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ICE 2024, a Londra ma con la testa in Italia: la riforma del gioco protagonista in fiera

Durante l’evento, l’attenzione degli operatori italiani è stata tutta verso il riordino del settore

Grande successo per l’ultima edizione britannica, dal 2025 appuntamento a Barcellona

Si è conclusa con un grande successo di pubblico, espositori e operatori l’ICE 2024 di Londra, la più grande fiera europea del gioco che per l’ultimo anno ha avuto luogo nella capitale britannica. Un gran finale prima del trasferimento a Barcellona dal 20 al 22 gennaio del 2025.

Come sempre, l’ICE ha visto le più grandi aziende del mondo esporre i propri prodotti più innovativi, dalle scommesse alle slot passando per i pagamenti digitali e gli Esports. Tutto il mondo dell’intrattenimento e del gaming si è dato appuntamento a Londra, dove anche i regolatori e i legislatori dei vari paesi hanno avuto modo di confrontarsi.

Proprio in quest’ottica, tra gli operatori italiani presenti in fiera ha tenuto banco in questi giorni (dal 6 all’8 febbraio) la questione del riordino del settore, che sta completando il suo iter parlamentare in questi giorni. Durante l’evento di Londra, a Roma venivano ascoltate in audizione le associazioni del settore, un momento di grande importanza che ha animato le discussioni anche all’ExCel di Londra. Ed alcuni spunti sono stati ripresi durante le interviste con il direttore di Agimeg, Fabio Felici.

In particolare, sul tema del riordino, è intervenuto da Londra Fabio Schiavolin, amministratore delegato di Snaitech: “La riforma del settore del gioco pubblico è una opportunità di crescita e di stimolo nella ricerca di nuove soluzione operative”. “Anche nel 2024 il focus rimane quello di consolidare e incrementare le nostre quote di mercato anche grazie all’introduzione di nuovi strumenti progettati per migliorare sempre di più la customer journey con soluzioni accattivanti e originali, look&feel e attenzione alla sicurezza del consumatore in ogni momento della sua esperienza di gioco”.

Stessa linea anche per l’avvocato Stefano Sbordoni, esperto del settore: “Penso che questo riordino debba essere visto alla luce delle evoluzioni del mercato e della indubbia capacità degli operatori italiani di adattarsi a qualsiasi mutamento. Va ricordato che siamo stati i leader in Europa nella regolamentazione dell’online e dei volumi transatti. Quindi, l’Italia è un paese che, attraverso il suo regolatore e i suoi operatori, ha dimostrato di saper fare il meglio. Il costo della concessione dell’online a 7 milioni di euro può essere un investimento difficile da supportare se si ha una dimensione medio-piccola. E’ comprensibile la perplessità degli operatori, ma anche altri Paesi stanno valutando costi così alti”.

“La nostra posizione è critica perché volevamo una riforma che comprendesse sia la parte fisica sia la parte dell’online – ha sottolineato Maurizio Ughi, figura storica del settore in Italia e vicepresidente dell’associazione Agisco – invece il governo ha scelto la strada più facile, che però non è quella più giusta. Il problema è che governo e ADM stanno dialogando solo con i grandi concessionari, mentre quello che manca è la tutela del pubblico e dei clienti che frequentano le agenzie e i centri di gioco”.

Sulla stessa linea anche Domenico Distante, presidente della Sapar: “non siamo d’accordo su parecchi punti e lo ribadiamo anche oggi. Il costo di 7 milioni a concessione a qualcuno fa comodo, ma per le piccole e medie imprese italiane invece si tratta di un prezzo troppo elevato che mette in difficoltà parecchie realtà – le sue parole – Si tratta di una scelta che va ad escludere dal mercato molte aziende”. “Queste piccole realtà hanno fatto tanto in questi anni, anche nella lotta all’illegale, e ora non vengono prese in considerazione da una scelta politica che le esclude dal mercato. Purtroppo notiamo con molto dispiacere che non viene tutelata la libertà di impresa, quando invece da parte nostra siamo sempre stati di fianco a tutti i governi, di qualsiasi colore o fazione politica. L’attuale governo, che ha sempre detto di avere a cuore le piccole e medie imprese, non sta invece mantenendo nei fatti queste parole: speriamo possa fare marcia indietro”.

“Il riordino, per come è attualmente presentato, ci lascia molto perplessi. Il segmento dell’online è da anni un fiore all’occhiello dell’offerta di gioco pubblico in Italia. Ogni intervento in profondità dovrebbe essere ben valutato e condiviso con tutti gli attori coinvolti. Vedere invece il costo delle concessione portato a 7 milioni di euro appare come un segno di ridimensionamento del mercato visto che porterebbe alla scomparsa di numerosi operatori e la conseguente perdita di posti di lavoro. Ed un grosso rischio si corre anche con l’annullamento del sistema delle skin e la riduzione di operatività dei pvr. Il rischio è quello che tutte queste realtà, messe all’angolo dal riordino, si spostino verso il mercato illegale con un importante travaso di risorse, senza parlare dell’assoluta mancanza di tutela per l’utenza”, ha fatto eco Marco Castaldo, CEO di Microgame.

Di tutt’altra linea infine il pensiero di Alexander Martin, CEO di SKS365: “Abbiamo molta fiducia nel governo italiano, finalmente è stato abbandonato il vecchio sistema delle proroghe delle concessioni e andiamo verso un nuovo periodo più favorevole agli operatori. Ci si potrà assicurare una licenza per più tempo e con maggiore stabilità, senza dover utilizzare le proroghe come successo in passato e questo è positivo. Sono fiducioso che il Parlamento approvi la riforma in tempi brevi per attuarla entro la fine dell’anno, questo stabilizzerà tutto il settore aiutando le aziende che operano nell’online in Italia”.

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