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Enada 2024, riordino gioco online: le criticità per gli operatori

Alla Fiera di Rimini i rappresentanti del settore si sono confrontati sulla riforma del gioco a distanza

Nel panel “Gioco online: il “non” riordino” grido d’allarme degli operatori per un decreto considerato troppo oneroso e penalizzante

A Enada 2024, che si è tenuta a Rimini dal 12 al 14 marzo, a tenere banco è stato il riordino del gioco pubblico, approvato proprio lunedì 11 dal Consiglio dei Ministri. Un tema caldo e attualissimo che ha riempito il confronto e le discussioni sul palco della fiera, con operatori, associazioni ed enti del settore del gioco pubblico che hanno affrontanto il presente e il futuro del comparto.

Un momento di particolare interesse è stato rappresentato dal convegno “Gioco online: il “non” riordino. Criticità e rischi dell’ultimo decreto del governo in tema di gioco pubblico”.

Barbara Beltrami, Kindred

Barbara Beltrami, Country Manager di Kindred ha sottolineato: “Quello che sta avvenendo in Italia ci lascia un po’ perplessi, l’Italia è un mercato rilevante in Europa ed è sempre stata il modello su questo tema, quindi c’è preoccupazione che altri Stati possano seguire lo stesso tipo di regolazione. Ci troviamo in una situazione in cui la disparità tra operatori grandi e piccoli sarà enorme. Questo riordino crea delle condizioni ingiuste soprattutto nell’ottica delle aziende medio piccole – le sue parole – Il nostro settore è stato massacrato da chiacchiere inutili e dati falsi. Ogni giorno in TV e giornali nazionali ci sono dati fuorvianti. Nell’online tutto è tracciato e se si analizzano i dati si scoprirebbe che è una risposta al gioco problematico, non la fonte del problema. Mi auguro che si cominci a guardare al gioco legale come la soluzione”.

L’avvocato Stefano Sbordoni

Per l’avvocato StefanoSbordoni: “Ormai la legge è passata e quindi dobbiamo essere propositivi. Il vero punto può essere una riattivazione del gioco a terra con una spinta sull’eliminazione delle problematiche che ci sono sul territorio, come distanziometri e limiti orari. All’interno dei 93 concessionari attuali del gioco online ci sono molte punte di iceberg, poiché tanti attori internazionali importanti hanno investito pochissimo a causa anche del divieto di pubblicità. Questo importo di 7 milioni di euro, seppure enorme, non pregiudicherebbe loro la buona resa della concessione perché hanno una potenza di fuoco paragonabile a quella dei grandi gruppi nazionali”.

Riccardo Sozzi, Streetweb

“Questo decreto rappresenta una ulteriore occasione persa per arrivare ad una riorganizzazione del sistema, poiché molti punti non sono chiariti. Inoltre, si parla sempre delle piccole e medie imprese come spina dorsale del Paese, ma questa normativa rappresenta un duro colpo”, il commento di Riccardo Sozzi di Streetweb. “Mettere il costo delle concessioni a 7 milioni è molto gravoso per le aziende meno strutturate. Inoltre, ci sono oneri accessori e tecnologici ancora non chiariti. Non riesco a capire la ratio delle limitazioni ai PVR anche dal punto di vista del riciclaggio e gioco responsabile. Ci sono anche rischi erariali perché il gioco online non sviluppa lo stesso gettito erariale del fisico. Inoltre, dal punto di vista del gioco fisico ci sono ancora forti restrizioni e difformità territoriali che provocano la chiusura di numerose attività”.

Giovanni Carboni, Egla

Anche il Managing Director dell’European Gambling Lawyers & Advisors, Giovanni Carboni, ha espresso il suo parere: “Il riordino costituisce un cambiamento totale del paradigma perseguito per 20 anni, ovvero quella della inclusione e orientamento verso gli operatori con l’obiettivo di acquisirli nel mercato italiano. Questo riordino persegue una contrazione. Sono sicuro che i concessionari non saranno 50 ma di meno, andando a inficiare anche il calcolo dei 350 milioni di entrate. A mio avviso, si poteva lavorare sul canone per raggiungere gli stessi obiettivi di finanza pubblica. Questa barriera all’ingresso per gli operatori più grandi rappresenta lo 0,1% dello GGR, quindi una frazione irrilevante. Al contrario, su quelli più piccoli il peso è infinitamente più alto. I grandi gruppi che hanno quote di mercato piccole non compreranno la concessione, poiché investiranno le loro risorse in altri mercati”. 

Salvatore Vullo, Kogem

“È da tempo che parliamo delle criticità di questo riordino. Le previsioni sulla partecipazione al bando di gara dell’online parlano di 50 concessionari per 350 milioni di euro di entrate complessive. Va però fatta innanzitutto una distinzione tra società e concessionari: le prime possono arrivare fino a 5 concessioni e sotto questo punto di vista ci saranno una ventina di società che potrebbero prendere più di una concessione – ha dichiarato il fondatore di Kogem, Salvatore Vullo – Se dovessi fare una consulenza ad un piccolo operatore, alla luce di questo bando, non consiglierei di partecipare. Andiamo incontro ad un mercato che cambierà notevolmente”. 

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