativa quanto ingiustificata. Presenti anche gli onorevoli Andrea Tremaglia (Fratelli d’Italia) ed Ettore Rosato (Italia Viva).
Proprio Rosato ha sottolineato: “C’è un pregiudizio gigantesco dell’opinione pubblica rispetto a questo settore, invece il gioco delle vincite senza denaro, dal punto di vista sociale, ha un effetto positivo perché consente ai nostri ragazzi di stare insieme. Ovviamente la ludopatia è un tema serio, ma in questo caso non ha nessuna attinenza. È importante piuttosto proteggere le imprese dell’amusement perché creano numerosi posti di lavoro”.
Della stessa opinione anche Tremaglia: “Il nuovo governo aiuta a lavorare chi vuole lavorare, sicuramente questo settore è uno di quelli su cui bisogna intervenire e porre attenzione. Bisogna fare una distinzione tra il gioco con vincita in denaro e quello senza vincita in denaro. Già questo sarebbe un passaggio culturale importante, troppo spesso si tende a fare di tutta l’erba un fascio e questo porta anche a rendere le norme e le leggi poco efficaci. In questo contesto, abbiamo presentato un emendamento per la semplificazione delle omologhe degli apparecchi”.
Parola poi alle associazioni del settore, che a gran voce hanno lanciato soprattutto un appello alla politica: semplicità. E’ il caso del presidente di Sapar, la più antica associazione italiana impegnata nella tutela delle piccole e medie imprese di gestione degli apparecchi con e senza vincite in denaro, Domenico Distante: “E’ evidente la necessità di un riordino generale del comparto. Spero che il nuovo corso di ADM possa terminare il tempo delle proroghe e offrire delle certezze per gli investimenti delle imprese. Le ticket redemption sono gli apparecchi con maggiori criticità da questo punto di vista. Per quanto riguarda le omologhe è invece assolutamente necessaria una semplificazione della norma e l’autocertificazione potrebbe essere la soluzione in questo senso”.
“La complessità delle regole, l’equivoco e trasposizione di norme scritte per il gioco con vincita in denaro, l’indisponibilità degli enti certificatori, lo stop al proficuo e determinante tavolo tecnico con i Monopoli, hanno di fatto bloccato il comparto”, è stato invece il grido di SOS pronunciato da Alessandro Lama, Presidente Federamusement Confesercenti.
Per Sergio Milesi di As.Tro, invece: “Il Governo deve intervenire il prima possibile nella semplificazione delle norme che regolamentano il settore, in particolare per quanto riguarda tutti gli apparecchi di puro intrattenimento, che sono una parte importante e fondamentale di tutti i centri di divertimento e sale giochi”.
“Il settore del gioco del puro intrattenimento si sta estinguendo a causa di queste norme stringenti sulle omologhe. Le norme attuali vanno smantellate e ne vanno fatte fare di nuove da chi conosce realmente il settore”, la proposta invece di Tiziano Tredese, presidente del Consorzio Family Entertainment Expo.
Il settore dell’amusement si è compattato e le richieste sono chiare: semplificazione, chiarezza, norme e regole adatte all’industria e meno pregiudizio nei confronti di un mondo che conta 60.000 addetti, 6.200 imprese, e decenni di attività con un impatto importante nella fascia di età dai 5 ai 25 anni, ovvero 9,8 milioni di bambini e ragazzi. La palla passa alla politica.